ALLATTAMENTO MATERNO, FONDAMENTALE PER LA SANA CRESCITA DEL PICCOLO E PREVENZIONE MALATTIE.
di Elisa Chiappinelli
La madre è la sola persona che può in modo appropriato presentare il mondo al bambino in una forma che abbia un senso per lui. Ella sa come farlo, non perché sia addestrata e abile, ma solo perché è la madre. Donald W. Winnicott.
A oltre 25 anni dalla grande campagna per l’allattamento al seno lanciata nel 1990 dall’Oms e dall’Unicef, i dati dimostrano che quasi in nessun paese d’Europa quei traguardi sono stati raggiunti. Esclusa la Finlandia non esiste nazione infatti dove le madri allattino “esclusivamente al seno” (cioè senza l’aggiunta di latte artificiale) i loro bambini per sei mesi consecutivi, così come raccomanda l’Organizzazione mondiale della sanità.
Questi i dati riportati dal quotidiano La Repubblica circa un anno fa: In Italia due terzi delle mamme rinuncia dopo sedici settimane, in Francia dopo tre settimane vince il biberon e soltanto il 23% delle mamme va oltre i tre mesi, in Spagna il 35%, negli Stati Uniti come nei Paesi Bassi il 33%, fatta eccezione della Finlandia dove l’80% dei bebè viene allevato con latte materno per oltre sei mesi.
L’allattamento al seno è una delle poche pratiche di salute positive che è più comune nei paesi poveri rispetto a quelli ricchi, e all’interno dei paesi poveri, è più frequente tra le madri povere: queste le parole tratte da un articolo della rivista lifegate in cui viene riportato uno studio pubblicato su The Lancet e finanziato dalla fondazione Bill e Melinda Gates.
In questa ricerca si sostiene che se tutte le mamme del mondo allattassero i loro figli ci sarebbero annualmente circa 800.000 morti in meno tra i bambini e 20.000 casi in meno di cancro tra le madri. Solo un bambino su cinque nei paesi ad alto reddito è allattato al seno per un anno, e solo uno su tre nei paesi a basso e medio reddito è allattato esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita. Ciò significa che milioni di bambini e di donne non godono dei vantaggi per la salute offerti dall’allattamento al seno.
I ricercatori dell’Università Federale di Pelotas in Brasile hanno identificato una serie di benefici concreti dell’allattamento al seno come la riduzione del rischio di morte improvvisa del lattante di oltre un terzo nei paesi ad alto reddito, il latte materno sarebbe anche in grado di prevenire circa la metà di tutti i casi di diarrea e un terzo delle infezioni respiratorie nei paesi a basso e medio reddito. L’uso inappropriato del biberon può portare inoltre ad un cattivo sviluppo della cavità orale e dei muscoli della mascella.
L’allattamento al seno, secondo gli autori dello studio, aumenta l’intelligenza dei bambini e li può proteggere dall’obesità e dal diabete nel corso della vita. Tra le madri, l’allattamento a lungo termine riduce il rischio di cancro al seno ed alle ovaie. Le statistiche sono più o meno simili a quelle degli anni Sessanta e Settanta, quando il biberon per molte donne appena entrate nel mondo del lavoro rappresentò, di fatto, l’unica forma di conciliazione tra maternità e lavoro.
Sul fronte medico, l’allattamento al seno, viene considerato un vero e proprio salvavita, dice Renato Vitiello, pediatra, che coordina la “task force” sull’allattamento al seno creata dalla Società Italiana di Pediatria: «In Italia la situazione sta migliorando, ma soltanto il 10% delle donne arriva ai sei mesi del bambino nutrendolo esclusivamente con il proprio latte. Forse perché non si ha la percezione di quanto sia prezioso: per creare gli anticorpi, per le proprietà nutritive, ma soprattutto perché è una materia “viva” e incomparabile rispetto a un prodotto artificiale».
Concetti innegabili, però nel mondo si allatta poco e ciò che si evince è che ad allattare soltanto per pochi mesi, sono paradossalmente le donne del mondo occidentale ed istruito.
Nulla è bello ma anche vincolante come allattare un bambino; allattare può essere faticoso… è dunque il biberon ad averla vinta, oggetto utile ma che dovrebbe essere considerato una protesi rispetto al seno materno.
Cosa fa la società per garantire la possibilità che sia messa in atto una pratica così innata e naturale? Pochi sono gli ospedali che in Italia seguono il protocollo per promuoverla e quasi assenti i luoghi di lavoro che garantiscono un accoglienza alla madre che rientra a lavoro ed al suo bambino.
Spesso sono proprio le condizioni di lavoro, la mancanza di congedi, a rendere obbligatorio il passaggio al latte in polvere.
Tutto ciò è accompagnato da sensi di inadeguatezza delle mamme, bersagliate oggi dall’idea di una maternità perfetta e senza sbagli, tra gravidanze esibite e stanchezze negate. Dal punto di vista psicologico l’allattamento è il primo “dialogo” tra la mamma e il suo bambino, fatto di ritmi, sguardi ed intese. Mentre viene allattato il bambino sente il calore, il profumo, l’abbraccio e il contenimento della sua mamma.
Oltre ad essere un momento fondamentale, strettamente legato al concetto di sopravvivenza, rappresenta anche un momento di intimo contatto tra i due corpi in cui in qualche modo si riprende la simbiosi intrauterina.
La vicinanza della mamma diviene il primo scambio relazionale dove due persone si fondono fino a creare una connessione proprio come in una danza nella quale non è dato accesso al mondo esterno.
Le prime percezioni, il contatto con gli occhi, il calore e l’odore rimandano a dei significati nella vita del neonato, il piccolo non riceve solo nutrimento, ma soprattutto amore, accoglimento, accettazione, sostegno.
Il latte materno è ricco di sostanze nutritive che nessun latte artificiale potrà mai riprodurre e questi sono altri motivi per cui l’allattamento al seno è così incoraggiato.
È anche vero però che con l’allattamento a richiesta la madre deve essere a disposizione giorno e notte. Sentirsi prigioniere è un sentimento comune, seppure quasi mai confessato, di molte donne nate e cresciute “in una strana società che da una parte esalta la maternità, ma dall’altra censura chi si azzarda a mostrarsi in pubblico con il piccolo attaccato al seno nudo”, sottolinea Barbara Mapelli, che insegna Pedagogia delle differenze di genere alla Bicocca di Milano.
Tuttavia, ci sono mamme che, per motivi diversi, non possono allattare il loro bambino, ma questo non significa che non siano delle “brave mamme” o che stiano in qualche modo danneggiando il proprio bambino. Qualora il latte materno sia insufficiente o del tutto assente, si deve ripiegare su quello artificiale, tenendo presente il valore e il significato che l’allattamento ha per la coppia mamma-bambino.
Dal punto di vista dello sviluppo psichico, è sicuramente meglio una mamma che, pur allattando col biberon, riesce a creare un momento di intimità col suo bambino, ad abbracciarlo, a cullarlo, a guardarlo negli occhi, ad accarezzarlo, piuttosto che una mamma che allatta al seno in modo distratto, svogliato, quasi stesse assolvendo ad un compito fastidioso.
Il bambino si “specchia” negli occhi della mamma e attraverso l’immagine che la mamma restituisce al bambino, egli impara a formarsi il primo, rudimentale senso di sé.
Dott.ssa Elisa Chiappinelli –
psicologa e psicoterapeuta