Dal Veneto al Kashmir. Il dottor Luca Perasole e il progetto Ladakh
“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi”. Così scriveva Ernest Hemigway, il noto scrittore e giornalista statunitense, autore di romanzi e di racconti. In un giorno qualunque, Luca Perasole, giovane odontoiatra laureato a Padova, che opera da tre anni tra Rossano Veneto, Bassano del Grappa e provincia, si trova in una banca per una consulenza. Intorno a lui tutti si muovono e corrono indaffarati, quasi incuranti della sua presenza. ” Mi sentivo di passaggio, senza nessun peso specifico, invisibile. Ripensavo alla fine della mia relazione sentimentale, mi interrogavo sul senso della vita, di tutto questo correre, di questa frenesia”. L’avventura di Luca inizia qui. “La mia ex-ragazza, mi aveva detto che dovevo imparare a bastarmi da solo”. Il cambiamento parte sempre da un dolore, da una perdita, da una circostanza, da una variazione di stato. Sono momenti in cui un animo sensibile si interroga, mette in dubbio le proprie sicurezze, si ferma ad ascoltarsi. Di fronte alla frenesia della civiltà occidentale, davanti a quegli sguardi che lo fissano attraversandolo, Luca sente la necessità improvvisa di valori forti, di rapporti profondi. In un suo spettacolo teatrale, lo scrittore, sceneggiatore e drammaturgo, Andrea Camilleri, racconta di Tiresia, l’indovino e profeta reso cieco da Giunone (o da Atena?), punito perché rivelava i segreti degli dei. Ben 63 autori si sono occupati di lui: Eliot, Apollinaire, Primo Levi, persino Woody Allen lo fa apparire in un suo film e il gruppo musicale dei Genesis lo nomina nel brano “The Cinema Show . Tiresia è la metafora della trasformazione. “Il personaggio e la persona”, spiega Perasole ” sono due aspetti dello stesso individuo. Siamo quello che gli altri vedono e siamo noi stessi. Siamo questa contraddizione”. Tornato a casa dalla banca, il giovane professionista accende il PC e cerca tra i progetti di volontariato uno che possa fare al caso suo. “Sono capitato sulla pagina dell’ANDI, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, alla quale ero già iscritto da gennaio 2016. Telefono e mi mettono in contatto con il Dr. Enrico Carlino che mi illustra il loro nuovo progetto e mi inserisce in lista”. Nessuna esitazione, Luca parte per Bologna, dove vengono organizzate le partenze dei volontari. “Sono partito così, con l’ausilio di un corso di preparazione alla cooperazione internazionale a Rimini. Insieme a me altri professionisti, persone meravigliose, caratterialmente molto diverse da me, ma con cui potevo condividere gli stessi fini. Il gruppo in questi ambiti è fondamentale e ti permette di raggiungere obiettivi ai quali da solo non potresti mai arrivare”. E il Dr. Perasole, con l’aiuto di ANDI, è arrivato lontano, a Padum, a quasi 4000 metri di quota, il più grosso villaggio della valle del fiume Zanskar, nella regione del Kashmir indiano, con un progetto denominato “Ladakh”, in una clinica voluta e progettata su indicazione del Dalai Lama. Tenzin Ghiatso, XIV Dalai Lama, è un uomo molto vicino al suo popolo; la valle ospita transfughi tibetani molto cari al suo cuore ed è meta dei suoi pellegrinaggi. Il Dalai Lama, in questa occasione, concepisce una struttura pensata appositamente per accogliere anche i medici stranieri che vengono a prestare la loro opera. Una convivenza amichevole e collaborativa tra la locale medicine ayurvedica e quella della tradizione occidentale. Una realtà totalmente diversa da quella occidentale, in cui predomina un senso di leggerezza, di soffusa misticità. La povertà vissuta come condizione imprescindibile, ineluttabile, normale, molto lontana dalla povertà ostentata a cui il medico è abituato. “Noi occidentali consideriamo povertà tutto ciò che è inferiore al nostro standard di vita, basato su certi beni che definiamo per noi essenziali” spiega Luca ” In quel contesto, invece, la questione assume tutto un altro aspetto. Andiamo là pensando di trovare infelicità, e invece troviamo ad accoglierci volti sorridenti e sereni. ANDI, con i suoi 25.000 soci, è una delle associazioni odontoiatriche maggiormente rappresentative in Italia e in Europa. Il progetto “Ladakh”, nasce nel 2011 dall’azione del dottor Stefano Dallari e del suo collega Guido Corradi. Una missione volta all’aiuto ma, e soprattutto, alla formazione dei medici locali, in un ambito prevalente di prevenzione. L’occidente, purtroppo, non ha esportato solo aiuti, ma anche problematiche precedentemente inesistenti. Le multinazionali hanno creato un monopolio, importando, ad esempio, bibite gassate a basso costo, che pongono le basi, insieme ad una cattiva igiene orale, per lo sviluppo di patologie. E’ cambiata l’alimentazione, portando squilibri in ambito sanitario. L’errore che molti volontari fanno è quello di partire con lo spirito della carità, della superiorità. Essere presenti su un territorio con le nostre moderne tecnologie e poi andarsene senza aver fatto opera di sensibilizzazione e di formazione, non porta alcun vantaggio alla popolazione locale. Bisogna creare delle condizioni tali per cui la gestione si localizzi. Sul posto, al nostro arrivo, abbiamo trovato un solo medico, il dottor Phunchok. Io tornerò ancora, e spero di trovare stavolta due, tre tanti dottor Phunchok”.