«Chi volete che vi rilasci, Barabba o Gesù chiamato il Cristo?»
«Chi volete che vi rilasci, Barabba o Gesù chiamato il Cristo?» sono le parole di Ponzio Pilato riportate nel Vangelo secondo Matteo, ed è una citazione ripresa non per santificare qualcuno ma semplicemente per fare una metafora e dire che gli attuali pm, se venissero messi di fronte ad una scelta analoga sul dover mettere in carcere Jack lo squartatore (altra metafora) o Matteo Salvini, molto probabilmente sceglierebbero quest’ultimo a prescindere da tutto.
L’articolo in oggetto non vuole entrare assolutamente nel merito politico, bensì sul demerito legislativo, e a dimostrazione di quanto sopra detto ci sono i fatti: nel dicembre di tre anni fa, per esempio, furono scarcerati 2 scafisti nordafricani colti a traghettare ben 230 clandestini, con la motivazione di «reato occasionale», mentre per l’attuale ex Ministro dell’Interno c’è il pericolo che si possano aprire le porte del carcere, e che rischi una condanna fino a 15 anni di reclusione, per aver – come sottolinea lui – “difeso i confini e la sicurezza del proprio paese“.
«Chi volete che vi rilasci, Barabba o Gesù chiamato il Cristo?» Ben lungi dall’idea di paragonare Salvini a Gesù Cristo, ma ci può stare un’analogia fra i due casi .
È lo stesso ex Ministro dell’Interno a rivelare, alla trasmissione Fuori dal Coro condotta da Mario Giordano, che è stato trasmesso al presidente del Senato il via libera a procedere per valutare la colpevolezza di Matteo Salvini di reato di sequestro di persona aggravato per avere, nella sua qualità di Ministro dell’interno, privato della libertà personale 131 migranti trattenuti per diversi giorni a bordo della nave militare Gregoretti, lo scorso luglio, abusando in questo modo dei suoi poteri. E a firmare il documento è stato il dottor Nicola La Mantia, presidente del Tribunale dei Ministri, sezione reati ministeriali, senonché iscritto a Magistratura Democratica.
Lo stesso segretario federale della Lega, nella stessa trasmissione, ha voluto inoltre puntualizzare che la Magistratura Democratica è la corrente di sinistra dei magistrati italiani e che, pur essendo una cosa legittima sulla carta, un magistrato che si trovi a giudicare i cittadini e che si possa dire di sinistra o di destra, lo preoccupa.
Ed ecco adesso, anche i suoi ex alleati pentastellati, a suo tempo consapevoli e accondiscendenti del veto posto alla nave militare Gregoretti di approdare nelle coste italiane, trovarsi favorevoli al sì sull'”autorizzazione a procedere contro di lui”.
E così, il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, rischia una condanna anche fino a 15 anni di carcere per aver difeso la Nazione dall’invasione di clandestini provenienti in gran parte dall’Africa.
Difendere il proprio paese dall’arrivo di clandestini, starebbe a significare anche difendere l’Italia da un ulteriore incremento di criminalità, già in doviziosa presenza per conto proprio nel Bel Paese. In ogni modo, ciò non sta a dire che tutte le persone a bordo dei barconi siano criminali già alla partenza, tuttavia, una volta approdati nelle nostre coste, tali soggetti, privi di soldi e d’identità, si trovano ad essere fantasmi per la società e quindi facili prede per la delinquenza.
Ognuno di loro è un “Mattia Pascal” del Pirandello, ovverosia collocato fuori dal flusso dell’esistenza: senza documenti e senza identità e di conseguenza privo di eventuali diritti e assistenza; perciò facilmente reclutabile dalla malavita.
E sono cose che i magistrati sanno meglio di ogni altro, e perciò chi potrebbe garantire la tutela del cittadino se non lo Stato?, ed è quello che il senatore, Matteo Salvini, ha fatto quando ricopriva la carica di Ministro dell’Interno, riuscendo almeno in parte nel suo lavoro; ed oggi arriva il tribunale dei ministri di Catania che lo vorrebbe sbattere in prigione, pur andando contro l’interesse del Paese, anche dal punto di vista finanziario. A questo punto sarebbe, non utile ma doveroso, che venissero alla luce le vere intenzioni di questi magistrati e soprattutto se dietro a tutto ciò ci fossero altri scopi, in modo tale da poter arrivare a condannare il o i veri colpevoli.