Beta Libre: dentro i lati oscuri di “Winter Circle”

Benedetta Gaggioli porta la sua radice lirica dentro un disco che di classico ha ben poco. Siamo dentro trame dark di elettronica e di visioni distopiche. Lei si fa chiamare Beta Libre e pubblica questo “Winter Circle” disco dentro cui ovviamente la voce è il centro e sembra fluttua in modi densi di allegorie e visioni. Lo chiamano Cyber Punk… io chiudo gli occhi e mi metto in ascolto delle tantissime nuove forme e luci e coli che mi piovono addosso. È un disco di abbandono e non di matematica.

Sicuramente te l’avranno chiesto tutti. Come si passa dalla lirica al cyber punk?
Sì, è una domanda che mi è stata fatta spesso e ne capisco il motivo! In realtà ho sempre ascoltato tutti i generi e ho sempre ammirato artiste eclettiche, ad esempio Bjork, quindi per me non è stato un passaggio così radicale come può apparire. La vera rivoluzione è stata abbandonarmi alla mia creatività e darmi la possibilità di creare il mio mondo sonoro, personale e libero. In questo passaggio è sicuramente stata necessaria tanta decostruzione, ripartendo dalla mia espressività e dalle mie parole, da una vocalità più semplice e sporca, tornando a un’idea di suono più viscerale e immediata e cercando una sintesi originale tra il mio gusto musicale poliedrico e i miei studi classici. In pratica ci sono voluti alcuni anni di esperimenti vocali e strumentali per arrivare allo stile di questo mio album…

E si tornerà anche indietro oppure pensi possano convivere le due cose?
Fortunatamente le due cose adesso convivono e io sto facendo tutto il possibile per farle crescere in modo parallelo. Non è una scelta semplice, a volte è davvero impegnativo coltivare contemporaneamente percorsi così diversi, ma per adesso ho bisogno di entrambi e voglio credere che si possano arricchire reciprocamente.

Hai provato mai a contaminare l’una con l’altra? Ci penserai magari in futuro?
In parte l’ho fatto, durante i primi tempi, quando non sapevo che direzione prendere e ho iniziato facendo alcune cover sintetiche di brani barocchi. Non escludo che accadrà di nuovo, se e quando mi verrà l’ispirazione… chissà, mi piace molto cambiare, cercando combinazioni insolite e sperimentando nuovi linguaggi! Poi devo dire che il bisogno di creatività che ho riscoperto con il mio progetto elettronico mi ha fatto venire voglia di studiare composizione al conservatorio e sono felice di aver iniziato anche questo percorso più ampio.

E perché Benedetta Gaggioli diventa Beta Libre? Sono maschere anche i nomi? E mi pare che tu sia per il rompere ogni tipo di maschera o sbaglio?
Non credo che Beta Libre sia una maschera dietro cui nascondermi, anzi, è un nuovo ruolo che mi sono regalata per sentirmi più libera e mi permette di esplorare parti di me che ignoravo o tenevo nascoste perchè più oscure o scomode. Quindi è una parte della mia personalità, profonda e autentica, alla quale ho sentito il bisogno di dare un nome diverso per trovarle uno spazio, una nuova collocazione. Infatti credo che le maschere possano essere positive se ci permettono di guardarci da altri punti di vista e vivere appieno tutte le sfumature della nostra personalità. L’importante è non rimanere intrappolati in un ruolo che ci sta stretto ed essere sempre in grado di spogliarci, di distruggere e ricreare, di rinnovarci ed evolvere.

Che futuro avrà questo disco secondo te? Hai scoperto cose nuove di te o hai solo messo in pausa la tua verità? Giusto per tornare sul concetto di maschere…
Questo disco mi è servito per elaborare esperienze passate e guardare me stessa sotto luci diverse, attraverso filtri emotivi che non sapevo di possedere. È stato davvero fondamentale per la mia crescita. Un figlio tanto voluto e sofferto. Un frammento di verità cangiante e pieno di sfumature. In futuro non so dove mi porterà la mia musica ma sono molto curiosa di scoprirlo.