FESTA DI PADRE PIO: I MIRACOLI CHE NON SONO MAI STATI RACCONTATI
Prato – Il 23 settembre del 1968, moriva nel Convento di San Giovanni Rotondo, San Pio da Pietralcina, il frate delle stigmate, dei poveri, dei malati e degli oppressi. Il Santo dei miracoli, fu autore di uno straordinario anche il 25 settembre, due giorni dopo la sua morte,quando apparve il suo volto, sul vetro della finestra della cella al primo piano (che é il secondo dell’edificio) alle ore 8.50 del mattino di quel mercoledì di fine settembre di lì a qualche ora dopo,e nel pomeriggio dello stesso giorno,alle 17,ampiamente documentato da una serie fotografica.
Chi gridò al miracolo fu la signora Formenter di Torino, che stanchissima per le lunghe ore di attesa in fila per dare l’ultimo saluto al “santo frate”, si allontanò e si incamminò verso un sentiero che costeggiava il lato meridionale del Convento annesso alla Chiesa, diviso da un muro alto circa quattro o cinque metri, sul quale,un pittore del posto aveva dipinto le stazioni della Via Crucis. Dall’altra parte del muro, quasi sul ciglio della scarpata c’era un grosso sasso dove la signora di Torino, si sedette e qui, alzando gli occhi al cielo, fu attratta da una luce che rifletteva l’ombra del volto di Padre Pio sul vetro della quartultima cella, quella di Padre Pio e da cui il frate si affacciava per salutare i fedeli con il suo fazzoletto bianco.
Anche la signora Vittoria Califano, moglie del maresciallo di pubblica sicurezza del Commissariato di San Severo, era in fila quel giorno e suo marito si precipitò nel Convento, chiedendo di verificare che nella cella non fosse in atto uno scherzo . Fu accompagnato da un monaco e insieme ispezionarono la stanza e lui stesso verificò che il vetro della cella non era stato manomesso. Ridiscesero insieme,ma di lì a poco,un boato risuonò tra la folla riunita nel piazzale antistante tra la Chiesa e il Convento,nuovamente era apparsa l’immagine di Padre Pio.
Correva l’anno 1944 e Nicola de Vincentis, il capostazione di San Severo, un centro agricolo ai piedi del Gargano, un mattino non riusciva ad alzarsi dal letto e la testa gli ciondolava. Fu chiamato urgentemente il medico curante Giacomo Pazienza che non riuscendo a capire l’origine precisa di quella malattia,fece un consulto veloce con altri colleghi e di comune accordo,decisero che il malato doveva essere ricoverato a Roma nel reparto di neurologia del professore Cerletti.
La diagnosi fu “polineurite”, una patologia del sistema nervoso periferico, che richiese un ricovero in ospedale per circa sei mesi,trascorsi i quali e migliorate le sue condizioni quel tanto che gli permettevano di camminare con le stampelle,il Capostazione fece ritorno a San Severo. Qui, nel Convento dei Cappucini,sul viale che costeggia la Villa,c’era tra i frati,Padre Placido Bux, confessore di Padre Pio,che appena ricevuta la notizia del ritorno di Don Nicola(così era conosciuto in paese), andò subito a trovarlo e passato un po’ di tempo gli propose di andare da Padre Pio.
Nell’immediato dopoguerra San Giovanni Rotondo era un paese difficilmente raggiungibile,la corriera non arrivava al Convento, c’era un bel tratto di strada da percorrere a piedi,e all’esitazione di Don Nicola,che temeva di cadere,perché ancora malfermo sulle gambe,il frate lo rassicurò promettendogli che lo avrebbe portato in braccio. E così accadde,a un certo punto della strada,Padre Placido si caricò Don Nicola sulle spalle e arrivarono sul sagrato della Chiesa Santa Maria delle Grazie,dove c’era ad attenderli Padre Pio.
–“O guaglió ti aspettavo”-,don Nicola stordito e commosso,lasciò le spalle del frate e si avvicinò con le stampelle a Padre Pio cercando di baciargli le mani,ma Questi,con una rapida mossa gli sferrò sul petto un pugno e,il capostazione invece di cadere, miracolosamente rimase in piedi,mentre Padre Pio diceva parole di incoraggiamento miste a preghiere e benedizioni.
Da quel giorno don Nicola abbandonò le stampelle e riprese la sua vita di sempre,andò in bicicletta benissimo fino a novant’anni e si spense serenamente a più di cento. Questo miracolo fu messo per iscritto e inviato all’Ufficio del Vaticano per la “beatificazione” di Padre Pio.
fonte Stamp Toscana