‘NDANGHETA, ESPONENTI DEL PD CALABRESE COINVOLTI NEL VOTO DI SCAMBIO
di Roberto Fiordi
Questa volta è a Cosenza che si agitano le acque dopo che cinque politici appartenuti al Pd sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso esterno di associazione mafiosa, scambio di voti e corruzione.
Si tratta degli ex sindaci di Rende, Sandro Principe e Umberto Bernaudo, dell’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, dell’ex consigliere provinciale Pietro Ruffo e dell’ex consigliere comunale Giuseppe Gagliardi.
Le porte del carcere si sono invece aperte per esponenti di vertice della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, Adolfo D’Ambrosio, Michele Di Puppo, Francesco Patitucci, Umberto Di Puppo e pure Marco Polo Lento, il presunto mediatore fra i politici e la cosca.
Nella scacchiera del comune di Rende Sandro Principe faceva la parte del Re. Secondo quanto riferito da un collaboratore di giustizia, tutto girava intorno a lui. Anche una volta svestita la fascia di sindaco continuava a essere presente alle riunioni di Giunta e a prendere lui le decisioni attraverso persone che fungevano da intermediari.
Ha ricoperto molti ruoli, da ex sottosegretario al Lavoro a consigliere e assessore regionale, da deputato a capogruppo del Pd in Regione, nonché sindaco della sua città.
Il sistema che vedeva l’intreccio tra politica e mafia costituiva un’organizzazione ben collaudata. Da una parte c’era il clan che favoriva i voti al deputato e dall’altra la politica che ricambiava generosamente il favore. Un sistema sporco in cui l’amministrazione pubblica era finita col piegarsi agli interessi dei Lanzino Ruà. Tra le attività illecite che sono emerse dopo anni d’indagine, oltre che esserci l’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a soggetti affiliati al clan, secondo alcune testimonianze, era stata per loro anche creata un’apposita cooperativa, la Rende 2000 prima, divenuta poi Rende Servizi, dove al suo interno venivano assunti regolarmente uomini vicini al clan, con una regolare retribuzione, senza che però nessuno di questi si presentasse al lavoro, e fra i quali vi era pure il boss Ettore Lanzino.