LA MORTE DI NICCOLÒ CIATTI SAREBBE POTUTA ESSERE STATA ANCHE COLPA MIA…
di Roberto Fiordi
«[…] Tra la folla nessuno ha mosso un dito per aiutarlo, una cosa vergognosa. Sarebbe bastato che qualcuno gli avesse risparmiato quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato». Sono state le comprensibili e amare parole, intrise di rabbia, rilasciate dal padre del povero Niccolò Ciatti, il ragazzo assassinato in Catalogna. Tuttavia tali affermazioni potrebbero essere messe anche in discussione.
Non certo a una persona come me che dista circa un migliaio di chilometri da dove si è verificato il dramma può essere attribuita la colpa del pestaggio che ha provocato la morte del 22enne fiorentino Niccolò Ciatti, ma penso io neppure a chi si trovava lì presente ad assistere al massacro senza essere intervenuto…
Dire che la morte di Niccolò Ciatti sarebbe potuta essere stata anche colpa mia, vuole semplicemente fare capire a chi si chiede come mai la folla non sia intervenuta, che se mi fossi trovato anch’io presente alla discoteca ‘St.Trop’s’, a Lloret De Mar, la notte fra venerdì 11 e sabato 12 agosto, quando si è consumata la tragedia, penso che non avrei preso l’iniziativa d’intervenire in difesa dello sventurato per non rischiare di subire la stessa malasorte del povero giovane di Scandicci; la stessa considerazione – credo io – passata per la testa a tutti i presenti.
Non è assolutamente facile per persone perbene come lo era Niccolò, che ha perso la vita in quella che sarebbe dovuta essere una serata di divertimento e allegria, mettersi contro 3 cani mastini assetati di sangue come lo sono stati quei russi di 20, 24 e 26 anni, esperti – parrebbe – di arti marziali. L’accusa, casomai, sarebbe giusta rivolgerla verso la discoteca, che per adesso è stata chiusa e posta sotto sequestro, dove nessun buttafuori si è fatto avanti.
Lo sfogo di Luigi Ciatti su tutte le televisioni, che condanna l’apatia dimostrata dalla calca di giovani che sono rimasti fermi in cerchio a osservare l’assassinio del figlio, trova la comprensione di tutti, però anche lui deve rendersi conto che di fronte a delle bestie (termine che lui stesso giustamente ha utilizzato) come quei 3 di nazionalità cecena, con l’odio nel cuore, non è facile farsi avanti mettendo a repentaglio la propria incolumità.
Da quanto ha lasciato detto Luigi Ciatti, al quale vanno tutte le mie più sentite condoglianze, a lui come alla moglie, pare che i 3 aggressori, su cui sono ricaduti tutti gli indizi e le testimonianze, siano paramilitari che conoscono solo la violenza, professionisti della morte. È quanto riporta R.it Firenze. E che il 24enne, Rasul Bisultanov, questo il suo nome, sia tesserato per una società sportiva di lotta libera in Francia, e che il suo allenatore abbia detto: «Non è un violento, non ha mai causato problemi».
Si tratta di 2 versioni contrapposte l’una all’altra: una lo classifica come paramilitare violento, che conosce solo la morte, mentre l’altra, quella del suo allenatore, come un soggetto non violento. A giudicare da quanto accaduto e dalle riprese video è sensato pensare che la prima versione sia quella più giusta.
A girare ulteriormente il coltello nella piaga della famiglia Ciatti, ha provveduto pure il giudice catalano titolare dell’inchiesta, rimettendo subito in libertà 2 dei 3 ceceni che hanno preso parte all’aggressione del giovane fiorentino e che sono già rientrati a Strasburgo.
Mi chiedo io se è giusto che questi 2 aggressori siano stati subito scarcerati e se la giustizia spagnola lo preveda, dopo che anche loro hanno preso parte alla carica sul povero Niccolò. Anche quei 2, tutto sommato, hanno partecipato quasi direttamente all’omicidio del nostro connazionale, e i filmati lo mostrano.
Tuttavia continuo a chiedermi con quale coscienza il giudice stesso li abbia fatti tornare dove vivono, esercitando semplicemente su di loro l’aggravio di restare indagati per omicidio e con l’obbligo a uno di loro di non uscire dall’area di Schengen.