DIK DIK DOMANI SERA ALLE 21,00 SANTOMATO (PISTOIA)
di Marco Bartolomei topreporter
DOMANI VENERDI’ 21 LUGLIO ARRIVANO IN TOSCANA , a SANTOMATO, frazione di PISTOIA i DIK DIK uno dei gruppi più importanti della MUSICA ITALIANA . DA WIKIPEDIA “Prima Dreamers, poi Squali, dopo un provino procurato al gruppo grazie ad una segnalazione dell’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini[1] ottengono un contratto discografico con la Dischi Ricordi, cambiando il nome in Dik Dik (nome di un’antilope africana, trovato da Pietruccio Montalbetti per caso, guardando un dizionario Inglese – Italiano)[1]. Debuttano nel 1965 col singolo 1-2-3/Se rimani con me. 1-2-3 è la reinterpretazione dell’omonimo brano di Len Barry; la facciata B, intitolata Se rimani con me, era scritta da un ancora sconosciuto Lucio Battisti, prima dell’incontro con il paroliere Mogol. Agli inizi dell’anno successivo, Mogol fa ascoltare a Pietruccio Montalbetti una canzone che, appena uscita negli Stati Uniti d’America, sta riscuotendo un successo clamoroso: California Dreamin’ dei The Mamas & the Papas; l’impasto delle voci, la melodia trascinante e le soluzioni musicali (con l’assolo di flauto al termine della seconda strofa) colpiscono Montalbetti, che convince Mogol a scrivere un testo in italiano. Mogol si mantiene abbastanza fedele al testo originale, cambiando solo delle piccole cose ma lasciando inalterato il desiderio del caldo di Los Angeles che nasce da una fredda realtà evidenziata dal cielo grigio e dalle foglie gialle. Anche in Italia, con il titolo Sognando la California la canzone riscuote un successo clamoroso (nella hit parade di Lelio Luttazzi la canzone rimane stabile per settimane al secondo posto, superata solo da Strangers in the Night di Frank Sinatra), consentendo ai componenti del gruppo di abbandonare i loro lavori precedenti e di dedicarsi a tempo pieno alla musica. Sul retro del 45 giri vi è Dolce di giorno, scritta da Mogol e Lucio Battisti, che hanno iniziato a collaborare. Dolce di giorno viene incisa anche dallo stesso Battisti, che utilizza la stessa base musicale realizzata dai Dik Dik e la pubblica come lato B del suo primo 45 giri Dolce di giorno/Per una lira[2]. Sempre nello stesso anno il complesso collabora con Ornella Vanoni, suonando nel 45 giri Io ti darò di più/Splendore nell’erba[3]. Da allora si susseguono i 45 giri di successo: nel 1967, Il mondo è con noi (ancora una reinterpretazione dei The Mamas & the Papas, con sul retro Se io fossi un falegname, versione italiana di If I were a carpenter di Tim Hardin); nel 1967 Inno (cover, sempre ad opera di Mogol, di Let’s go to S.Francisco dei The Flower Pot Men), Senza luce (cover, sempre ad opera di Mogol, di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, con la celebre intro di organo Hammond), con la quale raggiungono il primo posto nella Hit Parade; nel 1968, Il vento (ancora di Mogol e Battisti, con sul retro L’eschimese, una versione italiana di The mighty Quinn di Bob Dylan ancora opera di Mogol) l’anno seguente, Il primo giorno di primavera, con Lucio Battisti alla chitarra acustica e Pino Presti al basso elettrico, che arriva prima in classifica per due settimane. Sempre nel 1969 presentano al Festival di Sanremo Zucchero, in coppia con Rita Pavone. Al festival tornano l’anno dopo con Io mi fermo qui; altro successo dello stesso anno è L’isola di Wight (divenuta cover del gruppo musicale spagnolo Los Catinos con il titolo di Isla de Wight); poi Vendo casa (1971, ancora di Mogol e Battisti, che partecipa alla registrazione), Viaggio di un poeta (1972), di nuovo prima a