DI NUOVO UN KO PER L’EUROPA. ANCHE QUESTA VOLTA SEMBREREBBE PER MANO ISLAMICA
Nel giorno più bello per i francesi, 14 luglio, durante i festeggiamenti per la ricorrenza della “presa della Bastiglia (1789)“, la tragedia. Un camion di 18 tonnellate di peso e lungo 15 metri si è immesso nella Promenade des Anglais a folle velocità travolgendo e uccidendo adulti e bambini che stavano assistendo allo spettacolo pirotecnico dei fuochi d’artificio.
Mohamed Lahouaiej Bouhlel, è il nome dell’autore della carneficina avvenuta giovedì 14 luglio 2016 intorno alle 22.30 sul lungomare di Nizza, che è costata la vita a 84 persone, fra i quali molti bambini e al ferimento di altre 200 circa, molte delle quali gravitano in precarie condizioni di salute. Il folle gesto è stato poi neutralizzato dall’intervento della polizia francese che ha freddato l’attentatore all’interno del bolide bianco con colpi d’arma da fuoco dopo che questi aveva compiuto uno slalom lungo la strada più popolosa di Nizza a una velocità di 80 chilometri all’ora, falciando quanti si erano trovati davanti.
Da più di un anno a questa parte la Francia sta vivendo nel terrore degli attentati di matrice islamica fondamentalista, un po’ per la sua posizione politica a livello mondiale e un altro po’ per la fumettistica satirica che va a sfidare temi troppo caldi per i fedeli di Allah. La risposta per la satira troppo pesante la ricevette il 7 gennaio dello scorso anno quando due individui entrarono nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e uccisero 12 persone. Da quel momento in Francia c’è stata un’escalation di attentati sventati e non, come quello di Parigi del 13 novembre 2015 e adesso questo di Nizza. Di quest’ultimo resta ancora da chiarire i legami che possa avere avuto Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autore dell’attentato, con l’Isis.
Il profilo del 31enne killer, nativo tunisino ma residente a Nizza, viene delineato da alcuni testimoni un essere solitario, con seri disturbi psichici. Un mussulmano non praticante, poco avvezzo alla frequentazione delle moschee. Si dice che quest’anno non abbia nemmeno rispettato fino in fondo il Ramadam. Un soggetto instabile, burbero, sgarbato, che non rispondeva mai al saluto, depresso, soprattutto dopo la separazione dalla moglie. Un tipo con piccoli precedenti, che dal 27 gennaio si trovava in libertà vigilata.
Il fatto di essere un soggetto poco avvezzo alle pratiche religiose islamiche fa sorgere dubbi che Mohamed Lahouaiej Bouhlel possa essere stato un soldato dell’Isis. Stessa cosa la rivendicazione dell’autoproclamato Stato Islamico che è giunta dopo oltre 30 ore dall’attentato e non subito, tramite la propria agenzia d’informazione Amaq: «L’autore», a quando ha riferito l’agenzia, «è uno dei nostri soldati». Non è di fuori che questo messaggio possa trattarsi di sola propaganda. E non sarebbe nemmeno la prima volta. C’è la possibilità che l’Isis abbia atteso che nessun altro gruppo terrorista si sia fatto avanti per poi muovere i propri passi. La risposta, però, a certi dubbi la dà – almeno in parte – il Califfato, rivelando – come riporta Tgcom 24 – che “l’Isis non organizza” ma si limita “a instillare lo spirito terrorista”. In ogni modo, fino adesso, tutto il materiale rinvenuto nell’appartamento dell’attentatore, nel cellulare, come nel camion di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, lasciano moltissimi dubbi sulla sua adesione all’ideologia islamista radicale. Anche i suoi vizi eretici, profani nei confronti della religione, come l’alcol e le donne, possono far pensare poco che questi potesse essere stato un fedele di Allah. Ma gli atteggiamenti assunti da Mohamed Lahouaiej Bouhlel prima del sacrificio sono lo specchio delle dottrine che i reclutatori di kamikaze assolvono su chi ingaggiano. Per ottenere il perdono di Allah è indispensabile sanare tutti i debiti che il suicida può avere, è ciò che insegna la scolarizzazione del kamikaze. Ed è una cosa che l’attentatore prima di morire ha fatto. Prima della strage ha sanato tutti i suoi debiti. E Per farlo ha dovuto vendere la sua auto acquistata di recente. Ha messo in regola l’iscrizione scolastica dei tre figli, nonostante si fosse separato dalla moglie nel 2012.
