Attentato alle Torri Gemelli, tutta una bufala? Un’astuta bugia americana? E se dietro l’attentato dell’11 settembre 2001 avesse colpa l’America?
Il programmato crollo delle Twin Towers
Una legge emanata in America il 4 luglio del 1966, che tutela la libertà di informazione e il diritto di accesso agli atti amministrativi, chiamata con il nome di “Freedom of Information Act“, ha concesso a giornalisti e ricercatori l’accesso alla lettura di molti documenti riservati e coperti da segreti di Stato, e da ciò pare siano sorte realtà diverse, o non del tutto attinenti, ai fatti ufficialmente raccontati sull’entrata in guerra nel ’41 da parte degli Stati Uniti.
Dalla rilettura dei documenti a disposizione degli storici, sembra che siano emerse testimonianze sconcertanti, secondo le quali l’attacco del 7 dicembre 1941 a Pearl Harbor, da parte dei giapponesi che provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti, pare che fosse un qualcosa che prima o poi sarebbe dovuto accadere per forza. Un qualcosa studiato a tavolino. Era palese la volontà statunitense di entrare nel conflitto che oramai si era instaurato a partire dal 1939 nell’altra parte del mondo.
E l’ipotesi si valorizzaa molto anche tenendo conto del fatto che l’America, nel settembre del 1940, aveva realizzato un sondaggio dove chiedeva alla popolazione se fosse stata d’accordo di fare entrare il Paese in guerra e l’88% dei cittadini aveva risposto di no. Ed inoltre, a prescindere da tutto, che bisogno avrebbe avuto di chiedere il parere alla popolazione di entrare in guerra quando l’America ne era completamente al di fuori, se dietro a tutto ciò non ci fossero stati interessi economici e d’immagine?
Grazie al Freedom of Information Act, pare sia stato rivelato che già il 7 ottobre del 1940, negli ambienti politici americani, girasse un bollettino firmato Arthur McCollum, capitano di corvetta ed esperto dei costumi giapponesi. Tale bollettino sembra che contenesse un piano che facesse riferimento a creare le condizioni necessarie che avrebbero spinto il Giappone a reagire.
Ed infatti, chissà come mai, il 7 dicembre del 1941, accadde qualcosa d’inaspettato (si fa per dire…). 350 aerei partirono dalle portaerei giapponesi per andare a bombardare – senza un apparente motivo – le flotte navali americane. E quell’assalto viene ricordato come “L’Attacco di Pearl Harbor“.
Un attacco micidiale dove il bollettino fece la conta di 2403 morti e 1178 feriti. E l’opinione pubblica americana, a quel punto, cambiò opinione. Tutti vollero che l’America distruggesse il Giappone e i suoi alleati. Ed ecco sorgere il dubbio che il potere dei giganti della Terra abbia saputo modificare l’opinione pubblica servendosi della sfera emotiva. Ma dietro a questo scellerato attacco nipponico ci stanno seri motivi.
Quanto detto è ovviamente il resoconto alternativo a ciò che viene fatto leggere sui banchi di scuola. Inoltre la versione ufficiale esclude qualsiasi coinvolgimento da parte dell’eletto presidente statunitense, Franklin Delano Roosevelt, scelto dal popolo anche grazie alle proprie dichiarazioni che mai avrebbe spinto il Paese in quella guerra, ma i documenti rinvenuti successivamente mettono in discussione anche questo fatto.
Un esempio potrebbe essere quello che il presidente Roosevelt era stato informato da ben otto fonti diverse – da quanto viene riportato – del pericolo imminente di un attacco giapponese. Ma, nonostante questo, non fece assolutamente niente per mettere in sicurezza le flotte americane, probabile bersaglio dell’attacco nipponico, e neppure aveva proclamato lo stato di allerta.
Ma ne è valsa la pena sacrificare tante vite umane per tale scopo?
Evidentemente sì per l’America, perché le avrebbe comportato esorbitanti vantaggi. Entrare in un conflitto oltre oceano avrebbe voluto dire, non solo non avere contese in casa propria (e anche questo era un vantaggio non da poco), ma anche essere certi di vincere la guerra, dopo avere studiato gli avversari, e vincere la guerra avrebbe voluto dire – come poi è stato per l’America – fare in modo che vadano al potere nei paesi perdenti politiche affini e in sintonia con lei. E ciò avrebbe voluto dire anche quasi governare questi paesi.
Inoltre, a guerra vinta, i vantaggi sono anche quelli della conquista di territori e la spartizione degli appalti in essi per la ricostruzione di quanto è stato distrutto dalla guerra.
