Beppe Cunico: visioni di domani, suono rock di altri mondi
Quel passato epico di grandi stili eleganti e visionari, quel rock progressivo che piano ha lasciato spazio ad una dimensione di pop ruvido e orchestrale decisamente più alto e internazionale. Come insegna la storia di Peter Gabriel o quella di Phil Collins. Da qui si parte per capire le radici di Beppe Cunico che ci regala un secondo lavoro di inediti anche dentro una bella release in vinile ottimamente curata come suo solito. “From Now On” è un rock distopico di vedute ricche di luce e di rinascita sul domani che ci attende. Fate un giro in rete, i suoi video come piccoli scrigni preziosi…
Cosa resta secondo te oggi del prog anni ’70?
Una eco di energia positiva, di ispirazione a fare musica senza confini. Positività verso la vita, fatta di messaggi costruttivi. Una voglia di continua ricerca, dove improvvisazione e passione ti portano a superare i confini.
E perché un tempo era quello il “pop” italiano? Che situazione culturale e sociale lo determinava?
Per noi eccellere era la normalità. In molti campi riuscivano ad insegnare agli altri come fare le cose, non per vanto, ma per istinto: musica, tecnologia, arte, design, cultura, cucina…. Al fianco della canzone melodica avevamo Area, PFM, Orme, Banco, Ivan Graziani, The Trip, New Trolls, Alan Sorrenti, solo per citarne alcuni. Tra crisi energetica, anni di piombo, politica sempre più collusa, si voleva creare una luce, che la musica la voleva cantare. E noi sapevamo come fare vera Musica.
E tu che confessi provenire da li con l’ispirazione, che cosa riporti dentro “From Now On”?
Fare quello che mi piace, svincolato da mode del momento. Creare un viaggio senza confini, dove l’ispirazione e la passione creano qualcosa di magico. Sicuramente imperfezioni ci sono, ma l’importante è aver creato qualcosa che ad ogni ascolto ti emoziona, sia credibile, altrimenti non serve a niente.
Ha senso dirti che forse del passato ritrovo più tracce prima che in questo secondo disco?
Sicuramente. PLH&S é stato un tributo ai miei eroi, alla musica che mi ha cresciuto, mentre adesso sono molto più Beppe Cunico. Quando ho iniziato a suonare la batteria ero in pieno periodo New Wave, quindi il mio background si è arricchito del prog pop degli ‘80 e questo si fa sentire in FromNowOn. Anche se devo dire che sono sempre in evoluzione e la mia è una continua crescita. Ho già in cantiere il terzo album e sarà ancora diverso, pur sempre mantenendo le mie origini.
Tutti te lo chiedono e restiamo affascinati sempre dall’ottimismo: non hai paura nel credere che domani sia migliore visto le guerre e il declino imperante che cavalca?
I bollettini giornalieri di questo periodo stanno diventando una ferita sempre più difficile da ricucire e la negatività, l’assenza di ideali nei giovani è sempre più presente. La pazzia dell’uomo sta superando ogni previsione. Nel mio piccolo cerco di diffondere un messaggio costruttivo, dove l’essere umano può e deve sovvertire le sorti. La mia paura è che non si riesca a trovare dei nuovi leader capaci e carismatici che portino dialogo e costruzione, abbandonando ego, avidità e cinismo, che sta dilagando in questo momento. Perciò, nel mio piccolo, grido a tutti che qualcosa si può fare.
E la musica? Non ti fa paura l’AI?
La musica è sempre meno suonata e più programmata. C’è un appiattimento verso il basso preoccupante. Anche se nel mondo underground c’è del buono. E l’AI potrebbe portare danni molto seri alla creatività, se non la si usa responsabilmente. Ma come già visto, le conseguenze delle nuove tecnologie possono sfuggire di mano e porvi rimedio sarà sempre più difficile. Mettere un freno é impossibile, ma spero sempre nel risveglio umanistico delle persone, ad un ritorno al passato di dialogo reale e al classico “primo bacio”. Era bellissimo. Ed è, forse, la nostra ultima speranza.
Scusatemi ma sono un inguaribile romantico.