Celebrazione del “Giorno della Memoria”

 

26 gennaio 2024 – Nella mattinata di oggi, presso la Prefettura di Prato, si è svolta la celebrazione dedicata al “Giorno della Memoria”, organizzata anche con il contributo dell’Ufficio scolastico provinciale e del Club Soroptimist di Prato, alla quale hanno partecipato numerose Autorità civili, militari e religiose nonché molti giovani studenti della città. La cerimonia ha preso avvio con il discorso introduttivo del Prefetto, dott.ssa Adriana COGODE, cui hanno fatto seguito i saluti ed ringraziamenti della Presidente del Soroptimist Club, dott.ssa Beatrice Grassi. “Sono trascorsi ben 79 anni dalla liberazione di Auschwitz del 27 gennaio 1945” ha esordito il Prefetto “ma non si è affievolita la forza della memoria né tantomeno la consapevolezza di dover restare attenti, scrupolosamente rigorosi nel respingere ogni forma di vicinanza alla violenza razziale”. “Rammento che la nostra Carta Costituzionale” ha aggiunto la dott.ssa Cogode “per i fondamentali principi che proclama, esprime la radicale negazione dell’universo che ha condotto ad Auschwitz, l’antitesi più netta. La Repubblica italiana e la sua Costituzione sono il baluardo perché tutto questo non possa mai più avvenire”. Il Prefetto ha terminato l’intervento dando lettura di un brano tratto dal diario di Corrado Capecchi, insignito della Medaglia d’onore nel 2012, che nacque e visse a Carmignano. Gli appunti venivano scritti da Capecchi la sera, dentro la baracca, al termine dei lavori forzati nel Campo di concentramento di Wietzendorf nella Bassa Sassonia, dove fu detenuto dal 25 settembre 1943 al 12 aprile 1945. Un vero inno alla libertà, alla speranza, in un quadro di sofferenza ed oppressione in cui quest’uomo con grande dignità, come tantissimi deportati italiani, hanno vissuto per anni. Si è tenuta poi la tradizionale cerimonia di conferimento della “Medaglia d’Onore” che il Presidente della Repubblica concede a cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e che per la provincia di Prato è stata consegnata, tramite i suoi familiari, al Sig. Volpi Alvaro: cittadino carmignanese catturato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 dalle truppe tedesche e deportato nel lager 11° A, in Sassonia, dove rimase prigioniero dal maggio del 1944 fino alla sua morte, avvenuta nell’aprile del 1945 tra le braccia di un amico commilitone. “Nell’intento” – come sottolineato dal Prefetto – “di esprimere il valore della Memoria non soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte, ma delle tante azioni eroiche che in quel tempo sono state compiute e che è bene rammentare ed onorare”, l’evento ha dato spazio inoltre alla commovente storia dal titolo “Madre Cecilia Vannucchi: il dono di sè”, raccontata dalla ricercatrice storica, dott.ssa Gianna Guasti. Una storia, poco conosciuta, avvenuta tra le mura di questa città di cui fu protagonista la religiosa che, negli anni bui della seconda guerra mondiale, aprì le porte del Conservatorio di San Niccolò di Prato a rifugiati politici, ebrei e sfollati. Perché la commemorazione potesse alimentare, anche nei giovani, l’interesse alla riflessione ed all’approfondimento dei valori della democrazia, ed in particolare quello della fratellanza, della solidarietà e della tolleranza, intesi quali veicolo dello sviluppo della persona umana e della crescita della coscienza civica, è stata coinvolta anche una delegazione del Conservatorio San Niccolò, del Convitto nazionale Cicognini e la Presidente della Consulta provinciale degli Studenti. Due studentesse del Conservatorio, attraverso la proiezione di alcune immagini, hanno ripercorso la storia di Madre Cecilia, illustrando gli spazi ed luoghi più significativi che diedero ospitalità ai rifugiati, mentre la Presidente della Consulta degli Studenti, Angelica Mariani, ha contributo a rinnovare la memoria di quel tragico ed oscuro momento storico sottolineando “l’importanza di organizzare incontri e momenti comuni di narrazione nonché di riflessione con il mondo della scuola , in modo tale da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e dell’intera Europa. Riflettere “sull’errore” per evitare di sbagliare nuovamente”. La cerimonia è stata inoltre intervallata dalle appassionate esibizioni musical, sapientemente eseguite dalle studentesse e dagli studenti del Convitto nazionale Cicognini che hanno, prima, suonato il brano Vihuda leolem teshev e poi intonato, a conclusione della manifestazione, la commovente canzone, divenuta anche uno dei simboli più toccanti dell’olocausto, che riguardò più di un milione e mezzo di bambini uccisi dai nazisti, dal titolo “Gam gam”.