Angelo Iannelli: Vasco, Venditti, The Giornalisti… e altri margini
Chissà che direbbero loro nell’ascoltare questo nuovo disco di Angelo Iannelli dal titolo “Vicini margini”. La vita è fatta di ostacoli, prove, margini da superare… e un disco in fondo è una prova dentro cui misurare il proprio tempo. E il cantautore romano in fondo prende a prestito stilemi ampiamente conosciuti, soluzioni che richiamano alla mente pilastri di genere che hanno fatto tendenza e generato nuove abitudini. Iannelli ripesca anche certi suoni, certi modi, certi arrangiamenti e ci restituisce un disco denso di personalità che però molto si mescola alla nostalgia di cose giù vissute.
Una macchina da scrivere tanto per cominciare. Perché? Sai che non ho trovato un nesso?
Ho realizzato “Vicini margini” pensando che i testi del disco siano da leggere, oltre che da ascoltare, una scelta poetica e letteraria ben precisa e debitrice verso le altre mie attività artistiche, tra cui proprio quella letteraria, dal momento che l’album è scritto seguendo una vera e propria linea narrativa e che diversi personaggi del disco sono tratti dal mio romanzo “Bar Binario” o ispirati da altri miei scritti.
Perché nell’esegesi del tuo comunicato parli di un affascinante percorso ai confini dell’esistenza? Cosa intendi di preciso?
In realtà non l’ho scritto io il comunicato, ma il disco è di sicuro un percorso ai confini dell’esistenza, in una zona di confine tra vita e non-vita.
Che poi, al contrario, ho sentito tanto calore intimo di protezione più che evasione verso confini… non trovi?
Forse è proprio il calore del margine a far sentire protetti i miei personaggi e gli ascoltatori.
Pensi che una canzone oggi serva ancora per riflettere? Da una canzone si può partire per i propri confini?
La canzone ancora oggi può e deve suscitare una riflessione, così come fanno tutte le altre forme artistiche. Non vedo perché la musica non debba farlo.
A proposito di confort zone e non di confini: lavorare con i fratelli Cosentino che suono ti ha assicurato?
Mi sono confrontato con un mondo maggiormente synth pop rispetto alle mie scelte di arrangiamento degli scorsi anni. Era un mondo che sentivo di esplorare nel momento di produzione del disco.