QUANDO LA NARRATIVA PUÒ DIVENTARE REALTÀ
di Roberto Fiordi
“Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal.” È in questo modo che inizia il celebre e ben noto romanzo di Luigi Prandello, Il Fu Matia Pascal, che tratta la storia di questo Pascal che perde l’identità in quanto moglie e suocera, due autentiche vipere, avevano riconosciuto sul corpo di una persona deceduta il suo nome. Il protagonista, che intanto era partito per Montecarlo in cerca di fortuna, che poi aveva trovato giocando alla roulette, quando scopre quanto accaduto tenta di approfittare della sua situazione, e se pure tale situazione inizialmente può essergli girata vantaggiosa, andando avanti nel racconto, vivere senza un’identita, gli comporterà seri problemi.
Dunque questa geniale narrativa si è animata nella vita della signora Juana Escudero Lezcano, una donna spagnola di 54 anni che tutto di colpo si è ritrovata senza identità. Secondo documentazioni il suo corpo era stato seppellito nel cimitero del Malaga. Un errore d’identità che è andato avanti per ben 7 anni e a darle la notizia è stato un medico del pronto soccorso, dove la signora si era recata per una colica renale. Quando il medico ha scrutato nel computer si è accorto che la signora risultava morta.
La fantasia del nostro autore sicilano si è trasformata in realtà. Le difficoltà a cui dovette andare incontro il nostro Mattia Pascal per riconquistare poi la propria identità non sono state superiori a quelle che sta affrontando adesso la povera signora spagnola coinvolta in questa spiacevole vicenda.
Juana, non essendo stata in grado di contattare i parenti della signora realmente deceduta, i cui dati corrispondono esattamente ai suoi: il nome, il cognome e persino la data di nascita, si è rivolta al cimitero di Malaga chiedendo che venisse riaperta la bara perché fosse esumato il corpo e fatto il DNA. Ma le disgrazie non vengono mai da sole: al danno si unisce pure la beffa… L’atroce risposta che le è stata data è che oramai le ossa della donna morta si trovavano in un ossario in quanto nessuno aveva più pagato l’occupazione del posto.
In conclusione, la sventurata vittima ha intrapreso una lunga e risoluta battaglia legale dall’aspetto irrisolvibile. Per lo Stato lei risulta deceduta da 7 anni, ma – da come sostiene lei stessa – per le banche no. Dice che con regolarità deve pagare le sue ipoteche, i suoi debiti e persino l’assicurazione sulla vita.
Vicende nelle quali credo che nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi. Auguro alla povera Juana che la situazione possa risolversi quanto prima, in quanto, nella condizione attuale, sarebbe impossibilitata di fare qualunque tipo di documento, rinnovo patente incluso.