CATTURATO IL KILLER DELLA STRAGE DI CAPODANNO A ISTAMBUL. È UN MILIZIANO DELL’ISIS
Il volto tumefatto e sanguinante, è come si presenta nelle foto che hanno fatto il giro di tutto il mondo, dopo la cattura da parte della polizia turca, Abdulgadir Masharipov, il killer che la notte di Capodanno ha ucciso 39 persone al night club “Reina” di Istanbul. Il 34enne attentatore era legato al Daesh. Fermate con lui altre persone.
È stato un raid dell’antiterrorismo turco a fermare la notte del 16 gennaio 2017, alle ore 23.00, il 34enne cittadino uzbeko autore della strage di Capodanno in Turchia rivendicata dall’Isis, per la prima volta in lingua turca. Secondo quanto riportano le informazioni turche, l’uomo si trovava nella casa di un amico, ritenuta un covo dell’Isis. La cattura è avvenuta nel quartiere di Esenyurt, nella parte europea della metropoli sul Bosforo; un quartiere già noto alle cronache perché in passato era divenuto un luogo dove l’autoproclamato Stato Islamico aveva trovato terreno fertile per piantre le proprie radici.
Al momento della cattura, Masharipov era in compagnia – secondo i media turchi – del figlioletto di 4 anni e di altre 5 persone, anch’esse finite in manette perché ritenute affiliate a una cellula jihadista dell’Isis. Il piccolo, invece, è stato affidato ai servizi sociali, come già era accaduto alla sorellina di 1 anno e mezzo dopo l’arresto della madre avvenuta la settimana scorsa.
Il piano del terrorista prima dell’arresto, era di fare ritorno in Siria da cui era venuto prima di trasferirsi, circa un mese fa, a Konya, un luogo della Turchia fortemente radicalizzato. Le ipotesi sono che immediatamente dopo l’attentato, Masharipov si fosse rifugiato nel quartiere di Zeytinburnu sempre a Istanbul, per poi spostarsi nel più sicuro Esenyurt.
Il governatore di Istambul, Vasip Sahin, ha reso noto che il killer di Capodanno ha confessato il proprio crimine costato la vita a 39 persone al night club sul Bosforo.
Abu Mohammed Khorassani è il nome in codice dell’attentatore uzbeko, nato nel 1983 e addestrato in Afganistan. Parla 4 lingue. Durante l’interrogatorio Masharipov ha cofessato che il suo vero obiettivo era un altro, Piazza Taksim, se non fosse stata la costatazione dell’impossibilità di oltrepassare le misure di sicurezza appostate a farlo ripiegare sul Reina. E sarebbe potuta essere quasi sicuramente una catastrofe assai peggiore.
Le autorità turche stanno cercando adesso di ricostruire i legami e le coporture che possono aver permesso al terrorista di fuggire e restare nascosto per più di due settimane. Intanto, lo stesso, pare intenzionato a collaborare con la giustizia turca e a rispondere alle domande.
C’è voluta una settimana prima che le forze dell’ordine turche fossero in condizione di identifivarlo con certezza e rendere nota la sua identità e c’è voluta un’altra settimana, o poco più, prima che riuscissero ad arrestarlo. Secondo quanto ha riportato il quotidiano turco Hurriyet, a condurre gli agenti alla cattura di Masharipov è stato un suo amico che viveva nel luogo dove il killer aveva trovato riparo e proprio seguendo lui sono stati in grado di trovare il covo.
Certamente non è stato un’operazione tanto semplice dare la caccia a un uomo fantasma. La cattura del latitante ha richiesto un massiccio impiego di forze dell’ordine. A distanza di 17 giorni dall’attentato, oramai molti si aspettavano che Masharipov avesse trovato riparo già in Siria.