E non è finita, anzi, entrare in guerra avrebbe voluto dire anche, per i paesi produttori di armi – fra cui gli Stati Uniti in testa – aumentare la produzione delle armi e quindi far decollare tali industrie e il suo tornaconto. Far decollare il tornaconto di un’industria tanto importante come quella delle armi significava anche far crescere il benessere economico del Paese, e quindi l’occupazione e la disponibilità di denaro in circolazione.
Sono stati buoni motivi che hanno permesso di giustificare l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America al costo di oltre 3500 vite umane sacrificate fra morti e feriti…
Fatta questa premessa, sarebbe da spostare il calendario a 60 anni dopo, al maledetto martedì 11 settembre 2001, dove negli Stati Uniti persero la vita ben 2996 persone e oltre 6000 rimasero ferite. È una mattina come tante altre a Manhattan, con la monotonia di ogni giorno, gente che si sta dirigendo al lavoro, altra già in opera. Sono le 8.45 (ora locale) quando il volo AA11, partito da Boston, si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center. In un primo momento chiunque pensa che si sia trattato di un incidente, se non fosse che poi, 17 minuti più tardi, un secondo aereo partito anch’esso da Boston, il volo UA175, va a schiantarsi contro l’altra Torre Gemella, mentre la diretta televisiva sta riprendendo.
Il mondo capisce allora che anche il primo impatto non si è trattato di un incidente. Ma pur avendo diramato l’allarme, alle 9.37 il volo American Airlines 77, si schianta contro il Pentagono. Passa poco meno di mezz’ora e un quarto aereo avrebbe voluto probabilmente colpire la sede del Congresso se non fosse stato per l’eroico gesto dei passeggeri che sono riusciti ad evitarlo, facendo schiantare il Boeing 757 in aperta campagna, a Shanksville, in Pennsylvania.
Si scoprirà in seguito che gli attentati furono indetti da un’organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica denominata Al Qaida, un movimento sunnita paramilitare terroristico con a capo Bin Laden. Ma a questo punto viene da chiedersi, perché questi attentati? A quale scopo? Una mattina questi attentatori si svegliano e attaccano così, senza motivo, il gigante del mondo? Un po’ come fu fatto dai samurai prima dell’entrata in guerra dell’America.
Inizialmente tutti credettero che due aerei sarebbero stati in grado di abbattere le Torri Gemelle con la sola collisione, è accaduto poi che nel tempo sono sorti alcuni dubbi. Per molte persone, infatti, ci sono tante circostanze contraddittorie che non corrisponderebbero alle spiegazioni fornite dalle Autorità Statunitensi e dalla Commissione 11-9 designata dal Parlamento. Si parla infatti, di testimonianze che asseriscono di avere udito, o visto, esplosioni nelle Twin Towers qualche istante prima che venissero colpite dagli aerei.
Del resto, se ci pensassimo bene, sarebbe da domandarsi come possano due aerei far fondere così rapidamente tutto l’acciaio che sorreggeva la Torri? E per arrivare a tanto bisognerebbe che il calore avesse raggiunto temperature elevatissime, forse inqualificabili. Ed invece le Torri sono venute giù come pere cotte.
Anche il pompiere Richard Banaciski non si è fatto scrupoli ad ammettere: «C’è stata un’esplosione. Sembrava come alla televisione quando fanno saltare gli edifici. Sembrava che si muovesse tutto intorno come una cintura, tutte quelle esplosioni». Ed anche l’assistente Capo dei Pompieri, Stephen Gregory, ha confermato quanto detto dal collega: «Pensavo, prima che la seconda crollasse, di aver visto dei lampi nella parte inferiore. Ho visto come un flash in corrispondenza dei livelli bassi dell’edificio. Avete presente come quando demoliscono un palazzo?».
A queste versioni se ne aggiungono ancora altre di tutt’altro genere. Ci troviamo di fronte a quanto ha sostenuto l’organizzazione 911Truth [org ndt] sul fatto che molto probabilmente siano stati gli Stati Uniti ad avere orchestrato un avvenimento di questo tipo per giustificare l’invasione di Afghanistan ed Iraq, cosi come la riduzione delle libertà personali ai propri cittadini attraverso l’introduzione del Patriot Act.
Sono in molti a credere anche che l’intelligence Pakistana abbia collaborato con la Cia ed Al-Qaeda per le considerevoli somme di denaro trasferite al dirottatore Mohammed Atta nei giorni precedenti l’11 Settembre. Anche Bin Laden fu tenuto sotto sorveglianza durante la sua cura in un ospedale militare di Peshawar, in Pakistan, nei giorni avanti gli attentati dell’11 settembre.
E dunque, se venissero confermate certe accuse (mai accadrà per opportunismo) sarebbe da prendere in considerazione con chi il Mondo ha a che fare. Con gli “Happy days” della morte d’innocenti.