BLUFF PER LA FAVORITA. MALEDIZIONE NON ESORCIZZATA. PUNIZIONE MERITATA. L’INCUBO DELLA COPPA RESTA.

di Roberto Fiordi

CardiffAl Millennioum Stadium i “campionissimi” d’Italia hanno battuto un nuovo record, quello delle finali perse.

L’amaro in bocca a migliaia di tifosi che hanno dovuto assistere a una Juve deludente allo stadio di Cardiff. Il tifo bianconero era giunto al Millennioum Stadium carico e speranzoso che la propria squadra del cuore, dopo le ottime prestazioni che l’hanno vista protagonista nel campionato di serie A, in Coppa Italia e persino nella massima competizione calcistica europea sino alla finale, riuscendo a superare scogli duri come il Barça e il Monaco, riuscisse nell’intento della triplete. E invece no.

Dopo un primo tempo abbastanza equilibrato fra le due formazioni, finito in parità 11, il secondo tempo è stato nettamente a senso unico. La squadra di Massimiliano Allegri è arrivata a subire più gol in questa gara che in tutta la competizione europea.

La squadra torinese ci credeva, e ci credevano pure i suoi tifosi che in migliaia avevano raggiunto la loro squadra fino in Galles. Lo stadio gallese, che ospita 70mila spettatori, era gremito di tifosi, per la maggior parte italiani, che prima dell’inizio partita, durante l’annuncio ai microfoni dei successi realizzati dal Real Madrid in Champions League, avevano dato vita a un fragore di fischi.

Una partita seguita da tutto il mondo. Una competizione ad alto regime. Una squadra, quella di Allegri, tifata da molti: addirittura l’intera Catalunya si era fatta a strisce bianconere. Contrariamente il capoluogo toscano, gli eterni rivali della Juventus, non ha potuto che festeggiare il poker d’assi firmato dalla squadra spagnola guidata dall’ex juventino Zinedine Zidane che – forse per scaramanzia, o forse per accendere ancora di più la sfida – aveva indossato la casacca “viola”, come quella, appunto, della Fiorentina.

Amare le parole dell’indiscusso portiere numero uno italiano, Gianluigi Buffon, che ha guadagnato prestigio in tutto il mondo, ma che si è visto soffiare sotto il naso il prestigioso Pallone d’oro da chi è andato per ben due volte a segno nella sua porta, Cristiano Ronaldo: «È una grande delusione», ha ammesso il portiere della Juventus nel post partita a Premium Champions. «Pensavamo di aver fatto tutto il necessario per vincere questa finale. Abbiamo fatto un grandissimo primo tempo dove abbiamo messo alle corde il Real, abbiamo corso tantissimo a abbiamo avuto l’approccio giusto ma non siamo riusciti a concretizzare».

La Juventus ai primi minuti di gioco si è spinta in avanti mettendo in allarme la squadra avversaria. Sembrava che il vento soffiasse a favore della squadra italiana. Il primo quarto d’ora è stato quasi tutto a favore della Juve, che al 7′ riesce a impensierire la squadra di Zidane con un tiro dal limite di Pjanić che ha costretto l’estremo difensore spagnolo, Navas,  a una spettacolare parata in tuffo.

La coppa sembrava già essere in volo per l’Italia, ma già al 15′ il Real ha iniziato a tirare su la testa e a spingersi più in avanti. La pressione alta della squadra non permetteva più di far ragionare i ragazzi di Allegri. Ed ecco che al 21′ , una combinazione con Carvajal, con passaggio di prima a Cristiano Ronaldo, tiro rasoterra al volo verso la porta difesa da Buffon, la palla che viene sporcata dalla gamba di Bonucci che inganna l’estremo difensore bianconero, porta il Real sull’1 a 0.

Una doccia fredda che sveglia la squadra torinese. Passano soltanto 7 minuti che su sponda di Higuain in acrobazia Mandzukic perfora la porta difesa da Naves. Un gol da copione: Bonucci crossa obliquamente in avanti sulla fascia laterale dell’area spagnola verso il brasiliano Alex Sandro, che al volo la mette dietro a Higuain, che a sua volta, senza che la palla tocchi terra, la porge di prima verso Mandzukic, che la stoppa di petto e la tira in rovesciata alle spalle dell’estremo difensore del Real.

Le squadre vanno negli spogliatoi con il punteggio di parità: 1 a 1.

Il secondo tempo è tutto del Real Madrid. Il mister del Real, Zidane, negli spogliatoi ha spostato il baricentro della squadra 20 metri più avanti, un’ottima tattica per riuscita a schiacciare definitivamente la squadra di Allegri nella propria metà campo.

Al 63′ arriva il vantaggio degli spagnoli con un gol quasi fotocopia del primo, a parte la distanza. Conclusione da lontano di Casemiro, deviazione dello juventino Khedira e palla in rete. 2 a 1.

La Juventus resta stretta nella morsa dello stellare gioco del Real. Invece di reagire come come avrebbe dovuto fare da prestigiosa squadra come è, la squadra di Allegri diventa più insicura, s’inibisce, si fa più vergognosa; e infatti un’ingenuità difensiva permette a Cristiano Ronaldo di portare la propria squadra a 2 lunghezze dalla Juve. 3 a 1.

 Sembrerebbe che non ci fosse più storia, che la partita fosse già chiusa, ma è Marcelo del Real che travolge tutti portando a 4 i gol spagnoli al 90′. Un meritato 4 a 1 per la squadra di Zinidine Zidane, su una squadra che le maledizioni sulle finali di Champions non sono state esorcizzare.

Ma per esorcizzare tali maledizioni sarebbe giunto il momento di cambiare gioco quando la Juventus deve andare all’estero. Se anche la Juve era fiduciosa del meritato 3 a 0 nei confronti dell’altrettanta squadra stellare spagnola che si chiama Barcellona, si deve rendere conto che si è trattato solo di una partita, perché molto probabilmente se ne giocasse altre con il Barça risultati come quello dell’11 aprile scorso non li otterrebbe più.

Il gioco un po’ all’italiana, con il baricentro basso, tendente al difensivo, non sempre può funzionare. Per vincere è necessario che la squadra tiri in porta e per farlo deve spingersi in avanti, come hanno fatto ieri i ragazzi di Zidane. Il rischio è alto, ma in tali occasioni una squadra deve scendere in campo per vincere una finale e non per difendere un risultato.

Los Merengues (come viene definita la squadra del Real per il colore delle magliette) lo hanno capito ed è quello che hanno fatto.

Può capitare di perdere, di prendere anche tanti gol, ma quando una squadre come la Juve si trova ad aver a che fare con squadre come il Real, chiudersi in difesa – come abbiamo avuto modo di constatare – vuole dire “suicidarsi“.

In tali situazioni, dopo un primo tempo da giudicarsi alla pari sul piano qualitativo del gioco, ma con il finale un po’ più dalla parte degli spagnoli, negli spogliatoi l’allenatore avrebbe dovuto cambiare le combinazioni in campo, come ha fatto il Real Madrid, e portare la squadra più in avanti, in modo da sorprendere anche l’avversario con la possibilità di metterlo più in difficoltà. E se anche non subito all’inizio della ripresa, ma almeno a secondo tempo inoltrato.

Così è andata e non può che restare alla squadra di Allegri la speranza per il prossimo anno. La squadra c’è, il commissario tecnico lo stesso, quindi non resta che mettersi sotto a lavorare.