SAMBUCHETTO DI RECANATI, UNA TRAGEDIA. UNA MADRE SPARA AL PROPRIO PICCOLO.
1.
di Roberto Fiordi
I femminicidi per opera di compagni, o per lo meno presunti tali, sono fatti che troppo spesso vanno a tingere di nero le cronache italiane, ma a questi atroci delitti è opportuno affiancare quelli che riguardano i figli barbaramente uccisi in ambito familiare, soprattutto dalle mani di madri senza ritegno.
Per entrambi i casi non c’è da fare una classifica su quale dei due fosse il più grave, anche se chiaramente un bambino fa più tenerezza di un adulto, sono fatti delittuosi tanto l’uno che l’altro.
Premesso questo, la cronaca ci porta a Sambuchetto di Recanati in provincia di Macerata, dove il 13 febbraio scorso la signora Laura Paoletti, 32 anni, ha freddato con un fucile da caccia suo figlio Giosuè Lucaroni di soli 6 anni, dopodiché si è rivolta l’arma contro e si è uccisa.
A fare la scoperta dei due corpi è stato il padre della donna al suo rientro a casa.
Laura e Giosuè vivevano provvisoriamente con lui in attesa di trasferirsi in un’altra casa, dopo una burrascosa separazione che la signora Paoletti aveva avuto col marito, geometra 39enne ed ex consigliere comunale di Recanati, fatta di denunce reciproche, fra cui anche per stalking.
Quando i carabinieri sono giunti sul posto, la porta dell’appartamento al piano superiore dello stabilimento di proprietà della famiglia, dove viene lavorato il cartone, era chiusa. Una volta entrati hanno trovato il fucile vicino al corpo privo di vita della donna. Una posizione da lasciar pensare che la signora Paoletti dopo aver sparato al figlio si sia puntata l’arma sotto il mento e abbia premuto il grilletto.
Per giungere a capire che cosa possa realmente aver spinto la donna a compiere quell’azione ci sarà da lavorare sopra, ma la documentazione lasciata scritta di suo pugno sembra non lasciare dubbi.
Accanto al corpo di Laura i carabinieri intervenuti sul posto hanno trovato foglietti in cui lei raccontava la propria vita, le proprie sofferenze e i motivi che l’hanno portata alla tragedia. «Sono lucida, ho preso la mia decisione». Era quanto aveva scritto in uno dei sui foglietti. Una sconfortante frase alla luce di quanto poi accaduto.
Da quanto emerge da quelle lettere e da quanto sostiene l’avvocato della donna, alla base di tutto sembra esserci stata la fobia di doversi separare dal suo piccolo che adorava morbosamente. E dietro il ricorso presentato dal padre del piccolo affinché venisse predisposto un calendario che gli consentisse di vedere il figlio, e quindi il raggiungimento dell’accordo che gli consentiva di tenerlo dalle 16 alle 21 nei giorni di mercoledì e di sabato, è scattata in lei la follia omicida.
La donna non voleva neppure che qualcuno andasse a prendere suo figlio a scuola.
Dietro la richiesta da parte del legale di Lorenzo Lucaroni, padre del piccolo, era stata disposta dal tribunale anche una perizia psicologica sulla donna. Ma probabilmente la notizia di doversi sottoporre con il figlio all’accertamento psicologico è stato l’ennesimo cattivo segnale che l’ha indotta a quella scelta.
Ma sempre dalla lettura dei sui fogli, ci accorgiamo del forte stato di smarrimento psicologico in cui la donna era caduta. La sua sembra essere sempre stata una vita piuttosto complicata, specie da dopo la separazione dal marito.
Laura stava attraversando un periodo al quanto travagliato dal punto di vista mentale, e sembrerebbe anche da quello economico.
«Piuttosto che darti Giosuè lo ammazzo e poi mi ammazzo». Detto fatto. È una frase che sembra abbia ripetuto anche di fronte ai genitori dell’ex-compagno.
L’esasperazione della vita, già da tempo le aveva mosso i fili verso quella tragica fine. Ce lo rivela il computer di Laura posto sotto sequestro dai carabinieri e analizzato.
Sono infatti emerse le sue ricerche su internet sull’utilizzo dei fucili, armi che suo padre teneva in custodia, e ciò non può che far pensare che avesse già da tempo pianificato l’omicidio-suicidio.
L’ex sindaco di Recanati, Fabio Corvatta, ci presenta Laura, che aveva incontrato di recente, con uno stato d’animo sereno; mentre qualche altra persona ce la disegna invece come provata dalle tensioni di dover accudire il figlio da sola.
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Immagini fonte Google