Roberto Grossi: un esordio di canzoni nuove

Che belle sensazioni mediterranee dentro i colori del mondo che si aprono nel “vedere” la title track di questo disco di Roberto Grossi, i suoni natali personali di una carriera che ricordiamo soprattutto per i suoi Subbuglio! che qui in parte rievoca anche…

Si intitola “Le stelle della sera” questo primo disco di inediti personali uscito per la Volume! che tanto deve al suono digitale ma che qui non è banalmente una distesa di synth precostituiti a far da colonna portante a voce e poco altro. Anzi… qui l’elettronica colora ma con carattere qualcosa che di suo vivrebbe bene anche solo piano e voce o simili. Si pensi proprio alla title track di apertura, dove Mango e Battiato imperano nelle ombre di background (soprattutto nella scrittura della melodia vocale e nel modo di cantare la voce), ma si “guardi” (perché trovo che questo brano e un po’ tutto il disco abbia un potere assai visionario) come si disegnano mondi grazie al suono, mondi in bilico tra rinascite dopo apocalissi e qualche luce in fondo al famoso tunnel. Ma suona anche rock citando brani come “Chiama quando vuoi”, e la voce robotica a chiudere il periodo della intro (e non solo) mi piace davvero tanto… e che forza ha la scrittura di “Genova” qui forse il vero tributo alla figura artistica di Mango penalizza un poco la personalità di questo disco. Ma è davvero il brano del disco…i Subbuglio! dicevamo, che qui tornano con il singolo “Neve” che quasi risulta uguale, a colorare la voce di Chiara Buratti. Ed il viaggio è un’altra dimensione che torna nel disco, dalla giù citata “Genova” sin dentro le suadenti visioni de “I nostri fari spenti” con la partecipazione di Lorenzo Monguzzi. E non sono le uniche firme a contorno: c’è anche quella della voce di Paolo Archetti Maestri in “Ophelia” che non mi sento di celebrare come uno dei brani meglio riusciti dal punto di vista produttivo e di arrangiamento, troppo didattica ed elementare la resa finale, troppo “a filastrocca” la cadenza della strofa… troppo “pop pettinato” il modo di restituirci il ritornello, perdendo tutto quel fascino “fiabesco” che poteva avere…

E così via per un disco che sfoggia un mestiere lungo di anni, sfoggia elettronica pop fatta di tutto quel che sappiamo… c’è l’uomo che usa le macchine senza troppo coraggio. Ed è già tanto visto che ormai l’uomo viene usato dalle macchine che hanno assai più coraggio di noi… troppo spesso almeno…