A 5 settimane dalla chiusura degli Europei 2016, dove sotto minaccia attentati il Paese d’Oltralpe è rimasto blindatissimo, le forze dell’ordine, sentendo la minaccia del pericolo ormai allontanata, hanno abbassato la guardia ed è stato allora che la Francia è stata colpita e messa a tappeto. L’uomo a bordo del tir ha aggirato la polizia con la semplicissima scusa che stava trasportando gelati. Da altre fonti vicine alla polizia, emergono dettagli su quanto accaduto e fanno sapere che il franco-tunisino era stato notato già da prima perché aveva tenuto fermo il suo camion per una decina di ore sulla strada principale di Nizza, senza che ci fosse stata una sola guardia che si fosse degnata di raggiungerlo e pretendere spiegazioni.
Nella tragedia che è maturata da questa vicenda, i pieni riconoscimenti vanno a 3 eroi che hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri. Il primo riconoscimento va al motociclista che a bordo della sua moto coraggiosamente si è fatto avanti affiancando il camion, tentando poi di aprire la portiera dalla parte dell’autista, ma è stato raggiunto e ucciso dagli spari della pistola del franco-tunisino. Questa è la ricostruzione rilasciata dal giornalista free-lance tedesco, Richard Gutjahr, che dal terrazzo della propria stanza ha assistito a tutto e ha ripreso con la telecamera. Il secondo è Gaetano Moscato, un pensionato torinese di 71 anni che ha perso la gamba sinistra per salvare i propri nipoti di 13 e 18 anni. Il terzo eroe è un passante, che ha cercato di salire sul camion attaccandosi alla portiera. Anche qui il conducente del mezzo ha impugnato l’arma e lo ha spinto fuori. Questa operazione ha fatto comunque in modo che il camion rallentasse e quindi ha facilitato l’intervento dei tre agenti accorsi, che hanno fatto esplodere una cinquantina di colpi all’altezza della cabina del bisonte, riuscendo a freddare il killer.
Intanto continuano ad uscire nuovi particolari sulla strage del 14 luglio. Indagando sul franco-tunisino, secondo la stampa britannica, non confermata, sembrerebbe che questi abbia inviato ai familiari in Tunisia circa 100 mila euro prima dell’attentato. Se una cosa del genere venisse accertata, sarebbe misteriosa – forse – la provenienza di tutto quel denaro giacché l’uomo finanziariamente non se la passava del tutto bene.
E inoltre, dalle indagini sul suo telefonino è emerso che Mohamed Lahouaiej Bouhlel, pochi minuti prima di entrare in azione, ha inviato un sms a una persona già sospetta e tenuta sotto custodia della polizia, al quale chiedeva di portare “più armi”.
Dalle indagini sono emersi altri possibili complici dell’attentatore, posti in stato di fermo. Inoltre, sembra che la ragnatela che collega gli ipotetici complici del killer, sfori anche in Italia e arrivi al tacco dello Stivale, in Puglia.
La Digos del capoluogo pugliese sta indagando su alcuni cittadini di nazionalità tunisina residenti a Bari che risulterebbero essere entrati in contatto con l’attentatore di Nizza. A coordinare le indagini è il il procuratore aggiunto Roberto Rossi, magistrato antimafia. Sono stati aperti molti fascicoli d’inchiesta per verificare i passaggi sospetti dal porto di Bari. Sono inoltre emersi sospetti che la città di Bari sia diventata una base logistica per fare da supporto a foreign fighters.
Forse non ce ne stiamo rendendo conto, ma ci stiamo trovando in guerra e il Califfato sta vincendo. Una guerra diversa. Una guerra strategica, dove non ci sono obiettivi precisi da colpire e tanto meno dai quali difendersi. Essi attaccano vigliaccamente ovunque ci sia la possibilità. E a rimetterci sono i cittadini comuni. C’è il timore che di questo passo finiranno per avere la meglio loro. Certo è che non dobbiamo farci sottomettere, e la Francia, nazione virile come si trova a essere, starà sicuramente studiando le contromosse da prendere.