PAKISTAN SCONVOLTO. ATTACCHI AL CAMPUS UNIVERSITARIO
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di Roberto Fiordi 23/01/2016
Dopo gli atroci attentati che hanno visto come protagonista la Francia, a cominciare da quello avvenuto al giornale satirico francese Charlie Hebdo, datato 7 gennaio 2015, dove un comando di due uomini armati ha fatto irruzione nella sede durante la settimanale riunione di redazione, provocando la morte di dodici persone, definito dai francesi come un attacco alla libertà d’espressione; dove sono poi seguiti quelli del 13 novembre a Parigi, che sono costati la vita a centotrenta persone e che portano la firma dello Stato Islamico, il 19 gennaio un commando apre il fuoco in un campus universitario pachistano, contando trenta vittime e una cinquantina di feriti. A rivendicare l’assalto sono stati i talebani del Pakistan, spiegando che a entrare in azione sono stati quattro Kamikaze che hanno fatto irruzione all’università Bacha Khan, nel Nord–Ovest del Paese. Questo è quanto afferma un comandante del gruppo, Umar Mansor. Si tratta di un’ azione in rappresaglia all’operazione Zarb-e-Azb, cioè quella annunciata dall’esercito contro tutti i terroristi che negli ultimi anni hanno suggestionato la vita del Paese.
Un vero e proprio inferno in delirio sono stati i momenti di terrore per gli studenti che fuggivano ovunque in preda al panico.
Per respingere l’assalto sono intervenuti poliziotti, soldati e forze speciali, che hanno fatto irruzione all’università sia via terra che via aria.
Lo sdegno del primo ministro pachistano condanna l’ attacco sostenendo che “chi uccide innocenti non ha né fede né religione“; e continua a essere determinato nella volontà di spazzare via la minaccia del terrorismo.
I Talebani del Pakistan sono un gruppo di terroristi che si uniscano sotto il nome TehreeK-e Taliban Pakistan, sorto nell’area Nord del Pakistan, che confina con l’Afghanistan. Si tratta di un movimento detto “ombrello” con forti legami con i leader di Al Qaeda.
Negli ultimi anni Al Qaeda si è trovata a dover affrontare una notevole diminuzione di finanziamenti esteri perché, sostiene Munir Samara, che oggi finiscono nelle casse dell’ ISIS. Un ex membro di Al Qaeda, Aimen Dean, spia oggi dei servizi segreti britannici, ha affermato di aver ricevuto informative che sostengano che l’assenza di una forte leadership nel movimento sia la causa principale dei mancati finanziamenti, al punto di non essere in grado di retribuire i suoi miliziani, e se a tutto questo andiamo ad aggiungere la forte ascesa dell’ ISIS, ecco il collasso per AL Qaeda.
Al Qaeda e l’ISIS sono rivali fra loro, due movimenti in competizione pur avendo obbiettivi simili, ovvero la creazione di uno Stato Islamico sul modello del profeta Maometto. Differiscono, tuttavia, in molte cose, a cominciare dai metodi da adottare. Secondo Al Qaeda il califfo è una creazione ancora lontana nel tempo e per raggiungerla è indispensabile la strategia del terrorismo. Una strategia che prevede di colpire i nemici per fare in modo di causare una reazione violenta che possa spingere gran parte della popolazione civile a schierarsi con il groppo.
Secondo l’Isis, invece, il califfato è già esistente ed è un dovere da parte del buon mussulmano schierarsi in sua difesa.
Le conquiste militari dei miliziani dell’Isis sui territori della Siria e dell’Iraq, conseguite fra l’altro in maniera spettacolare, sono riuscite a eclissare Al Qaeda al punto di fare da richiamo ai combattenti stranieri intenzionati a unirsi, così da ottenere maggiori risposte di quante ne abbia ottenute lo stesso Bin Laden e il suo successore, al-Zawahiri.
Fu Al Qaeda che fondò la sua crescita anche sulla propaganda, ma anche in questo l’Isis si è dimostrata più abile di lei, pur fondando le proprie origini da Al-Qaeda stessa.
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