Hit Parade, Storia di periferia (1973), Help me (1974). Non così fortunata è la loro carriera a 33 giri: dopo tre raccolte assemblate con i singoli di successo più qualche inedito (pubblicate rispettivamente nel 1967, 1969 e 1970) nel 1972 i Dik Dik danno alle stampe il primo album originale, dal titolo Suite per una donna assolutamente relativa. Il lavoro, composto da Mario Totaro con i testi di Herbert Pagani, è un esperimento di rock progressivo, ma il pubblico, che si aspettava brani di pop melodico, non gradisce il cambiamento di rotta e l’album costituirà per il gruppo il più grande insuccesso di vendite. Nel 1974, Panno e Totaro lasciano il gruppo e sono sostituiti da Roberto “Hunka Munka” (ma usa anche il soprannome di “Charlott”) Carlotto (alle tastiere) e Nunzio “Cucciolo” Favia (alla batteria). Dopo aver pubblicato Help me e, nel 1975, Volando (una bella reinterpretazione di “Sailing” di Rod Stewart), il gruppo vive un periodo di appannamento e declino – quantomeno sul lato discografico – dovuto in parte al cambiamento dei gusti del pubblico, in parte a scelte discografiche un po’ azzardate e poco coerenti con il resto della produzione Dik Dik: si pensi a I’te vurria vasà (Eduardo Di Capua) del 1976. Nel 1978 esce dal gruppo la voce storica Giancarlo “Lallo” Sbriziolo ed è rilevato dal chitarrista Roberto “Roby” Facini. L’anno successivo entra anche un altro chitarrista, Rosario Brancati. Nel 1980 esce Roberto Carlotto ed entra in pianta stabile il tastierista Joe Vescovi, che collaborava già dal 1974 col gruppo. Dopo qualche singolo di successo come Laser vivente (1980) e Giornale di bordo (1982) nel 1982 il gruppo diventa un terzetto, con tre degli elementi originali (Pietruccio-Pepe-Lallo). Nel 1983 esce il singolo “L’amico mio/Compagnia”; un anno dopo è la volta di un rifacimento reggae di Senza Luce pubblicato nel singolo “Senza Luce…reggae/Alza la vela (al vento)”. Nel 1985 parteciperanno al progetto “Musicaitalia per l’Etiopia” incidendo con altri artisti Nel blu dipinto di blu (Volare). Dalla seconda metà degli anni ottanta, il terzetto originale è affiancato da vari musicisti di spalla che varieranno negli anni. Dal 1988 alle tastiere è tornato lo storico Joe Vescovi fino alla fine degli anni novanta; dopo una pausa di alcuni anni Joe Vescovi è rientrato nel gruppo all’inizio del 2007. Nel 1986 tornano alla ribalta Nunzio Favia e Roberto Carlotto formando il gruppo Carlotto e Cucciolo già Dik Dik, nome deciso in tribunale dove, dopo un contenzioso durato anni per l’utilizzo del marchio Dik Dik, la causa si è chiusa nel 2006 con il marchio originale assegnato a Pietruccio, Pepe e Lallo ed il marchio “Già Dik Dik” assegnato ai due ex membri del gruppo originale Carlotto e Cucciolo. Tra fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta con l’apprezzamento del pubblico riscontrato in “trasmissioni-amarcord” come Una rotonda sul mare, i Dik Dik tornano al successo che li porta nel 1993 a calcare nuovamente il palco del Festival di Sanremo insieme ai Camaleonti, altro gruppo storico degli anni sessanta e settanta, e a Maurizio Vandelli, ex voce degli Equipe 84, con la canzone Come passa il tempo, che pur venendo esclusa dalla finale avrà un buon esito commerciale. Da allora i Dik Dik hanno continuato ad apparire in trasmissioni televisive, fare concerti in giro per l’Italia e pubblicare nuovi lavori di buon successo. Dal 1997 hanno su Internet un sito ufficiale che aggiorna costantemente i fan sui loro progetti musicali. Nello stesso anno pubblicano un album di inediti molto moderno e raffinato, dal titolo Isole in viaggio”.