Basato in ITALIA: Sonic Sorcerer Panoram CONDIVIDE il singolo ‘What It Means’.
Originario e residente a Roma, si sa poco altro di Raffaele Martirani, il misterioso anticonformista dietro Panoram. Ha fatto parte del progetto Amen Dunes per l’ultimo decennio, girando ampiamente negli Stati Uniti e in Europa con la band, esibendosi in rinomati locali e festival come Primavera Sound, Pitchfork Festival, Roskilde, Koko a Londra e il Teragram Ballroom a Los Angeles.
Con lo pseudonimo Panoram , ha pubblicato su etichette come Firecracker, Running Back e la sua Wandering Eye che sfuggono agilmente alla classificazione di genere, danzando giocosamente nel loro ecosistema intriso di synth. La sua discografia è una raccolta in silenziosa crescita dei suoi esperimenti eclettici carichi di un assortimento di incisioni stilistiche: troverai pop astratto, esperimenti classici, lounge nebuloso, synth detuned, cyborg funk e molto altro. Qualunque cosa tu ascolti, resiste alla categorizzazione e sarà probabilmente un ascolto labirintico con un pizzico di maliziosa autocoscienza. “What It Means” catturerà i fan di luminari dell’IDM come Squarepusher e Aphex Twin, così come coloro che amano la synthwave più lenta del genere di Vangelis.
“What It Means” è un testo sconcertato e sogno ad occhi aperti cupo. Un arpeggio snello si insinua dentro e fuori dai filtri attorno a un ritmo pigro e trascinato, trascinando l’ascoltatore lungo una nuvola fluttuante di bolle sonore. Campioni vocali insipidi che suonano come guide cartografiche generate dall’intelligenza artificiale aleggiano intorno all’ascoltatore per tutta la canzone, serpeggiando tra gli strati di sintetizzatori, con il ritornello “D’altra parte, non capisco sempre cosa significa” che sottolinea la natura gentile ma minacciosa della canzone. In egual misura cerebrale e giocosa, e completamente accattivante, “What It Means” invita gli ascoltatori a svuotare la mente, ma a tenere i caschi ben allacciati.
Panoram ha dichiarato: “Stavo condividendo una sala prove a Brooklyn quando ho registrato questo pezzo. È un brano piuttosto psichedelico e folle. Ricordo di essere rimasto incantato dal suono di quel basso sintetizzato per un paio di giorni. Sembrava un buon suono per una parte con una sorta di atmosfera incerta. La batteria e le parole sono arrivate dopo. Volevo che la noia della voce ti inseguisse per tutta la canzone. Mi piace molto giocare con le voci trovate e creare una sorta di dissonanza cognitiva con la musica, come se suoni e parole provenissero da luoghi separati”.