Massimo Taras torna il libreria con il suo ultimo lavoro “Il ponte sulla Senna”.
Massimo Taras, nato a Ozieri in provincia di Sassari, vive tra Napoli e Nizza ed è un affermato manager e imprenditore che ha sempre coltivato l’interesse per la scrittura.
Ha pubblicato i romanzi: Gli anni di Giulia (Arpeggio Libero, 2016) e La Ragazza del Triangolo Bianco (Bertoni editore, 2018) con cui ha conseguito, tra gli altri, i premi letterari Città di Como 2018, Pier Santi Mattarella 2019 e L.A. Seneca 2023.
Dal 27 settembre torna in libreria con Il ponte sulla Senna per Marlin Editore, Collana Vulcano.
Massim, cosa ti ha spinto a scrivere questo romanzo?
“Il ponte sulla Senna” nasce dalla mia costante voglia di scavare nell’animo umano, di immaginare le sensazioni, le reazioni, le debolezze e i turbamenti che hanno animato vite vissute in un’epoca che io amo e che non esiste più. Un’epoca in cui i sentimenti erano reali, veri, in cui l’amore era passione e struggimento.
Una cosa che mi ha particolarmente colpito, nel leggere questo romanzo, sono i dialoghi, semplici ma altrettanto coinvolgenti.
Amo lasciare i personaggi liberi di parlare e di agire come avrebbero realmente fatto… consentendo che ognuno di loro incidesse, inconsapevolmente, sul destino dell’altro. Tutto ciò nell’affascinante contesto storico del dopoguerra a Parigi, in un turbinio di eventi che faranno emergere anche il lato più oscuro dell’essere umano.
Con questo libro ti sei affacciato al genere giallo, senza perdere la tua tipica vena romantica e la capacità di raccontare la storia con garbo, con eleganza, senza lasciare nulla al caso.
Ho cercato di accompagnare il lettore fra le pieghe dell’intrigata storia, delle indagini e nelle complesse vite dei personaggi servendomi delle emozioni nel tentativo di accendere il desiderio di scoprire, pagina dopo pagina, l’evolversi e il dipanarsi dell’articolato intreccio narrativo, fino alla sorprendente soluzione della vicenda.
Per concludere, possiamo dire che in queste pagine sei stato capace di restituire vita e dignità a tempi lontani nella memoria, che tornano attuali e affascinanti.
Mi fa piacere sentire queste tue parole perché significa che ho centrato l’obiettivo. Era ciò che intendevo fare: restituire dignità.