LE PROFEZIE DELLA “P2”. LA VEGGENTE LOGGIA CHE VENT’ANNI PRIMA PREDISSE IL DESTINO DELLA NAZIONE.

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di Roberto Fiordi 

Più che essere state profezie di un’intera loggia massonica si è trattato di profezie uscite dalla mente e dal pugno di un personaggio ricco di talento e padrone di una visione molto ampia e al quanto avanti rispetto ai tempi che correvano, Licio Gelli, in collaborazione con altri consulenti. Ciò che egli scrisse fu poi il tesserato della P2 numero 1816 che lo attuò, apportando un sostanzioso ammodernamento nel mondo della politica. Ma andiamo prima  per ordine…

Fu l’inchiesta sul caso del banchiere Michele Sindona che portò alla luce nel 1981 l’esistenza di una loggia massonica segreta denominata Propraganda 2, meglio conosciuta sotto il nome di P2. Sulla base di quegli accertamenti, il 12 marzo, i giudici istruttori del Tribunale di Milano, Turone e Colombo, firmarono provvedimenti di perquisizioni a carico di Licio Gelli, il Gran Maestro della suddetta Loggia, e rispettivamente a Villa Wanda, l’abitazione del Venerabile, situata sulla collina di Santa Maria delle Grazie, una delle zone più illustri di Arezzo, negli uffici della società Giole, una fabbrica d’abbigliamento sempre dello stesso a Castiglion Fibocchi, poi nella suite all’Hotel Excelsior di Roma dove autorità, politici e funzionari facevano la fila per ottenere udienza da lui, e infine in un’altra azienda di Frosinone sempre di sua proprietà.

Michele Sindona era un faccendiere massone e criminale, mandante del delitto Ambrosoli, che durante il “falso sequestro Sindona” negli Stati Uniti, da lui opportunamente indetto, aveva fatto pressioni ricattatorie al mondo politico, minacciando oltre che a rivelare i nomi delle società estere costituite dalla sua banca per conto di certi partiti politici, di rendere nota la lista di ben cinquecento correntisti – fra finanzieri e politici – per i quali aveva effettuato clandestini trasferimenti di depositi in banche estere. Questa lista sarebbe stata molto utile all’inchiesta dei magistrati milanesi ed è proprio durante questa operazione di ricerca che il nome di Licio Gelli saltò fuori. Saltò fuori durante l’interrogatorio a Giuseppe Miceli Crimi, anch’egli un massone legato a Sindona e a mafiosi siciliani, e inoltre si trovava a essere l’elemento di connessione fra la massoneria siciliana e la massoneria americana.

Il compito di eseguire le perquisizioni nelle proprietà di Licio Gelli i magistrati si guardarono bene d’affidarlo agli ufficiali di polizia locale, com’era in uso fare, e si rivolsero al Nucleo regionale di Polizia tributaria della Guardia di Finanza milanese. Così, il 17 marzo del 1981, alle ore 09.00, alla porta di Villa Wanda e a quella delle altre proprietà di Gelli, si presentarono le pattuglie incaricate, guidate dal colonnello Bianchi. Dalle perquisizioni saltò fuori un dossier che comprendeva una lista di ben novecentocinquantatré nomi, affiliati a una potente loggia massonica segreta, tanto potente d’avere significante influenza nella vita del Paese. Si trattava della Loggia Propaganda 2 (P2), con a capo Licio Gelli, un personaggio sino a quel momento non conosciuto al grande pubblico, e un uomo con un passato forse un po’ trasversale per ragioni d’opportunismo. Egli era partito volontario all’età di soli diciotto anni per partecipare alla Guerra Civile spagnola in aiuto del generale Francisco Franco, quindi al ritorno in patria aveva consolidato la propria fede politica collaborando con la federazione fascista di Pistoia (sua città nativa) dove ebbe un’onorata carriera al suo interno, divenendo poi ispettore del Partito Nazionale Fascista. Nel ’43 aderì alla Repubblica di Salò, per poi in seguito cambiare corsia e diventare collaboratore dei servizi segreti inglesi e americani (pur continuando a conservare sigillata nel cuore un’ideologia anticomunista), e infine agente segreto della Repubblica italiana. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la sola licenza elementare, ebbe onorifici incarichi professionali d’ufficio dove gli furono riconosciute le sue straordinarie doti, e all’interno della massoneria le sue prestigiose capacità gli consentirono di fare rapidamente la dovuta scalata per giungere al grado di Maestro Venerabile.

