CASTELLO DI LARI, FANTASMI IN TOSCANA
di Roberto Fiordi
È sicuramente affascinante per molti – grandi e piccoli – immergersi con la mente in quelle storie occulte che hanno il sapore del misterioso. Storie che hanno a che fare col soprannaturale e la magia nera. In quelle leggende che hanno, o che possano avere, un fondo di realtà, dove il trascendente e il misticismo ne sono i protagonisti. Ed ecco affacciarsi, dietro a tante storie e a tante leggende, vere e proprie strutture o luoghi spettrali. E l’Italia si dice che sia un paese pieno di luoghi come questi.
Castelli, rocche, vecchi borghi, antiche abazie abbandonate, ville e complessi diroccati, persino luoghi esterni come possono essere boschi e giardini, nascondono inquietanti presenze. E la Toscana è una regione ricca di ville, castelli e fortezze infestate. Sono moltissime le storie – vere o presunte – che si raccontano oramai da intere generazioni, intorno a questa regione, sul conto di strane apparizioni, terrificanti presenze e grida disumane.
E grida disumane, sono quelle che in molti dicono di avere più volte udito echeggiare per tutta la valle a Lari, in provincia di Pisa. E pare che si tratti delle strazianti urla di disperazione della povera Gostanza da Libbiano, una cosiddetta strega buona.
Secondo quanto di lei si dica, è stata ospite delle tetre prigioni sotterranee (chiamate Inferno) del Castello di Lari, per essere stata sottoposta a un’indagine dalla Santa Inquisizione, che la sospettava di stregoneria e di pratiche occulte. Nella realtà, la donna era un’anziana signora che dopo essere rimasta vedova si era trasferita a Libbiano e in seguito a San Miniato, praticando il mestiere di levatrice e guaritrice. Ed erano molte le persone che si rivolgevano a lei per essere curate. Gostanza era un’esperta di pratiche curative con le erbe: quelle che oggi chiameremmo cure omeopatiche.
E fu proprio a San Miniato che nel novembre del 1594, fu sottoposta al processo inquisitorio, nel corso del quale la donna, sicuramente logorata dalle torture e dal carcere, si sentì costretta a confessare di aver avuto rapporti carnali con satana, di avere preso parte al sabba e per di più di avere praticato malefici contro i propri compaesani.
Prassi piuttosto comune all’epoca che un individuo prevalentemente solo, in questo caso Gostanza, facile bersaglio delle sofferenze comuni, attiri a sé sospetti della comunità e finisca nelle mani di una sofferente giustizia ecclesiale. La sofferente permanenza nel carcere del Castello di Lari fece impazzire la donna, che quando fu riconosciuta la sua innocenza non fu più in grado di riacquistare le proprie capacita mentali.
Il fantasma della donna pare che ogni tanto si aggiri nella cella che l’ha custodita per moltissimo tempo, e a come sono in molti a testimoniare, le proprie grida disperate giungono a valle.
Ma oltre al fantasma di Gostanza, pare che nel Castello se ne aggiri anche un altro. Si tratta del fantasma di Giovanni Princi, detto il Rosso della Paola, un uomo tenuto rinchiuso in una cella sotterranea per le proprie idee politiche e ritrovato morto la mattina del 16 dicembre 1922 con una corda al collo. Ci sono moltissimi dubbi che si fosse trattato di suicidio. Nel suo corpo furono rinvenuti segni di percosse.
Le prime persone a dare testimonianza della presenza di Giovanni Princi sono stati l’ex guardiano del castello e la sua famiglia. Essi hanno affermato che la notte del 15 dicembre di ogni anno il fantasma di Rosso della Paola è tornato a manifestarsi al Castello.
Storie vere o presunte non lo sappiamo, sappiamo però che l’antico Castello di Lari ha una lunga storia alle spalle, che oltre ad averlo visto conteso per lunghe e sanguinose battaglie fra Firenze e Pisa, quando passò dimora stabile della famiglia Vicari, al proprio interno fu istituita la sede del tribunale, furono fatte apposite stanze di tortura, dove uomini e donne venivano sottoposti a veri e propri supplizi, tramite appositi strumenti, al fine di estorcere le loro confessioni.
Quindi l’affascinante e, al tempo stesso, agghiacciante Castello di Lari ha un passato al suo interno fatto non soltanto di splendore come potrebbero essere le sue stanze, ma soprattutto di sofferenza e di morte; che ancora oggi i visitatori, con i propri occhi, hanno la possibilità di poter vedere – attraverso visite guidate – i luoghi che sono stati teatro di disumanità, a partire proprio dalla “strega buona”, Gostanza da Libbiano, da cui hanno tratto un film.
Il carcere fu chiuso definitivamente nel 1934.