Detenuta a Rebibbia uccide figlio. Madri in carcere: cosa ne è dei figli? E cosa ne sarà? Perché anche loro detenuti?
Drammatiche le condizioni carcerarie di un minore, colpevole di avere una madre detenuta
Torna a fare discutere la situazione delle carceri italiane. Torna a fare discutere dopo il dramma accaduto ieri, 18 settembre 2018, al carcere di Rebibbia a Roma, dove una donna di 31 anni, tedesca, e detenuta per spaccio di droga, ha scaraventato i suoi due figli – uno di 4 mesi e l’altro di 20 – dal pozzo delle scale. Il primo non ce l’ha fatta, il secondo è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Sono ancora da chiarire quali siano state le ragioni che possono avere spinto una madre a compiere quel folle gesto. Secondo quanto è stato possibile apprendere da fonti interne al carcere, la donna aveva già manifestato alcuni disagi psichici, lo testimoniano relazioni scritte anche da parte degli agenti della polizia penitenziaria.
La donna si trova in carcere dall’agosto scorso con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. La mattina aveva trascorso il suo tempo libero in giardino con altre madri detenute e all’ora di pranzo si stava dirigendo con i propri figli a mensa. A quel punto è avvenuta la tragedia. La detenuta ha preso i suoi due figli e li ha scaraventati giù nel vuoto dalle scale.
Il più piccolo – una femmina – non ce l’ha fatta a sopravvivere, mentre il bambino più grande è stato trasportato d’urgenza all’ospedale pediatrico Bambino Gesù e, secondo il bollettino dell’Ospedale, pare abbia riportato un grave trauma da caduta con danno cerebrale severo.
Di fronte a un dramma come questo, e non solo, ci sarebbe da domandarsi se la legge fa veramente bene a condizionare la vita di un minore – già in tenera età – alla dura vita di un carcere purché stia con la propria madre?
Queste innocenti creature sono costrette sin da piccolissime a dover vivere una condizione di assoluto disagio dietro le sbarre di una cella, fra le grida dei detenuti, fra i rimbombi delle porte blindate e quelli delle grate, fra la ripetute perquisizioni, e i continui colloqui. Situazioni che con buone probabilità potrebbero andare ad intaccare la sua sfera cerebrale, la sua psiche. E che ne sarà di lui quando crescerà?
La legge italiana prevede che lo Stato non sottragga mai ai genitori il loro prezioso ruolo se non esistessero motivi estremamente seri ed importanti. L’interesse da salvaguardare a tutti i costi è il benessere dei figli che vanno assolutamente protetti […] In carcere però, quale educazione potrebbe essere insegnata a questi minori?
Anche la richiesta avanzata in Italia di aumentare gli Istituto a Custodia Attenuata Madri (icam), quanto potrebbe servire se poi una madre dovesse perdere la testa, non vivendo in ogni modo una situazione di libertà, ed arrivare a fare un altro gesto come questo?