E ORA COSA NE SARÀ DELL’ITALIA?

È la domanda che in molti si fanno dopo l’uccisione avvenuta intorno alle 3 di notte del 23 dicembre 2016, a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, dell’attentatore tunisino Anis Amri, autore della strage al mercato di Natale a Berlino. L’Isis ha rivendicato che si trattava di un suo soldato. 

L’agente Luca Scattà ha fatto quello che doveva essere fatto, freddare con alcuni colpi d’arma da fuoco il terrorista tunisino Anis Amri e non soltanto perché si trattava di un terrorista che 4 giorni prima con un Tir aveva fatto una strage al mercatino di Natale a Berlino, costata la vita a 12 persone, fra cui la 31enne italiana Fabrizia Di Lorenzo, ma soprattutto perché il 24enne aveva aperto il fuoco sul collega di Scattà, Christian Movio, recandogli una ferita alla spalla.

Tutto pare sia nato da un normale controllo di routine da parte dagli agenti del commissariato di Sesto San  Giovanni, Christian Movio – appunto – e Luca Scatà, rispettivamente 36 e 29 anni, a cui il tunisino terrorista ha risposto estraendo dallo zainetto una calibro 22 e aprendo il fuoco contro l’agente più grande, ferendolo a una spalla.

Luca Scattà, l’altro agente rimasto illeso, ha avuto il sangue freddo di estrarre rapidamente la propria arma da fuoco e inchiodare il terrorista per terra in una pozza di sangue dopo scaturito fra loro un conflitto a fuoco.

Al momento del fermo, il 24enne tunisino, quando ha estratto la pistola dallo zaino, prima di sparare sembra abbia gridato : «Poliziotti bastardi» e non «Allahj Akbar» (Allah è grande) com’era stato riportato in un primo momento. E subito dopo aver premuto il grilletto dell’arma ha cercato riparo dietro a un auto, ma la caparbietà di Luca Scattà ha avuto la meglio su di lui. Nella sparatoria che è sorta fra i due, il killer ha avuto la peggio. Inutili i tentativi poi di rianimazione da parte dell’agente, ignaro ancora di chi fosse l’uomo a terra, perché Anis Amri ha perso la vita.

Christian Movio è stato portato all’ospedale di Monza ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovergli il proiettile dalla spalla destra. E per i due agenti sono giunti i ringraziamenti e i  riconoscimenti della Cancelliere tedesca Angela Merkel e da parte di tutta l’Europa; intanto che loro due e le loro famiglie sono stati messi sotto scorta per timore di possibili ripercussioni.

 Anis Amri, era giunto in Italia passando per la Francia e scendendo alla stazione di Torino intorno alle ore 20,30 con il treno proveniente da Chambery. Sembra essersi intrattenuto fino alle 23,00 per poi raggiungere la Stazione Centrale di Milano intorno all’una della notte e quindi la piazza della stazione di Sesto San Giovanni, dove è accaduto il fatto.

Perché proprio a Sesto San Giovanni si era diretto il terrorista tunisino? Cercava forse rifugio da qualche conoscente? O forse l’Italia era nei suoi piani per commettere questa volta un attentato suicida, giacché in Germania non lo aveva fatto?

L’Italia potrebbe essere stata la base, o un retrovia logistico, per gli attentati che hanno colpito la Francia, la Germania e il Belgio. Secondo i dati Istat 2016, Milano è la seconda provincia e il secondo comune italiano con più cittadini stranieri residenti e fra loro non è da escludere che ci possa essere una rete jihadista guida degli attentati.

Sono domande che pure le squadre antiterrorismo si fanno, come pure le più ovvie e attuali, e su cui stanno indagando, e cioè come abbia fatto l’uomo più ricercato d’Europa ad attraversare ben 3 Paesi (Germania, Francia, Italia) senza essere stato riconosciuto e quale mezzo abbia preso per raggiungere Sesto San Giovanni dalla Stazione Centrale di Milano. È scontato domandarsi se questi avesse avuto degli appoggi in Italia. Pertanto le indagini portano a vagliare tutti gli spostamenti del 24enne tunisino.

Appunto per questo, le fonti investigative su Anis Amri stanno analizzando se il tunisino si trovava a Sesto San Giovanni perché fosse solo di passaggio oppure se avesse avuto degli appoggi; pertanto sono state messe al vaglio degli inquirenti la pistola calibro 22 che il killer teneva nello zaino e che potrebbe essere stata la stessa che ha ucciso l’autista polacco del Tir utilizzato per la strage, la scheda telefonica e altri oggetti.

Da un’operazione delle forze di sicurezza tunisine è emerso che Anis Amri era in contatto con suo nipote attraverso Telegram per fare in modo di eludere i controlli della polizia. Inoltre dal setaccio è stata smantellata una cellula terroristica composta da 3 membri, fra cui appunto il nipote del 24enne tunisino. Si trattava di una cellula terroristica che operava fra Fouchana nel governatorato di Ben Arous, e Oueslatia, in quello di Kairouan.

Il neo Ministro dell’interno nel Governo Gentiloni, Marco Minniti , in carica dal 12 dicembre scorso, sembra abbia dichiarato che “in Italia c’è un livello elevato di controllo del territorio che ha consentito nell’imminenza dell’ingresso nel nostro Paese di una persona in fuga in tutta Europa di essere identificata e neutralizzata; e perciò il sistema funziona”. Ci auguriamo che sia vero, perché da quanto è sino adesso emerso dalle cronache pare che si fosse trattato di una casualità. Luca Scattà non sapeva neppure chi fosse – come è stato detto prima – la persona a cui ha sparato e che ha poi tentato di rianimare.

Il neo Ministro dell’interno ha inoltre detto che “la vicenda potrà portare a sviluppi futuri”, e pertanto è stata dichiarata la massima allerta e aumentate le misure di sicurezza in tutto il Paese. Nella Capitale, le decisioni assunte dall’ultimo Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, prevedono l’assoluto divieto d’ingresso nella ‘Zona a Traffico Limitato Centro Storico’ ad autoarticolati, autocarri e veicoli di massa superiore e inferiore a 3,5 tonnellate adibiti al trasporto di merci. Il provvedimento sarà valido nei giorni 24, 25, 26 e 31 dicembre, quindi 1 e 6 gennaio prossimi.

La situazione di pericolo dovuti a possibili ripercussioni da parte dell’Isis è stata avvertita in tutto il mondo, e perciò sono aumentate le misure di sicurezza ovunque. L’Fbi stessa ha lanciato l’allerta terrorismo su possibili attentati.