Vivere con un figlio dipendente dal crack: il racconto di una madre.

“Vivere con un figlio dipendente dal crack non è vivere”. L’inferno di una madre che si è rivolta a San Patrignano per chiedere aiuto.

Attualmente, secondo i dati di San Patrignano, dei 1.359 ospiti presenti in comunità, 1.047 sono entrati per la dipendenza da cocaina nei suoi diversi usi: inalatorio e iniettivo. 18.111 dei 26.000 accolti in questi 40 anni (dal 1978) hanno avuto questa dipendenza. L’età più bassa di assunzione è 14 anni, la più alta 39.

 “Vivere con un figlio dipendente dal crack è non vivere”. Nel nostro lavoro quotidiano sono tante le persone che ci chiedono aiuto o semplicemente ci raccontano le loro storie, per sentirsi meno soli. Oggi si è rivolta a noi una madre. Ci racconta cosa vuol dire vivere con un figlio dipendente dal crack, perché il caso di Torino non è altro che la spia, ma ancor più la deriva, di una situazione che esiste e si diffonde sempre di più tra i nostri giovani. Perché ? Perché il crack costa poco, si trova facilmente, e si ‘cucina’ in casa ricavandolo dalla cocaina, che è la droga più diffusa insieme alla cannabis. Attualmente, secondo i nostri dati, dei 1.359 ospiti presenti in comunità, 1.047 sono entrati per la dipendenza da cocaina nei suoi diversi usi: inalatorio e iniettivo. 18.111 dei 26.000 accolti in questi 40 anni (dal 1978) hanno avuto questa dipendenza. L’età più bassa di assunzione è 14 anni, la più alta 39.

“Paranoie, allucinazioni visive e uditive, lo rendono simile ad un malato psichiatrico – continua il racconto della donna – Se non fosse che non viene considerato tale dalla sanità e non c’è verso di riuscirlo a ricoverare. Le forze dell’ordine intervengono ma non possono fare niente se non è avvenuta violenza. Sono in balìa degli eventi. Per questo, oltre alle sostanze, il mio nemico in questo momento sono le leggi.Ogni strada che ho cercato di percorrere mi ha portato a cozzare contro muri di gomma. Niente si può fare se non con la sua volontà. Ma che volontà può avere un uomo di 40 anni allucinato 24 ore al giorno? Io sono sola, vivo con lui e la paura è tanta, credetemi. Non ho più una vita e, piano piano mi sto isolando. Ho 64 anni. La mia vita era la lettura, la musica, il tango. Nell’arco di poco più di un mese non c’è più nulla. Lui fra i 18 ed i 30 anni aveva già avuto un passato di tossicodipendenza, dal quale era uscito con la sua volontà. Ma, a distanza di una decina d’anni, sono di nuovo qui. Con qualche anno in più e senza più forza per combattere ’.

Cos’è il Crack:

Il Crack è una sostanza stupefacente nata in America e diffusasi a partire dagli anni ottanta. Ricavata tramite processi chimici dalla cocaina, viene assunta inalando il fumo dopo aver sciolto i cristalli. Provoca psicosi, stati paranoici, schizofrenia aggressività e alienazione. Vengono utilizzate pipe apposite di vetro o ricavate spesso da bottiglie di plastica modificate o lattine. Si chiama così per gli scricchiolii che provoca  quando si scalda. Il crack è stato originariamente concepito e sintetizzato per uno scopo ben preciso: era destinato ai cocainomani cronici come sostituto della cocaina, in quanto l’assunzione nasale provocava la distruzione dei tessuti nasali, per cui l’unica modalità di assunzione alternativa era rappresentata dall’inalazione. Il crack induce dipendenza psichica e può portare a un aumento del numero delle assunzioni, anche dopo i primi tempi di assunzione. Un consumo continuato e prolungato può portare all’alienazione dell’individuo con sintomi simili alla schizofrenia, a una forte aggressività o a stati paranoici accompagnati da deliri e allucinazioni. La morte di solito può sopraggiungere per overdose (bastano 800 mg), per colpo di calore e arresti respiratori e/o cardiaci, nonché per ictus o infarto.

Cos’è San Patrignano:

La Comunità San Patrignano è il più importante centro antidroga di tutta Europa ed ospita oltre 1.300 ragazzi. Negli ultimi 40 anni ha accolto in forma totalmente gratuita, senza oneri né per le famiglie, né per lo Stato, oltre 26.000 persone donando assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, imparare un lavoro e reinserirsi pienamente nella società al termine del percorso di recupero (il 72% degli ex ospiti  non ricade nel problema della tossicodipendenza, il 95% trova lavoro). In questo anno del quarantesimo, la volontà è di rafforzare l’identità sociale della comunità, sottolineando la validità del metodo per raggiungere l’obiettivo della sua mission: la lotta alla droga e alle dipendenze, qualsiasi esse siano. Gli strumenti attraverso i quali questo avviene sono: recupero, formazione, reinserimento e prevenzione nelle scuole e nelle famiglie. La Comunità, attraverso il progetto ‘we free’  incontra oltre 50.000 studenti l’anno.

fonte San Patrignano