Dall’Ucraina a San Patrignano. Andrea Cisternino ha raccontato ai ragazzi della comunità la scelta di non abbandonare il suo rifugio per animali nonostante la guerra

“Siamo stati fortunati che i russi non siano mai entrati nel rifugio, ma non avrei mai abbandonato gli animali e chi era con me a loro protezione”. Andrea Cisternino, italiano titolare di un rifugio per oltre 400 animali vicino Kiev che non ha abbandonato nonostante la guerra, oggi si è raccontato in comunità ai ragazzi di San Patrignano. “La paura e i momenti di sconforto ci sono stati, ma ci siamo fatti forza a vicenda, razionando sempre più le scorte di cibo per fortuna avevamo fatto prima dello scoppio della guerra, a cui però sinceramente non credevamo”.

E invece il 24 febbraio sono iniziati a passare i primi caccia sopra il rifugio in direzione dell’aeroporto di Hostomel e il conflitto si è materializzato: “Nonostante questo non potevo abbandonare gli animali che avevo salvato e per cui avevo già fatto tante battaglie. Non l’ho fatto per coraggio, ma per amore. Il Governo italiano ha più volte tentato di portarmi in salvo, ma quello che volevo erano solo viveri e acqua per gli animali. Siamo arrivati a bollire l’acqua piovana pur di aver qualcosa da bere, ritrovandoci circondati dai carri armati russi. Per fortuna il 2 aprile l’arrivo dei primi aiuti umanitari e in quel momento ho scoperto che i russi si erano ritirati dalla zona e finalmente sentirci in salvo”.

Una testimonianza molto toccante e davvero apprezzata dalle ragazze e ragazzi presenti che ha toccato l’apice quando Andrea ha ricordato le persone vicine a lui venute a mancare: “Non dimenticherò mai Igor, marito di una volontaria del rifugio che dopo le prime settimane era riuscito a venirci a trovare, colpito un giorno da infarto, e Yana, amica animalista uccisa da una bomba. Fra gli animali l’unica perdita è stata quella di Palma, una cagnolina morta di paura nel suo box allo scoppio delle prime bombe”.

Ad accompagnarlo a San Patrignano anche il pesarese Giacomo Lucchetti, motociclista e animalista che da quest’anno corre indossando una tuta vegana e che organizza ogni anno “pieghe pelose”, un motoraduno a sostegno dei canili più bisognosi di Italia: “Sono molto orgoglioso di indossare la prima tuta vegan che evita quindi l’utilizzo di pelli di animali e quindi causa di morte e sofferenza. Mi auguro possano essere sempre più i piloti che faranno questa scelta”.