Ma che cos’era questa P2? La Loggia P2 era un’associazione massonica occulta, con ampi poteri sul sistema nazionale grazie agli illustri affiliati che era riuscita a introdurre. Fra gli iscritti vi erano infatti anche ben quarantaquattro parlamentari, oltre a magistrati, eccellenti finanzieri, militari, alti ufficiali dell’esercito, delle forze dell’ordine, dei servizi segreti e sembrerebbe anche del Vaticano, o persone che avevano contribuito a fare da ponte fra la massoneria e la Banca Vaticana, lo I.O.R.. Insomma un vero esercito di stimati personaggi in grado di mandare avanti uno Stato occulto all’interno dello Stato costituzionale di diritto, col potere di manovrarlo. Un sistema già in essere anche nel secolo precedente, quando all’interno del Grande Oriente d’Italia (GOI), la più numerosa comunione massonica italiana, si era formata una loggia nascosta per la necessità di custodire segreta, anche nei confronti dei membri interni, l’identità di alcuni importanti personaggi che vi entravano.   

Questa loggia, però, come pure tutte quelle che erano in esercizio nella penisola italiana, ebbe vita fino al 1925, fino a quando cioè Mussolini fece approvare, prima alla Camera dei deputati e poi al Senato, un emendamento che prevedeva lo scioglimento di tutte le logge. Nonostante il sostegno che la Massoneria stessa aveva dato a favore del Partito Nazionale Fascista, legati fra loro soprattutto da ideologie anticlericali e antibolsceviche, il 20 novembre  di quell’anno si ritrovò ad essere fuorilegge e dunque, il Gran Maestro Domizio Torrigiani, fu costretto a firmare il decreto di scioglimento di tutte le logge. Tuttavia, se pur messa al bando, la Massoneria non si dissolse in Italia, gli incontri fra massoni proseguirono lo stesso se pur nell’anonimato. E il 12 gennaio del 1930 si ricostituì a Parigi.

Con la fine della Seconda guerra mondiale poi , e con il rientro in Italia del Grande Oriente, fu ricostituita anche la loggia “Propaganda”, che assunse, però, il nome di “Propaganda 2”  per ragioni organizzative in quanto fu previsto che ogni loggia si addossasse un numero. L’affluenza degli illustri affiliati, soprattutto dopo l’avvento di Licio Gelli al comando, è stata sempre più intensa, tanto d’arrivare a coprire tutti quanti i settori dell’economia, della magistratura, dei servizi segreti, della vita politica eccetera. In questo modo la Loggia P2 ebbe modo di avere le mani in pasta un po’ dappertutto, tanto da dare l’opportunità al Maestro Venerabile e ai suoi collaboratori di redarre, probabilmente nel 1976, un programma definito il “Piano di rinascita democratica”, che nel giro di trent’anni si è pianificato in vari punti.

I punti di maggiore importanza riportati nel programma del Piano di rinascita democratica prevedevano l’assunzione di posizioni chiave all’interno del sistema. Nel suo manifesto era prevista l’attuazione di soli due movimenti politici: l’uno attestato sulle posizioni di destra formato dalla Democrazia Cristiana conservatrice, liberali e democratici della Destra Nazionale, mentre l’altro su quelle di sinistra e quindi composto dai membri dalla sinistra democratica, liberale, socialista, socialdemocratica e repubblicana. Nel programma era da tenere in primo piano il controllo dell’opinione pubblica, perciò approvvigionarsi della sorveglianza sui mezzi d’informazione come baluardo. Provvedere al controllo della carta scritta facendo la scelta di un gruppo di giornalisti che dovevano simpatizzare per esponenti politici prescelti. Acquisire alcuni settimanali di battaglia. Realizzare così un’agenzia locale centralizzata che coordinasse tutta la stampa. Far nascere molte emittenti TV via cavo, controllate anch’esse dall’agenzia locale centralizzata. Abolire quindi il monopolio della Rai in nome della libertà d’antenna, ex articolo 21 della Costituzione, e quindi privatizzarla. Riformare la magistratura con la separazione delle carriere di pubblico ministero e magistrato giudicante, e quindi le responsabilità nei confronti del Parlamento da parte del CSM. Così nel programma vi era anche riportato l’abolizione delle province e la riduzione del numero dei parlamentari.

Questo Piano di rinascita fu rinvenuto e sequestrato nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli nel 1982; ed era un obbiettivo strategico e fondamentale per la Loggia P2. Nonostante che fosse stato sequestrato, molti punti del programma trovano assonanza con la situazione italiana attuale, tanto è che lo stesso Gelli, in un’intervista rispose: << Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore >>. Chi avrebbe mai scommesso in quel tempo che il Venerabile visionario Licio Gelli sarebbe potuto giungere a concretizzare una visione onirica come allora potevamo pensare che fosse?

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  1. Immagine fonte Google