ARMERIA DA GUERRA ALL’ISIS. TRAFFICO CLANDESTINO DI ELICOTTERI E ARMI IN IRAN E LIBIA. 4 I FERMATI.
di Roberto Fiordi
È partito il fermo per 4 persone, di cui 3 italiani e un libico, per il traffico internazionale di armi e non solo. Elicotteri, fucili d’assalto e missili terra aria, è la mercanzia del traffico illecito d’armi destinate all’Iran e alla Libia, per finire anche nelle mani dei miliziani dell’Isis.
Fra i fermati c’è una coppia di coniugi napoletani: Mario Di Leva, ingegnere convertito all’Islam e radicalizzato con il nome di Jaafar – in onore del sesto imam -, e la moglie Annamaria Fontana, assessore, anche lei passata all’Islam. È indagato anche il figlio della coppia, Luca, commerciante impegnato in import-export di vestiario mediorientale.
L’altro italiano a essere finito sotto inchiesta è l’imprenditore Andrea Pardi, amministratore delegato della società italiana Elicotteri, già coinvolto in un’altra inchiesta riguardante sempre il traffico illecito di armi e il reclutamento di mercenari fra Italia e Somalia. Noto anche per l’incredibile aggressione ai danni dell’inviato di Reporter Mottola, nell’ottobre del 2015 e per le gravi minacce a Milena Gabanelli e Sigfrido Ranucci, sempre di Reporter.
Per quanto riguarda, invece, il provvedimento di misura cautelare nei riguardi del libico Mohamud Ali Shaswish – pare sia questo il suo nome – non è stato ancora possibile attuarlo perché di lui al momento non ci sono notizie.
Un’inchiesta delicata quella che stanno portando avanti le squadre di polizia, nata nel 2011 sulla base di scoperte fatte da ispettori del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, che vede coinvolti gli stretti rapporti fra il clan dei casalesi e la mala del Brenta, miliziani del Califfato e mercenari d’ami di contrabbando e di uomini.
L’indagine ha avuto spunto da un altro procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Napoli, dal quale è sorto il caso di un membro affiliato a un clan camorristico casalese che era stato contattato da un’altra persona appartenente al clan della mala del Brenta per reclutare persone esperte di armi da inviare alle Seychelles per l’addestramento di un battaglione di somali, che avrebbe poi dovuto svolgere l’attività di mercenariato.
Sulla base degli accertamenti fatti dal nucleo investigativo si è allargata l’inchiesta dei pm campani, Catello Maresca, Luigi Giordano e Cesare Sirignano, che hanno portato al fermo le 4 persone. Un’operazione che ha coinvolto le province di Napoli, Roma, Aquila e Salerno, andata avanti con la perquisizione di almeno una decina di persone da parte del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia. I tre magistrati partenopei hanno portato avanti le indagini prendendo spunto dall’altra inchiesta, prima citata, che vede coinvolto l’imprenditore Pardi.
Agli atti dell’inchiesta è finita pure una foto in cui marito e moglie napoletani convertiti all’Islam, sono ritratti in compagnia dell’ex premier iraniano Ahmadinejad.
La coppia di coniugi napoletani, Di Leva e Fontana, dalle righe di Fanpage.it, si può evincere che fosse ben nota negli ambienti di San Giorgio Cremano, il loro comune di residenza, ma allo stesso tempo poco gradita. Lo rende noto sempre Fanpage.it che narra di centinaia di persone che hanno atteso per ore fuori dalla loro abitazione di piazza Tanucci per urlare contro insulti irripetibili.
Lui nella sua professione d’ingegnere, negli anni Settanta, aveva costituito una cooperativa e venduto case, creando però malumori nella sua città. Lei, invece, Annamaria, appassionata di politica, la ricordano per il suo continuo transitare da un partito all’altro. Negli anni Ottanta divenne consigliere comunale per il Partito Comunista, poi passò al Psdi. Nel 1991 fu nominata assessore al personale in una giunta a trazione democristiana. Dopo un breve periodo di assenza dalla politica, nel ’93 provò a rientrarci prima attraverso i Verdi e poi promuovendo una lista civica, ma il risultato non ebbe successo.
Sempre la stessa, Annamaria, è ricordata anche e soprattutto perché ambulava negli ambienti politici della città con un registratore sempre acceso, registrando le conversazioni con i colleghi di partito e d’opposizione. Il suo curriculum la descrive anche come una donna dalla denuncia facile: aveva sfoderato pesanti dichiarazioni, negli anni Ottanta, costati il carcere a politici molto in vista. E negli anni Novanta era al centro di una spy story arrivando a coinvolgere i servizi segreti italiani.
Le indagini sul traffico illecito di armi sono state in grado di ricostruire il tracciato di armamenti provenienti dall’estero; e tutte le persone coinvolte nell’inchiesta – secondo le ipotesi che sono state formulate – appartengono ad attività legate al commercio internazionale, dove si avvalgono di società aventi sede all’estero, prevalentemente in Ucraina e Tunisia; mantenendo inoltre stretti rapporti con personalità di spicco del mondo politico, militare e religioso negli stati dell’asia e del Medioriente quali Iran e Libia.
Se gli Stati Uniti, per i loro personali interessi, non avessero fatto fuori il colonnello Mu’ammar Gheddafi, adottando la propaganda del cattivo di turno, quale minaccia per la pace internazionale, oggi forse il mondo interno non si ritroverebbe come si sta ritrovando. L’Isis adora gli U.S.A. proprio per questo.