Allarme Mafia a Prato. Dati impressionanti sulla criminalità organizzata.
Come poteva essere facilmente auspicabile, dopo i ripetuti arresti di piccoli spacciatori – nella prevalenza extracomunitari – avvenuti nel cuore di Prato e nei suoi comuni, è stato accertato che il territorio pratese, appunto, è in mano alla criminalità organizzata. Non si tratta solo della capitale regionale del tessile ad essere in pugno alle cosche mafiose, ma l’intera regione. E sono la ‘Ndrangheta e la Camorra che in prevalenza stanno gestendo il mercato della droga, della prostituzione e del riciclaggio.
Sulla base dei dati forniti dal secondo rapporto riguardante i fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana, condotto dalla Normale di Pisa su commissione della Regione Toscana, ci stiamo trovando di fronte ad un livello 20 volte superiore alla media nazionale.
E se anche l’intera regione del centro italia si sta trovando nella situazione di avere numerose infiltrazioni mafiose, la provincia di Prato è fra quelle maggiormente compromesse, assieme a Livorno, Massa Carrara e Grosseto. Inoltre Prato si conferma il paladino del reimpiego di denaro sporco ed anche il centro logistico e strategico per lo sviluppo delle attività criminose toscane.
Due commissioni parlamentari hanno sottolineato l’elevato tasso di irregolarità che gira attorno al tessuto pratese. Contraffazione, pirateria, infortuni sul lavoro, commercio abusivo sono il quadro criminoso che dipinge la Città. Un dato che vede Prato prima città in Italia nel settore riciclaggio. Dal 2012 i livelli sono in forte evoluzione, con indici che evidenziano un aumento 20 volte superiore a quello nazionale, basti pensare che la capitale del tessile da sola sta facendo da traino all’intera regione in fatto di criminalità.
I motivi che hanno portato la Città a detenere il primato di criminalità sia sul fronte regionale che, sotto certi aspetti, anche su quello nazionale, è anche grazie alle politiche locali riguardanti l’immigrazione. L’alto afflusso di stranieri che vi si sono stanziati, come conferma l’articolo odierno di “Toscana Oggi.it” che titola: “È Prato la capitale toscana dell’immigrazione“, ha consentito sì una rivalità fra le multiple formazioni criminose – magrebine, cinesi, rumene, albanesi – ma anche una forma di convivenza pacifica fra loro e di sodalizio sul rifornimento delle armi e sul fronte d’immigrazione di clandestini.
Che Prato sia macchiata da clan malavitosi non è certo una notizia fresca e lo documentano cronache sostanzialmente abbastanza recenti, come quella di novembre del 2017 che parlava del sequestro di beni per 2 milioni di euro nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Ascione, 62 anni, originario di Torre del Greco, trapiantato a Montemurlo e da anni latitante a Tunisi (Il Tirreno Edizione Prato 09 novembre 2017).
Solo nel 2017 sono state sequestrate a Prato 7 aziende e 21 immobili, dati che hanno portano necessariamente a pensare quanto sia elevata la presenza delle attività criminose sul territorio.