Distanti ma vicini, Montemurlo celebra la festa patronale della Croce in diretta Tv. Il sindaco Calamai: «Una tradizione molto sentita dalla comunità che speriamo possa essere di buon auspicio per la fase 2 dell’emergenza Coronavirus»
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Celebrazioni in forma ridotta. La Croce ha lasciato la Pieve di San Giovanni Decollato ed ha raggiunto il tabernacolo del Campo Santo, secondo la tradizione luogo del miracoloso ritrovamento. Nella chiesa del Sacro Cuore celebrazione della Messa a porte chiuse
Nonostante l’emergenza e le restrizioni imposte dal Coronavirus, oggi 3 maggio Montemurlo ha rinnovato la tradizione della festa patronale della Santa Croce. Alle ore 16, accompagnata dal parroco del Sacro Cuore, don Gianni Gasperini, la preziosa croce astile del 1300 ha lasciato la Pieve di San Giovanni Decollato alla Rocca ed è stata eccezionalmente caricata su un furgoncino, sul quale ha raggiunto il tabernacolo del Campo Santo sulla via Montalese. Nessuna folla di fedeli quest’anno ha salutato il passaggio della Croce lungo le strade della vecchia Montemurlo. I montemurlesi hanno omaggiato la loro croce dai balconi, dalle finestre, lungo le strade, facendo attenzione a non creare assembramenti, e in moltissimi hanno seguito la diretta di Tv Prato. In studio, insieme al direttore della Tv, Gianni Rossi, era presente, in veste di commentatore, Giuseppe Forastiero, vice sindaco e assessore alla cultura, che ha aiutato a capire meglio il valore e la storia di questa festa così sentita.
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«La Santa Croce è per Montemurlo un simbolo di unione, un momento nel quale tutta la comunità si unisce e si riconosce da secoli. A lei il popolo di Montemurlo si è rivolto in occasione di carestie, siccità, pestilenze, momenti di difficoltà. – spiega il sindaco Simone Calamai – Per questo come amministrazione comunale abbiamo fortemente voluto che la festa, che quest’anno cade proprio di domenica, si potesse svolgere e potesse essere seguita, seppur a distanza, da tutti i cittadini. Spero che la celebrazione possa essere di buon auspicio per affrontare con senso di responsabilità e coscienza la fase 2 dell’emergenza sanitaria ». Hanno collaborato alla realizzazione dell‘evento, oltre al Comune di Montemurlo, la Pro-loco Montemurlo, la parrocchia di Montemurlo e l’associazione Il Borgo della Rocca. Una festa insolita, silenziosa e solitaria, vissuta con commozione, con il pensiero rivolto a chi sta soffrendo, ai malati, alle loro famiglie, a chi non ce l’ha fatta, a chi ha continuato a lavorare in questi mesi così difficili stando in prima linea per fronteggiare l’epidemia, come medici e infermieri, a chi vive un momento di grande preoccupazione per la perdita del lavoro e per l’incertezza della ripresa economica.
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« La Santa Croce è la concretezza del desiderio di pienezza e di abbondanza di vita – spiega nella sua omelia Don Gianni Gasperini, durante la messa che si è svolta a porte chiuse nella chiesa del Sacro Cuore. – Nella Croce riconosciamo un segno che va al di là dei nostri progetti. Prima del Coronavirus eravamo più distratti, ma le circostanze hanno scardinato i nostri piani: è un risveglio della coscienza, è il grido che fa ripartire il nostro cuore e fa svegliare il nostro lato umano. La croce ci dice che si può arrivare all’abbondanza di vita, alla resurrezione passando dal deserto». La messa è stata officiata in forma solenne alla presenza del parroco di Bagnolo Don Gildas e di Fornacelle don Jarek. In chiesa, oltre al sindaco Simone Calamai, erano presenti il comandante della Tenenza dei carabinieri di Montemurlo, Quintino Preite, l’ispettore della Polizia Municipale, Stefano Grossi e il presidente della Pro-loco, Giorgio Voria. La Croce, come da tradizione ,rimarrà fino al prossimo 10 maggio alla chiesa del Sacro Cuore e la prossima domenica rientrerà nella Pieve di San Giovanni Decollato, accompagnata da una cerimonia, che quest’anno si svolgerà in forma ridotta alla sola presenza delle autorità.
Prima di arrivare alla chiesa del Sacro Cuore, la Croce ha fatto un’unica tappa al tabernacolo del Campo Santo, lungo la via Montalese, luogo del miracolo ritrovamento dopo il trafugamento del 1326. Da qui la Croce è stata seguita a piedi dal sindaco Calamai e dal comandante della Tenenza dei Carabinieri, Quintino Preite.