Prato, Cacciatore riottiene la licenze di porto fucile dopo essere stata sospesa dalla questura per avere abbattuto un cervo
Prato – I fatti risalgono all’anno scorso, quando una pattuglia della polizia provinciale fermò un uomo nell’ambito dei controlli antibracconaggio e trovò resti di animale selvatico nella sua auto. In quell’occasione l’uomo si giustificò dicendo di aver abbattuto il giorno avanti un cervo allo scopo di vendere la carne all’agriturismo di cui era socio. Ma la polizia provinciale inoltrò la denuncia presentata alla procura della Repubblica anche alla questura segnalando un’altra serie di violazioni in materia di caccia.
La risposta che si vide giungere il cacciatore fu quella della sospensione della licenza di porto di fucile in quanto il fatto, pur riferito al contesto della caccia che viene regolato da una legge speciale, fosse “rivelatore di una potenziale pericolosità della disponibilità delle armi da parte dell’uomo”.
L’uomo, difeso dai legali Cino Benelli e Daniele Bruni, ha presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale(Tar) che ha stabilito che venisse restituita immediatamente la licenza di porto d’armi al cacciatore. «La revoca – specifica il Tar – e il divieto della licenza intervengono quando c’è una condanna definitiva e non per casi come quello contestato dalla polizia provinciale che si esaurisce con la sanzione richiamata dalla legge sulla caccia rispetto alla quale non può essere applicata una misura ulteriore e più pesante. Nel caso specifico l’autorità amministrativa, tenuta ad applicare la norma speciale, avrebbe potuto disporre la chiusura dell’esercizio di somministrazione o la sospensione del relativo provvedimento di autorizzazione soltanto in presenza di condanna definitiva e per un periodo di un mese, come previsto dalla legge».