Un ritratto sonoro dell’ansia: i Purple Shadows tornano con “Panic Attack”
I Purple Shadows, vincitori della 27a edizione del VideoFestival Live nella categoria “Band Originali Cantautori”, tornano sui digital store con “Panic Attack”, il loro nuovo singolo che racchiude tutta la forza di un sound ispirato al rock, al pop e al blues e la trasforma in un’avventura musicale viscerale, carica di energia.
Prodotto dall’abilità creativa di Ricky Ferranti, il brano è un ritratto onesto e sincero sulle incertezze, su tutti quei momenti di vulnerabilità che avvicinano l’ascoltatore alle proprie emozioni; una narrazione senza filtri e mezzi termini sulle fragilità che ci rendono più umani e creano un legame immediato con chi ci circonda.
Nati dall’unione tra Xaos (batterista e pianista), Trice (cantante) e Lyukes (bassista, chitarrista e cantante), i Purple Shadows hanno iniziato il loro percorso nell’estate del 2022, costruendo in breve tempo un seguito importante grazie alla loro presenza scenica e alle influenze che mescolano generi diversi in uno stile unico. In “Panic Attack”, la band riesce a condurci all’interno di un mondo fatto di ombre e luci, amore e saggezza:
«Ci sono momenti in cui tutti ci sentiamo sopraffatti – raccontano -, prigionieri dei nostri pensieri. Con “Panic Attack” vogliamo mostrare che anche queste emozioni hanno un loro suono, uno spazio, e possono essere trasformate in musica.»
Il testo si snoda in immagini che trasmettono un senso di confusione, rabbia e fragilità, mostrando i demoni interiori che minacciano di spezzare la nostra anima. Le parole iniziali – «Un mare nero nella mia testa, odio e rabbia, quello che mi resta» – racchiudono e trasmettono un senso di isolamento e tormento, mentre i versi successivi danno voce all’incertezza: «Non so se parlare, non so se gridare… Perché mi chiuderò ancora in me». Il brano procede con un ritmo incalzante che si accompagna all’evolversi delle emozioni, dove tutta la tensione si trasforma in suono, lasciando che ogni battito parli di un disagio reale, concreto e tangibile.
In un crescendo di polaroid musicali, “Panic Attack” immortala questo conflitto, l’estenuante ed incessante battaglia di chi vive un attacco di panico. La band lo descrive come un vuoto che riempie l’anima, un’alternanza tra l’angoscia di cadere e la voglia di reagire. La frase finale del pezzo, «Come sentire un vuoto, e poi cambiare, ma se mi lasci andare, provo a non tremare», è una dichiarazione cruda e sincera che evidenzia come la paura e il desiderio di liberarsi si intreccino, rappresentando un richiamo che arriva dritto a tutti coloro che, nella vita, hanno provato una grande sofferenza e sono alla ricerca di una via per risalire.
Con questo brano, i Purple Shadows offrono un esempio di autoanalisi musicale e di consapevolezza. I suoni, quasi sinestetici nella loro sospensione tra luce ed ombra, portano a galla il tema della metamorfosi e del riscatto.
«“Panic Attack” – conclude il trio – è nato dall’urgenza di dare un suono alla paura, di trasformare qualcosa di oscuro in uno spazio condiviso, dove non c’è vergogna o solitudine. È il nostro modo di ricordare che anche il dolore può essere trasformato in qualcosa di unico.»
La band, che ha già incantato il pubblico con brani come l’omonimo “Purple Shadows”, “Legame”, “Ansia Pura” e “You Mean”, ha saputo affermarsi nel panorama italiano, arrivando tra i 9 finalisti di Sanremo Rock e ottenendo un seguito crescente nelle zone di Piacenza, Cremona e Brescia. Il loro simbolo, il viola, rappresenta la fusione tra amore e saggezza, una perfetta metafora per il loro stile unico e per la loro visione artistica, che fonde sfumature diverse, ricercando il significato di ogni emozione. Con una dedizione sincera alla musica e una forte amicizia personale, i Purple Shadows incarnano il coraggio di affrontare il lato oscuro della vita e di trasformarlo in una scintilla di luce.
“Panic Attack” diventa un vero e proprio manifesto per chi, ogni giorno, cerca la luce nelle ombre; un inno per tutti coloro che lottano contro se stessi e un invito a ricercare, nella purezza della musica, un’àncora e un rifugio.