Dirlinger: il passato che torna dalle sembianze di passato

È un disco antico, dal mix che rispolvera sfacciatamente il bel pop all’italiana maniera ma anche qualche bella tintura di sana psichedelia anni ’70. E non c’è da aspettarsi chissà quale nuova rivoluzione: Andrea Sandroni in arte Dirlinger ci regala l’ascolto di questo “Contastorie”, disco di canzoni pulite e senza pretese, disco che nelle aperture in maggiore e con soluzioni corali mi restituisce anche una sana voglia di fanciullezza. Il tempo fa dei giri strani alle volte…

Mi incuriosisce questo moniker che sulle prime mi fa pensare a qualcosa di futuristico… e invece…
Credo che in generale l’impatto della parola arrivi prima per il suono e poi per il significato. Il nome Dirlinger trae spunto da una leggenda del folklore sudtirolese. Forse è che a volte i suoni del passato sono incastonati nell’infinito e quindi ci suonano sempre attuali, se non addirittura profetici o futuristici.

Esiste un punto temporale in cui tutto ha inizio? Esiste un momento in cui hai deciso di fermare il tempo e voltarti solo alle spalle?
Io ho sempre ascoltato tanta musica dagli anni Sessanta ai Novanta, con una predilezione per i Settanta. Anzi, per molto tempo riconosco di essermi concentrato esclusivamente sulla musica del passato. Tante di quelle sonorità però sono tornate a suonare fortemente attuali, lo vediamo anche nelle classifiche internazionali. Nei modi di scrivere, invece, sembra che una certa sensibilità tardi a riaffermarsi. Però non mi sembra di guardare esclusivamente al passato, in questo album ci sono passate delle reference che attraversano quarant’anni di musica italiana e non solo. Per non parlare delle storie di cui ho trattato, che parlano sicuramente di questioni del nostro tempo.

Che poi sinceramente ci trovo molto futuro in questo primo lavoro. Di sicuro la sintesi che piano piano stiamo tutti riscoprendo. Tu che ne pensi?
In continuità con quanto dicevo prima, la speranza è che stiamo arrivando tutti a un apogeo della fast life per cui torneremo a scegliere di rallentare e quindi a poter dare la giusta attenzione ad altre cose che magari contano di più. Alla fine di altre priorità che si spera cambino presto, magari la musica passerà dall’essere sottofondo che riempie i silenzi a colonna sonora portante di chi la vuole nella propria vita.

Mi piacciono assai gli interni che troviamo in copertina o nei video dei vari personaggi su Spotify. E li andiamo a scomodare gli anni ’70 e ’80 o sbaglio?
Eh beh, la casa in cui abbiamo girato proviene direttamente da quegli anni ed è della mia cara zia Lina che ha sempre avuto un certo gusto! Date le storie e le ‘vesti’ delle canzoni, io e i personaggi ci siamo subito ritrovati a nostro agio in quell’ambiente.

Un video ufficiale di questo disco che secondo me ha una forte potenza cinematica?
Ci stiamo lavorando. Per vederlo, non resta far altro che seguire il mio canale YouTube TELEDIRLINGER e i miei social. La cosa bella che il panorama indie è riuscita a far rivalere è la straordinaria forza delle idee, e Rita Igbinomwanhia – la stessa regista della copertina dell’album e dei canva – che ha ideato e girato il video che sarà presto disponibile lo ha dimostrato. Il video lo si potrà vedere presto.