GIULIO REGENI, UNA LETTERA ANONIMA SPIEGA CHI L’HA UCCISO, MA LA PROCURA DI ROMA VUOLE VEDERCI CHIARO. A OGGI LA VERITÀ?

di Roberto Fiordi

Il quotidiano italiano “La Repubblica” ha ricevuto mail in cui viene spiegato chi è stato a uccidere il giovane ricercatore italiano, Giulio Regeni, e in quale maniera lo ha fatto. Il mittente di queste mail è un anonimo, che si spaccia per una persona appartenente alla polizia segreta egiziana. Tuttavia, se per il quotidiano le fonti sono attendibili in quanto riportano nel dettaglio le torture subite dal giovane friulano e particolarità sulla morte, che solo chi è a conoscenza dei fatti potrebbe sapere, la Procura di Roma, che adesso è in possesso di tutto il materiale, dà l’Alt. Vuole andarci cauta.

Secondo quanto scrive l’anonimo informatore, il sequestro di Giulio Regeni avvenne per ordine del generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e Dipartimento investigativo di Giza. Prima del sequestro sembra che abbia fatto mettere sotto controllo sia la casa della vittima che i suoi spostamenti. Il 25 gennaio, a seguito del sequestro Regeni, per ordine dello stesso generale, il giovane ricercatore friulano fu trattenuto nella sede del distretto di sicurezza di Giza per oltre 24 ore.

Secondo le indiscrezioni dello stesso anonimo su Repubblica, il giovane, durante il sequestro, venne picchiato e torturato di fronte  al rifiuto di parlare dei suoi legami con i leader del sindacato dei lavoratori egiziani in assenza di una rappresentativa dell’Ambasciata italiana.

Le torture applicate su Giulio Regeni non sono state sufficienti a farlo parlare, pertanto tra il 26 e il 27 gennaio fu trasferito in una sede della Sicurezza nazionale a Nasr City per ordine del ministro dell’Interno Magdy Abdel Ghaffar. Sono durate per ben tre giorni le torture su Regeni ma non sono state capaci di farlo parlare. Allora, di fronte all’ostinazione del ragazzo, il generale Ahmad Jamal ad-Din, incaricato sul caso dal ministro dell’interno, ha disposto l’ordine di trasferimento del giovane friulano in una sede dei Servizi segreti militari a Nasr City perché venisse interrogato da loro.

In questa sede le torture si sono fatte ancora più pesanti su Regeni sino al punto di portarlo alla morte. Le vessazioni sul ragazzo non si sono fermate nemmeno davanti alla morte se si pensa, a quanto scrive sempre l’anonimo sulle mail, che la salma fu messa in una cella frigorifera dell’ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che venisse presa una decisione sul da farsi.

 È stata così convocata una riunione fra Al Sisi, il ministro dell’Interno, i capi dei due servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la Sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja e da questa riunione è stata presa la decisione di far apparire il delitto come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada.

Questa è la versione dell’anonimo scritta sulle mail a Repubblica, ma ci sono delle contrarietà dagli esami autoptici fatti sul corpo di Giulio Regeni.

Per oggi è fissato l’incontro a Roma fra i vertice per il caso Regeni. All’incontro partecipano due magistrati e tre ufficiali di polizia egiziani, i colleghi della Procura della Repubblica di Roma e gli investigatori dello Sco e del Ros che seguono il caso.

Gli inquirenti egiziani sono giunti a Roma con un dossier di ben 2000 pagine, oltre a foto e video che ritraggono in più occasioni Giulio Regeni, da consegnare agli investigatori italiani che possono essere utili a valutare se l’Egitto si è seriamente messo a disposizione per risolvere il caso o se continua a coprire la verità. E dalle parole del ministro Gentiloni sembra esserci in ballo anche i buoni rapporti diplomatici fra i due paesi.


1. Immagine fonte Google