La Rocca di Montemurlo fra storia, mistero ed arte.
La Rocca di Montemurlo è un’affascinante fortificazione che erge sulla cima del colle e resta circondata dall’Appennino tosco-emiliano. Essa s’immerge in un ampio scenario arboreo costellato di piante secolari, un vero e proprio scettro del Comune.
La fortificazione, vista dal basso, rimane eclissata da una variopinta vegetazione formata di lecci, abeti, ulivi, castagni, pini e ornelli, ma che, salendo lungo le vie che portano alla collina, poco alla volta, snocciola lo splendore di quel nascosto castello che, da dopo la celebrazione del 150° anniversario dell’Unità Nazionale, è entrato a far parte delle Meraviglie d’Italia.
Montemurlo è un comune della provincia di Prato, e la predominante posizione della Rocca consente ad essa, non solo di dominare dall’alto l’intera cittadina montemurlese che si estende ai suoi piedi, ma persino di osservare, nelle candide giornate di sole, l’intera piana triprovinciale comprendente Firenze, Prato e Pistoia.
Il Borgo della Rocca è un sito che risale al periodo di passaggio fra all’Alto e il Basso Medioevo e che fonda le proprie origini dai tempi che la famiglia dei conti Guidi era una della maggiori casate del Centro Italia. Fu la famiglia stessa a riedificare la Rocca di Montemurlo su precedenti fortilizi etrusco-romani.
Documentazioni d’archivio attestano alla data 1066 la presenza della cosiddetta “curte et castello”, nella cima di Montemurlo, ma pare che già da molto tempo prima i conti Guidi vi avessero realizzato una torre fortificata d’avvistamento e che poi ai suoi piedi vi si fosse formato un piccolo borgo-casale. La famiglia, nel 960, aveva ricevuto dal re d’Italia, Berengario, vasti possedimenti fra Pistoia e Firenze a titolo di riconoscimento feudale per averlo appoggiato nello scontro ingaggiato contro Ottone I, re di Germania.
Nell’Alto Medioevo, le torri erano una delle costruzioni più caratteristiche dei centri e delle campagne italiane. Principalmente la loro funzione aveva assunto due importanti scopi: uno quello come strumento d’avvistamento e controllo del territorio e l’altro di rifugio in caso di emergenza. Pertanto, queste torri, dovevano avere una struttura massiccia e compatta e solitamente erano sprovviste di aperture dal basso. Gli ingressi erano raggiungibili dall’alto mediante scalette in legno che venivano calate e poi riprese.
E per quanto riguarda la data di realizzazione della “curte et castello” che stiamo trattando, ci sono due distinti documenti notarili, redatti sia a Prato che a Pistoia, che certificano che nel 1019/1020 il borgo della Rocca si trovava già ad essere incastellato.
La forma delle torri più antiche mediamente era cilindrica, mentre la costruzione della torre merlata di Montemurlo fu fatta su base quadrata utilizzando nudi conci in pietra alberese, e la zona sottostante fu adibita ad un piccolo centro rurale, con annessa una chiesa.
Il castello della Rocca si trovava dunque in una posizione assai strategica considerando i rapporti e le posizioni di Firenze, Prato e Pistoia nel Medioevo. Ed inoltre, a quei tempi, la funzione delle torri era anche quella di “dialogare” con altre torri e perciò i conti Guidi si trovarono ad affrontare molte avversità contro le città di Prato e Pistoia, che ambivano ad ottener quel prezioso sito; fino al punto che si trovò costretta a vendere la Rocca a Firenze per la modica cifra di 5000 fiorini.
Attorno al castello della Rocca alita forse un racconto, forse una storia, forse una leggenda o forse una realtà secondo cui il sommo Poeta, fuggito da Firenze, fosse giunto fin lì in una fredda notte invernale in cerca di rifugio e che fosse stato però respinto.
Ma è proprio l’Alighieri stesso a citare il nome di Montemurlo nella storia della letteratura italiana, e precisamente nel XVI canto del Paradiso, quando fa dire all’antenato Cacciaguida che la mescolanza di genti del contado e di città ha prodotto trasformazioni pericolose, chiamando in causa proprio i conti Guidi dopo che nel 1254 vendettero a Firenze il loro castello di Montemurlo.
«[…]Se la gente ch’al mondo più traligna non fosse stata a Cesare noverca, ma come madre a suo figlio benigna, tal fatto è fiorentino e cambia e merca, che si sarebbe vòlto a Simifonti, là dove andava l’avolo a la cerca; sariesi Montemurlo ancor de’ Conti […]»
Il castello della Rocca, nel corso della storia, è stato per tanto tempo oggetto di controversie fra guelfi e ghibellini, di lotte fra Pistoia, Prato e Firenze, di vicende alterne, fino a quando, nel 1537 vi trovarono rifugio esponenti antimedicei, guidati da Filippo Strozzi, che però vennero sconfitti dai mercenari del duca Cosimo I de’ Medici. E da quel momento in poi Montemurlo divenne un tranquillo centro rurale, dove sorsero importanti ville patrizie.
L’aspetto originario del castello lo passiamo immaginare con un ponte levatoio al posto della doppia scalinata presente oggi, disegnata da Giorgio Vasari e modificata nel corso dell’Ottocento, senza essere più stata poi oggetto di cambiamenti.
Ed oggi? Che cos’è il Borgo della Rocca oggi?
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Ancora oggi il castello di Montemurlo, continua ad essere una pietra miliare del Comune. Offre ancore ai visitatori la parte restante delle mura, l’antica Pieve, la piazza, le porte, l’antico oratorio di San Niccolò inserito nel parco della villa e il frantoio ancora attivo.
Sulla Piazza del Castello si apre la pieve di San Giovanni Battista Decollato, una costruzione in stile romanico, costruita fra il 1085 e il 1096 e parzialmente rifatta nel XIII secolo, per poi subire ulteriori trasformazioni all’inizio del XVI secolo ed altri cambiamenti ancora nel corso del Settecento e i primi dell’Ottocento. L’interno della chiesa ospita quattro altari a edicola. Il tetto è a capriate.
Sugli altari e sulle pareti del presbiterio, sono affissi dipinti dei pittori Francesco Granacci, Giovanni Stradano, Matteo Rosselli e Giacinto Fabroni.
La medesima piazza accoglie anche un ristorante e durante l’anno persino preziosi eventi con lo scopo di far conoscere il Castello di Montemurlo anche al di fuori del comune e i proventi di tutte le attività annuali, a partire proprio dalla famosissima Festa dell’Olio, hanno come destinazione il restauro, il mantenimento e la valorizzazione di tutto il complesso della Pieve dell’Antico Borgo.
Grazie alla partecipazione delle varie associazioni del territorio, e quindi grazie anche ai volontari delle stesse che mettono a disposizione il loro impegno affinché tutto si realizzi nel migliore dei modi, nonché il coinvolgimento degli Enti pubblici fra i quali il Comune stesso, l’Unità Pastorale Montemurlo, la Curia di Pistoia ed in più anche privati, tutti gli anni le manifestazioni hanno fatto il pieno, con migliaia di partecipanti.
Indubbiamente è piacevole trascorrere almeno una mezza giornata fra bancarelle, sbandieratori e quanto altro al momento degli eventi, ma lo è anche visitare il curato ambiente della Rocca al di fuori di qualunque festeggiamento, dove a risaltare la peculiare magnificenza che si merita sono anche gli accuditi giardini circostanti, con prati verdi, siepi, aiuole e in modo particolare i bellissimi roseti.
[A seguire slider con galleria d’immagini
dei giardini della Rocca di Montemurlo ]