In Sala Banti il consiglio comunale congiunto Prato – Montemurlo per non dimenticare la deportazione di rom e sinti e ribadire i valori di democrazia e pace
Si tratta del terzo consiglio comunale congiunto, il primo a Montemurlo. Si doveva celebrare in occasione del Giorno della Memoria ma è stato rinviato a causa della pandemia. Ricordati anche gli scioperi del marzo del 1944. Il sindaco Calamai:« Lo stesso spirito di resistenza che troviamo oggi in Ucraina»
Per la prima volta il consiglio comunale straordinario e congiunto dei Comuni di Prato e Montemurlo si è svolto nella Sala Banti di piazza della Libertà a Montemurlo. È la terza volta che i due consigli comunali si riuniscono per dare maggior valore e solennità alla celebrazione del Giorno della Memoria. Nel gennaio 2020 al Museo del Tessuto a Prato le sorelle Bucci avevano raccontato l’esperienza della deportazione, nel 2021 la seduta si era svolta a distanza causa pandemia e oggi, 15 marzo i consiglieri si ritrovano finalmente in presenza. Un’occasione preziosa per ribadire l’importanza della memoria e dei valori di libertà e democrazia, come ricorda il sindaco di Prato, Matteo Biffoni «Questo Consiglio Comunale straordinario è oggi più che mai necessario ed attuale. La libertà, la pace, i diritti non sono mai scontati. Ce lo siamo ripetuti tante volte, in questo momento è lampante. E allora continuare a impegnarsi insieme, con un Consiglio congiunto, per la Memoria e per ribadire i nostri valori democratici condivisi è più di un simbolo, è un dovere». La seduta è stata aperta dalla presidente del consiglio di Montemurlo, Federica Palanghi, che sottolinea:« Montemurlo e Prato, a 77 anni dalla liberazione di Auschwitz, ancora una volta si ritrovano insieme per ricordare e commemorare tutte le vittime della Shoah e delle persecuzioni nazi-fasciste». Per il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai:«La memoria oggi corre agli scioperi del marzo del 1944, quando anche le fabbriche di Prato, ancora occupate dai tedeschi e dai fascisti, fermarono la produzione per la Germania. Giorni, quelli di 78 anni, che somigliano molto al marzo di oggi in Ucraina. Un momento di resistenza e orgoglio patriottico contro la violenza e la sopraffazione. La democrazia, infatti, è tensione, non è una meta raggiunta per sempre, ma è un cammino continuo nella storia ed è per questo che è importante fare memoria».
Un consiglio comunale congiunto che ha voluto accendere con forza l’attenzione sul tema di una deportazione poco conosciuta e talvolta sottaciuta, quella di rom e sinti. Nel lager di Auschwitz –Birkenau ne furono uccisi 23 mila. “Porrajmos”, come spiega Luca Bravi dell’Università di Firenze, è una parola che nella lingua dei Rom significa “divoramento” e che è l’equivalente nell’uso comune di Shoah od Olocausto.« Il giorno della Memoria deve servire per riflettere sul pregiudizio di oggi verso rom e sinti, che purtroppo non è mai stato smontato. – dice Bravi – . Se oggi conosciamo la vicenda della deportazione di rom e sinti lo dobbiamo alla voce ebraica di tantissimi testimoni come Piero Terracina, Luigi Sagi che hanno permesso di poter tornare a raccontare questa pagina di storia, che rischiava di scomparire per sempre». Anche la famiglia di Eva Rizzin dell’Università di Verona fu deportata nei lager nazi-fasciti, come lei stessa racconta:«È importante dare spazio alle narrazioni delle comunità rom e sinte. Io vengo da una famiglia sinti di origine tedesca che subì la deportazione nazista e fascista ad Auschwitz e in Italia. Serve sviluppare una riflessione critica su quello che è l’antiziganismo oggi e sui meccanismi del razzismo, basti pensare che le ricerche europee ci dicono l’83% degli italiani nutre sentimenti di avversione verso rom e sinti. Dunque, dobbiamo passare da Auschwitz, elaborare il passato per affrontare il presente». Anche per il presidente del consiglio comunale di Prato, Gabriele Alberti, la memoria va declinata nel presente:« Una deportazione di cui si parla poco sia perché non molto conosciuta sia perché di difficile discussione, in quanto nell’immaginario comune è tutt’ora presente un’accezione negativa nei confronti dei rom, sinti e caminanti legata a problematiche che esistono. Questo momento è un modo per approfondire quella Memoria provando a declinarla nel presente, a livello scolastico e ponendo attenzione sui motivi per cui esistono ancora i pregiudizi e sul perché è importante parlarne. Parliamo di passato guardando all’attualità»
Hanno preso parte al consiglio straordinario congiunto anche Enrico Iozzelli del Museo della Deportazione di Prato, Senada Ramowski studentessa ed Ernesto Grandini, presidente dell’Associazione Sinti di Prato.