Borse di plastica illegali, l’indagine della polizia municipale di Montemurlo entra a far parte dell’inchiesta della Commissione parlamentare sugli illeciti ambientali

La Commissione parlamentare ha acquisito i dati dell’indagine condotta nel 2021 dalla polizia municipale di Montemurlo con i colleghi di Roma, Napoli e Arpat. La Commissione ha evidenziato che le plastiche illegali generano surplus di profitti

Attenzione verso l’ambiente e contrasto all’illegalità: l’attività d’indagine portata avanti dalla polizia municipale di Montemurlo nel 2021 sulle buste in plastica “fuori legge” entra a far parte della “relazione finale sul mercato illegale delle buste di plastica-shopper” della Commissione parlamentare dinchiesta sugli illeciti ambientali.

L’attività d’indagine della polizia municipale di Montemurlo, condotta insieme ai colleghi di Roma, Napoli e Arpat, nella zona industriale di Bagnolo a Montemurlo, portò alla scoperta di una fabbrica che produceva e distribuiva 10 tonnellate di buste in plastica illegali alla settimana per oltre 500 tonnellate l’anno. La Commissione ha avviato un’inchiesta che si è focalizzata sul mercato illecito delle buste non compostabili. Un’attività che si è avvalsa di acquisizioni documentali audizioni e missioni nonché attivazione di protocolli di intesa con carabinieri, polizia locale, Assobioplastiche. A Montemurlo l’indagine sulle buste di plastica illegali è stata coordinata dall’ispettore Stefano Melani e condotta insieme agli agenti del comando di via Toscanini. Il sindaco rinnova il proprio plauso e sottolinea l’impegno della polizia municipale per contrastare l’illegalità economica e ambientale.

Il lavoro della Commissione parlamentare ha messo alla luce che “la produzione delle plastiche non a norma spesso avviene negli stessi siti produttivi dove vengono prodotte le plastiche biodegradabili e compostabili e ciò per occupare una porzione di mercato “diversa”, generando così un surplus di profitti”. Sempre nei documenti della Commissione si legge che “i commercianti acquistano gli shopper da persone che, sistematicamente, si presentano in modo anonimo presso il loro negozio con mezzi propri, divisi per quartiere, senza rilasciare ricevute di pagamento, fatture o quant’altro documento fiscalmente valido anche ai fini della tracciabilità degli shopper. Tutte circostanze, queste, che lasciano supporre l’esistenza di usistema di persone legate da un vincolo associativo il quale sfocia in un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito per trarne profitto

I dati ISPRA indicano che il quantitativo totale di borse in plastica immesse sul mercato nel 2020, risulta essere pari a quasi 88 mila tonnellate, in lieve aumento rispetto al 2019 dell’1,6 per cento, pari a circa 1.400 tonnellate. Le tipologie di borse di plastica più diffuse sono costituite dalle borse biodegradabili e compostabili, 78,3 per cento del totale, pari a circa 68 mila tonnellate. Nonostante le borse biodegradabili e compostabili siano le più utilizzate sul mercato, il CONAI, nel programma generale di prevenzione, dichiara che è ancora diffusa sul territorio nazionale la fornitura di sacchetti non a norma, in particolare presso gli esercizi commerciali al dettaglio e i mercati rionali ed ambulanti. In tale contesto, la Commissione d’inchiesta ha dato impulso all’attività di contrasto del fenomeno illecito stipulando diversi Protocolli di intesa di ausilio all’attività di contrasto all’illegalità nel settore degli shopper. Ciò ha consentito un intenso scambio di informazioni relative alle attività di prevenzione e contrasto degli illeciti ambientali che ha a sua volta ha permesso di mettere in campo anche un’attività di intelligence per risalire l’intera filiera fino ad arrivare ai produttori degli “shopper illegali”. La Commissione d’inchiesta nelle sue conclusioni auspica la creazione di un coordinamento nazione “mettendo a disposizione l’esperienza acquisita in questi anni (…) al fine di ridurre progressivamente il fenomeno della produzione e commercializzazione illegale delle buste di plastica