Biagio Accardi: un augurio dentro questo nuovo disco

È certamente un augurio il titolo: “Fai che accada”. Ma anche un’esortazione, un manifesto di benessere, anche un modo per trovarsi nella verità dentro modi di stare al mondo che rifuggono dal consumismo becero e da altrettanto beceri quanto sovversivi palliativi. Biagio Accardi pone al centro la spiritualità e la depura dal mercenario consumismo (e non solo quello materiale ma anche quello emotivo). E dentro questo disco tutto punta all’anima, non ultimo il suono…

La tua carriera è densa di obiettivi raggiunti. Ma in tema di spiritualità, di quell’universo infinito dell’io… si può parlare di raggiungimento di un obiettivo comune?
Si vanno di pari passo, la mia evoluzione spirituale e musicale si abbeverano dallo stesso pozzo: hanno sete di quella conoscenza che passa attraverso la consapevolezza e la ricerca.

Questo suono riconduce molto alla natura. Che peso ha nella scrittura? E nel suono? C’è anche il suono della natura dentro?
Quando non sono in viaggio per concerti, passo il mio tempo in un posto appartato, circondato dalla natura e immerso nel verde; contemplo le piante, respiro la brezza del mare che ho sempre di fronte e mi concedo molto tempo per meditare. Il terreno dove poggiano i miei piedi è cosparso di cristalli e fossili che hanno un’energia antica e con la loro presenza mi consentono di connettermi a qualcosa di atavico. Possiamo dire che mi “alimento con gli elementi”; che mi circondano. Sono questi gli ingredienti che contribuiscono alla realizzazione delle mie musiche, tutto concorre alla scrittura: l’osservare il movimento del sole dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, lo spuntare della luna da dietro le montagne, il roteare delle costellazioni attorno alla Stella Polare. Infine quello che della Natura più mi affascina è osservare cosa gira intorno all’uomo, che considero innanzitutto un Essere Vibrante. Ed è già attraverso questa prospettiva che cambia la nostra relazione con gli altri.

Hai mai pensato di registrare quasi esclusivamente il suono della natura e provarlo ad intonare per tessere una melodia?
C’è una vasta discografia a riguardo che ho ascoltato e metabolizzato. La natura fa sempre parte delle mie ispirazioni. La sala dove registro è situata in un luogo immerso nella natura ed è volutamente non particolarmente insonorizzata, spesso nelle registrazioni si intrufolano cinguettii di uccelli, guaire di cani o altri elementi dell’ambiente circostante, la cosa non mi dispiace! Nel brano che chiude il disco “il sogno” ho registrato anche dei rami di alloro.

Sai che ho sentito lievi tracce di rock tra i disegni di queste canzoni?
Questo sicuramente si può attribuire a due elementi, il primo appartiene al mio bagaglio musicale che è pregno anche di musica rock, uno dei compositori che stimo di più in assoluto è Frank Zappa, per esempio! Certamente l’altro motivo è il contributo di Maßimiliano Gallo che ha seguito tutte le fasi delle registrazioni. Musicista, chitarrista, Sound Designer e uno dei pionieri del postrock italiano, ad oggi abile anche in altri generi e con altri strumenti, come la viola e il violino che ha inserito in alcune tracce del mio disco, mantenendo un atteggiamento connaturato alle sonorità a lui vicine.

Il tuo “fai che accada”… è accaduto?
Accade quotidianamente ed ha molte forme e smisurate dimensioni.