di Patrizia Scotto di Santolo
Firenze – Nella Sala del Camino agli Uffizi, Galleria delle Statue e della Pittura, è stato inaugurato, dopo il restauro realizzato grazie al contributo dei “Friends of Uffizi Gallery/Amici degli Uffizi, il dipinto del pittore francese Nicolas Froment firmato e datato 1461, “La Resurrezione di Lazzaro”, una delle opere più importanti della collezione di pittura straniera delle Gallerie degli Uffizi del XV secolo, oltre che di un’importante testimonianza dell’interesse della committenza italiana per la pittura del nord Europa.
In apertura i saluti di Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, che ha parlato del committente, un prelato originario di Prato, Francesco Coppini, che dal 1459 al 1462 visse tra le Fiandre, Inghilterra e Francia svolgendo incarichi per conto di Papa Pio II, il cui veristico ritratto è presente sul verso dell’anta destra del trittico.
“Un vescovo colto e ambizioso, ammirato per le sue doti giuridiche nientemeno che da Leon Battista Alberti, collezionista di arte e libri preziosi, amico dei personaggi politici più in vista del momento, ricco, all’apice di una brillante carriera diplomatica, intorno al 1459 – ha spiegato Schmidt – decide di commissionare un trittico ad un artista francese, forse incontrato nelle Fiandre. La scelta di Nicolas Froment, un pittore ancora giovane, portatore di un espressionismo a tratti impietoso, ironico, tutto spigoli – un artista che, trasferitosi poco dopo nel sud della Francia, avrà tra i suoi patroni l’intellettuale re Renato d’Angiò – ci parla del gusto “forte” e quasi temerario di Coppini, e solletica la nostra immaginazione su come sarebbe stata quella cappella che il presule probabilmente non vide mai compiuta”.
“Ogni restauro compiuto è per noi sostenitori”- ha detto la Presidente degli Amici degli Uffizi/Friends of Uffizi, Maria Vittoria Colonna Rimbotti – un motivo di orgoglio e soddisfazione sempre rinnovato, a maggior ragione quando il lavoro riserva cosi tante sorprese e rivelazioni da costituire un vero e proprio “caso”, ed è occasione di studi e approfondimenti tali da meritare la pubblicazione di un volume che raccoglie una notevole quantità di notizie e documentazione di grande interesse sia per gli specialisti sia per i cultori e amanti dell’arte. Inoltre, data la sua importanza e straordinaria bellezza, il dipinto sarà presto presentato in una mostra agli Uffizi. La presidente dell’Associazione ha ringraziato Susan McGregor, la donatrice americana che, con grande generosità ha scelto di restaurare questo trittico “che tanto l’ha emozionata e commossa, in modo particolare la scena dell’incontro di Marta con Gesù”.
Sulla figura di Francesco Coppini, sulla sua abilità di giurista e indiscusse qualità diplomatiche, ha parlato Veronica Vestri: “Nominato Vescovo di Terni nel 1458, fu inviato l’anno seguente come collettore delle decime nelle Fiandre e in Francia per poi trasferirsi in Inghilterra con la missione di pacificare le lotte per la corona fra Lancaster e York. Ma l’appoggio offerto da Coppini a Edoardo IV di York, fu disapprovato dal Papa che lo richiamò a Roma e lo privò della carica di Vescovo e dei suoi beni, imponendogli l’abito benedettino e Francesco Coppini visse in povertà gli ultimi mesi della sua vita nel monastero romano di San Paolo fuori le Mura e qui morì nel 1464.”
Il Trittico è interamente realizzato in legno di quercia composto da tre pannelli e tutti gli elementi che lo costituiscono sono ascrivibili alla tradizione fiamminga,mentre i trafori in legno dorato della tavola centrale, simili alle arcate di una cattedrale gotica, furono invece applicati dopo la stesura pittorica.
fonte Stamp Toscana