Rora: esce in radio il singolo “Gomenasai”

Laura Fatato in arte RORA, cantautrice siciliana, torna in scena con un singolo nuovo di zecca che fa sfoggio anche di un giusto orientale pensando a questo titolo: “Gomenasai” (perdonami in giapponese). Una lirica che alterna spagnolo, giappone e inglese, un brano che probabilmente deve molto a quel sapore inglese in bilico tra il pop main stream e l’alt-folk. Un ponte metaforico non solo geografico ma anche concettuale, un mantra di consapevolezza che suona bene nel riparo della sua voce.

Un brano di accettazione? Di rivalsa? Di consapevolezza di se?
Sì, è un invito ad ascoltarsi un po’ di più e a perdonarsi un po’ di più. Ci sono momenti nella vita in cui ci fermiamo a riflettere su ciò che abbiamo vissuto fino a quel momento. Ripensiamo ai nostri successi, agli errori commessi, e alla forza che abbiamo trovato dentro di noi per rialzarci ogni volta. Quindi, sì, è un invito a credere nella propria forza interiore, pur mantenendo la consapevolezza dei nostri limiti e delle cadute lungo il percorso. È un inno alla capacità umana di affrontare se stessi, di mettersi in discussione, acquisendo più consapevolezza delle proprie fragilità, ma anche dei punti di forza.

Chiedere scusa per quello che si fa o si può fare… in fondo non significa anche non sentirsi all’altezza delle sfide di questo tempo?
Quando scrivo le canzoni penso profondamente anche cosa vuol dire quel mio sentimento nella nostra epoca. Non sentirsi mai all’altezza delle aspettative è una paura che ci accumuna tutti, perché in questa epoca che stiamo vivendo, dove tutto va veloce e ci sentiamo sempre “indietro”, dovremmo perdonarci un po’ di più: un abbraccio simbolico per perdonarci degli sbagli che abbiamo fatto, e per le volte in cui non siamo stati abbastanza gentili con noi stessi.

Che poi: ma perché doverle affrontare? Nel senso: quante “competizioni” sono frutto di mode e tendenze sociali assai discutibili e non necessarie?
Tantissime. E per di più oggi più di ieri siamo bombardati tutti i giorni dalle competizioni e dagli stimoli continui dei social. Sta a noi avere quel senso critico di chiederci più spesso: “Ma questa cosa mi appassiona davvero? Mi serve davvero?”. Invece di stare a guardare quello che fanno gli altri, dovremmo conoscere un po’ meglio noi stessi per capire cosa è davvero necessario per noi e cosa ci rende davvero felici.

Che rapporto hai con il bello e l’estetica?
Per me, il bello e l’estetica sono strettamente legati all’emozione. Non vedo il bello come qualcosa di puramente oggettivo, ma come un’esperienza che tocca diverse corde. Io sono innamorata del fascino e dalle emozioni che produce qualcosa che ascolto e che vedo. Per me il bello è qualcosa di autentico, che racconta una storia, che ha qualcosa da dire, anche nella sua imperfezione.
Nel mio lavoro di cantautrice, l’estetica si manifesta non solo nei suoni ma anche nei testi. Cerco di creare qualcosa che non sia solo ‘bello’ all’ascolto, ma che provochi delle immagini e una estetica.

E questo brano che è molto sospeso, etereo a tratti… da chi prende ispirazione? Di sicuro non dal pop italiano…
Sì. Armonicamente è molto “sospeso” perché mi piaceva rendere la “tensione” che avevo dentro, ed “etereo”, perché volevo rendere la dolcezza di essere in “raccoglimento” e di chiedere “scusa” a se stessi. Io ascolto tanta musica ogni giorno della mia vita da quando ero piccola; quindi, credo che le ispirazioni siano davvero tante. In questo caso io sento un po’ l’influenza dei “Paramore”, che è una band americana che amo e seguo molto.