Oltre il traguardo Il San Patrignano Running Team per la sesta volta alla maratona di New York

Salgono a 53 i ragazzi della Comunità hanno partecipato alla competizione nella Grande Mela in progetto importante sia dal punto di vista sociale che della raccolta fondi

La voglia di dimostrare al mondo che chiunque, per quanto caduto in basso, si può rialzare. E’ con questo spirito che il San Patrignano Running Team prenderà parte anche quest’anno alla Maratona di New York. Domenica 4 novembre saranno 7 gli atleti della comunità di recupero che parteciperanno alla maratona più famosa del mondo per dimostrare che insieme, con disciplina e impegno, è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo.

Non a caso il progetto si chiama “Oltre il traguardo”, a simboleggiare quanto questa partecipazione vada ben aldilà della semplice volontà di partecipare e portare a termine la gara. La corsa è una fedele metafora della Comunità, dove il percorso è fatto di tanta fatica e momenti di difficoltà, ma anche di molte soddisfazioni come il superamento dei propri limiti. Una sfida entusiasmante ma complessa perché i ragazzi di San Patrignano, dopo un passato di droga ed emarginazione, si affacciano ad una competizione sportiva unica nel suo genere. Sono circa una trentina quelli che fanno parte della squadra, ma solo parte di loro, dopo mesi di allenamento, ogni anno arriva a New York.

Con i sette ragazzi di quest’anno, salgono a 53 le persone della comunità portate negli Stati Uniti attraverso questo progetto. “E’ incredibile l’energia che ogni ragazzo tira fuori in questa manifestazione – spiega Virgilio Albertini, responsabile del San Patrignano Running Team che accompagnerà il gruppo nella Grande Mela – Nonostante le difficoltà che la gara presenta, proprio per la voglia di dimostrare di esser riusciti a risollevare la testa dopo un passato difficile, tutti i nostri ragazzi l’hanno sempre portata a termine. Un risultato che è frutto anche dei tanti allenamenti curati dal nostro allenatore Enrico Benedetti e della partnership tecnica con il team Rosa Associati che per primo credette in questo progetto”.

Un progetto importante non solo dal punto di vista sociale, ma anche perché rappresenta un’occasione di raccolta fondi per la comunità. A rendere possibile la partecipazione dei ragazzi infatti il main sponsor Salvatore Ferragamo e gli sponsor Kappa e Cimberio. Un connubio che avrà una duplice valenza, dato che dieci dipendenti di Ferragamo e quattro di Kappa prenderanno parte alla gara affiancando il San Patrignano Running Team. “Ci auguriamo di poter dare un messaggio importante a tutti i ragazzi della comunità – spiega Alejandro, dipendente Ferragamo che correrà con San Patrignano – La corsa è autostima, un impegno che nasce passo dopo passo e che non finisce mai al traguardo, così come dice il nome di questo progetto”. La squadra partirà giovedì primo novembre per poi vivere la straordinaria esperienza della gara domenica 4.

Le storie

Antonio Dongu

Non solo sarà la prima volta che correrò la maratona di New York. Sarà la prima volta che correrò una maratona in vita mia. Chi lo avrebbe mai detto! Sono arrivato a San Patrignano che avevo 38 anni, 18 di eroina alle spalle e il fegato quasi in cirrosi. L’ultima cosa a cui avevo voglia di pensare era di andare negli Stati Uniti per farmi 42 km di corsa. Avevo sentito che in comunità c’era chi aveva avuto questa possibilità, ma io dovevo pensare solo a me stesso e ad allontanare da me quella droga che era stata una costante nella mia vita. Nato in un paese vicino a Sassari, a 12 anni avevo iniziato a usare hashish e erba, a 13 gli acidi, a 16 l’ecstasy, per poi passare alla cocaina e arrivare a 19 anni all’eroina. I miei amici avevano provato a mettere in guardia i miei genitori, ma a quel punto avevo già finito la scuola odontotecnica e mi ero trasferito ad Olbia. E’ così che sono iniziati i miei 18 anni di doppia vita, diviso fra il lavoro di odontotecnico, che per fortuna mi piaceva, e l’eroina di cui giorno dopo giorno ero sempre più schiavo. Era la mia donna, tanto bella quanto bastarda. Avevo iniziato per puro divertimento e mi ritrovavo ogni giorno sempre più dipendente. Il punto più basso a 31 anni, quando all’apice della mia carriera aprii il mio laboratorio odontotecnico. Durò poco più di un anno, poi i miei clienti iniziarono ad abbandonarmi perché sempre meno preciso e attento nei lavori e nelle consegne. Vendetti il laboratorio e nelle due sole settimane di Natale buttai 12mila euro in eroina. Il mio castello di sabbia era crollato. Ero sfinito anche fisicamente tanto che a forza di eroina, metadone e alcol ero arrivato a pesare 90 kg contro i 55 di adesso. Per questo decisi di fare dei controlli e scoprii di essere a un passo dalla cirrosi. E’ così che sono arrivato a San Patrignano. Qui in comunità è stata dura, non credevo sarei durato più di un anno tanto che a un certo punto chiesi di andarmene. Per mia fortuna mi fecero ragionare. Quando mi accorsi di quanto si davano da fare per me senza chiedermi nulla in cambio, allora mi risvegliai dal mio torpore e decisi di provare a impegnarmi. E’ stato in quel momento che ho iniziato a correre all’interno della comunità assieme agli altri ragazzi. Non lo avevo mai fatto prima, ma avevo letto che mi avrebbe fatto bene ed era quello che volevo. Così settimana dopo settimana ho aumentato i minuti di corsa ed era chiaro a chiunque che quell’attività fisica mi faceva stare bene. Oltre a questo la corsa mi ha dato la possibilità di aiutare altri ragazzi. Così il passaggio al San Patrignano Running Team è stato una naturale evoluzione. Ma a New York non ci pensavo. Per questo quando me l’hanno detto non ci credevo. Da allora ci metto il doppio dell’impegno negli allenamenti perché non correrò solo per me, ma per l’intera comunità. E chissà che non riuscirò a stare sotto le tre ore.

Chiara Magnagna

La corsa a San Patrignano per è stata davvero importante. E’ stata la mia valvola di sfogo per molto tempo, specie all’inizio. Non era facile convincere una ragazza come me, di appena 18 anni, testona come solo una trentina sa esserlo, ad affrontare il percorso di recupero. Non avevo avuto però altra scelta dopo l’arresto del mio fidanzato. I miei genitori mi avevano detto che dovevo entrare a San Patrignano e così ho seguito la loro volontà. Peccato che avevo solo 18 anni, che fino al giorno prima mi ero fatta di tutto pur di sballarmi e di fare qualcosa di illegale, e stare alle regole e convivere con le ragazze più grandi presenti in comunità era davvero un’impresa. Però piano piano ho iniziato a relazionarmi con loro, a confidarmi con la mia responsabile e scelto di provare a seguire i loro consigli. E intanto correvo, cercando di mettermi alle spalle i tanti problemi. Poi quando è arrivata un’allenatrice dedicata solo alla squadra femminile di San Patrignano ho capito che la corsa poteva servirmi anche per superarmi fisicamente. E’ così che ho iniziato ad allenarmi sempre più con l’obiettivo di arrivare a New York. A giugno ho terminato il percorso in comunità, mi sono reinserita e iscritta a Scienze Infermieristiche. Ora non mi resta che concludere nel migliore i miei primi 42 chilometri. Non posso dire che ora il mio percorso sarà tutto in discesa, ma ho imparato ad affrontare la salita.  

fonte San Patrignano