L’AIDS NON È SOLTANTO UN RICORDO O UN’IDEA, È UN MOSTRO CHE UCCIDE ANCORA MILIONI DI PERSONE.

      di Roberto Fiordi

AIDS, un virus dell’immunodeficienza che continua a mietere migliaia di vittime l’anno in tutto il mondo. È un problema di cui non ne parla più nessuno, o quanto meno sono troppo poche le campagne di sensibilizzazione legate a questo fenomeno. Sarebbe invece opportuno che tutti i mezzi d’informazione esistenti promuovessero spot al fine di fornire notizie sulla gravità e la diffusione di questa malattia, invitando con insistenza l’utilizzo del profilattico durante i rapporti occasionali o non sicuri. E a farsene carico dovrebbe essere lo Stato stesso.

Le modalità di trasmissione sono infatti raffigurate nell’84% dei casi da rapporti sessuali non protetti e colpisce prevalentemente giovani fra i 25 e i 29 anni di età. La fascia maschile è quella maggiormente soggetta, si rileva difatti che il 41% dei casi sono maschi che fanno sesso con maschi, il 26% eterosessuali maschi e il 17% eterosessuali femmine. Sono dati confermati dal direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, dottor Gianni Rezza, in occasione della conferenza stampa convocata al ministero della Salute per la Giornata mondiale contro l’Aids indetta il 1° dicembre 2015 .

Si stima che nel Mondo ci siano più di 35 milioni di persone contagiate tra sieropositive e malate di AIDS. In italia si parla che siano circa 120 mila le persone sieropositive che convivono con l’HIV, con un increscioso aumento di coloro che non sanno di averlo contratto. I dati relativi al 2014, rilevati dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia, parlano di 3.695 casi di persone sieropositive. La Lombardia è tra le regioni italiane più colpite, insieme a Lazio, Emilia Romagna e Liguria.

L’HIV è un virus subdolo molto abile a nascondersi  nell’organismo dell’uomo, in quelle zone come l’intestino, il fegato o il sistema nervoso, e attendere che l’antivirale si sia estinto, prima di tornare in azione. È questo il motivo per cui rientra a fare parte del gruppo dei retrovirus, e tra questi al sottogruppo dei lentivirus, proprio perché è caratterizzato da tempi lunghi dal momento del contagio alla manifestazione della malattia. La manifestazione del virus avviene con un progressivo abbassamento delle difese immunitarie e quindi l’insorgere di malattie dovute a virus o batteri. Al momento, però, che le difese immunitarie si presentano completamente indebolite dal virus dell’HIV ecco presentarsi la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, l’AIDS.

L’HIV è un virus che Il corpo non è in grado di eliminare, pertanto una volta avvenuto il contagio la persona lo manterrà in sé per il resto della vita. Anche quando sembra completamente sparito dall’organismo questo virus è in grado di lasciare sul sistema immunitario tracce indelebili. Un caso accaduto anche in Italia è quello di un bambino di solo 5 anni, positivo all’AIDS sin dalla nascita, in cura presso l’ospedale Luigi Sacco di Milano, che dopo un trattamento intenso con farmaci antiretrovirali, dove sembrava che il virus si fosse estinto, è tornato a essere nuovamente sieropositivo. E una persona contagiata dall’HIV viene dunque ritenuta sieropositiva fintantoché non avviene la comparsa d’infezioni secondarie.

 

Lo scopo dei ricercatori e degli esperti di tutto il mondo che lavorano sul caso è quello di procedere alla scoperta dei nascondigli del virus, per mettere a punto un vaccino terapeutico.

La medicina ha comunque compiuto negli ultimi anni passi in avanti, tantoché le terapie contro il virus dell’HIV che si basano sui farmaci antiretrovirali, hanno reso possibile allungare molto la vita delle persone contagiate, riducendo significativamente i sintomi della malattia.

Una buona campagna propagandistica fondata sulla prevenzione al contagio, potrebbe comunque essere un buon mezzo per richiamare l’attenzione di tutti e quindi evitare il diffondersi di questo fenomeno. E la sensibilizzazione a tale entità dovrebbe partire già dalle scuole elementari, per proseguire in quelle maggiori, passando anche attraverso una mirata campagna di educazione sessuale, cosa che viene a mancare nelle nostre scuole.