L’INCHINO DI SCHETTINO, la lunga notte di quel maledetto Venerdì 13

1.

di Roberto Fiordi

Giuseppe Girolamo è un nome che sicuramente sono in pochi a ricordare, nonostante il gesto eroico compiuto durante il naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio, e probabilmente ciò è dovuto al fatto che cronisti e televisioni non gli hanno concesso il giusto spazio che avrebbe invece meritato. Ma a parlare di lui torneremo più avanti.

È il 13 gennaio del 2012 e sono le ore 18.57 quando la nave molla gli ormeggi nel porto di Civitavecchia, per dare inizio alla tanto attesa crociera nel Mediterraneo. Le tappe previste sono i porti di: Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari, Palermo e quindi il ritorno a Civitavecchia. Alle ore 19.18 esce dal porto e segue la rotta per Savona, dove avrebbe dovuto fare il primo scalo.

A bordo si respira aria di festa, i passeggeri sono finalmente sopra. Si mangia, si beve, si ride; c’è armonia fra le persone.

La Costa Concordia è una nave da crociera della compagnia di navigazione Costa Crociere ed è una delle più grandi imbarcazioni della flotta dal 2006 sino a quel giorno. Ospita a bordo ben 4229 persone, di cui un migliaio circa fa parte dell’equipaggio.

Tutti quanti sono in abito da gala per il cenone di benvenuto; e intanto la band dei Dee Dee Smith suona musica. Nessuno dei passeggeri può ancora immaginare che cosa accadrà di lì a poco tempo di distanza.

A condurre la nave c’è il comandante Francesco Schettino, un nome oggigiorno ben noto alle cronache e alle televisioni.

Sono circa le ore 21.00 quando la Costa Concordia, dietro ordine del comandante, lascia la rotta usuale e punta in direzione dell’isola del Giglio per il reverente passaggio vicino alla costa in segno di saluto, quello che viene chiamato l’inchino.

L’inchino altro non è che una pratica, adottata dai capitani della marina, che prevede di accostarsi il più vicino possibile alla costa, che di solito è legata in qualche maniera all’equipaggio, in segno di saluto.

È una pratica rischiosa che solo gli uomini di mare possono capire. Fare quel gesto è un qualcosa che fa catapultare i capitani stessi in una dimensione fiabesca. Essi ritengono che sia un’esperienza particolare, un’emozione imparagonabile. È un’onorificenza che fanno verso loro stessi al fine di far capire alla gente che in quella professione hanno raggiunto il massimo. E inoltre è un’emozione anche per le persone della costa che si vedono passare davanti questa nave a così poca distanza in segno di saluto.

Dalla favola marina, quella sera, però, capitan Schettino, precipita in una drammatica realtà.

Il lato sinistro della Costa Concordia va a collidere con il più piccolo degli scogli nei pressi dell’isola del Giglio, a un centinaio di metri dalla riva, riportando un grosso squarcio.

I passeggeri della nave proseguono nella loro attività di turisti, e la band dei Dee Dee Smith a eseguire pezzi da crociera.

Fra i membri della band c’è appunto quel Giuseppe Girolamo di cui sopra. È un uomo di trent’anni con la passione sfrenata per la musica; una passione tanto sfrenata al punto di fare di essa la propria vita.

Originario di Alberobello, un comune nella provincia di Bari, Giuseppe è bassista di studi ma se la cava molto bene anche alla batteria e per sfuggire a un destino troppo scontato fatto di un lavoro qualsiasi e non attinente alle proprie ambizioni, sceglie di seguire dove lo porta il cuore e quindi di accettare l’ingaggio come batterista di questo gruppo musicale.

Ma il vero amore per la musica di Girolamo è di tutt’altro genere da quello da crociera, lui è un assiduo sostenitore dei Metallica, dei Dream Theater,  dei Alice in Chains e dei  Boston, insomma della musica metal. È per di più un fan di Mike Portnoy: noto batterista cofondatore e membro fino al 2010 del gruppo Dream Theatre che poi ha abbandonato.

Si dice che Giuseppe spesse volte abbia avuto il coraggio di alzarsi all’alba per aggiudicarsi i primi posti ai concerti dei Dream Theatre in modo di avere maggiori possibilità di afferrare almeno una bacchetta di  Mike Portnoy.

Se il destino di Girolamo doveva essere per la musica, così lo è stato. Un destino troppo breve, però, per questo giovane uomo, dove ci sono immagini che lo ritraggono con i capelli lunghi, la barba sul viso, oppure con i baffi sopra le labbra, ma sempre e comunque con il volto da bravo ragazzo.

Un aggettivo che gli appartiene in tutto e per tutto quello del bravo ragazzo, una figura esemplare la sua. I suoi concittadini e i suoi parenti lo rappresentano come una persona educata, rispettosissima del prossimo, persino un po’ timida e fragile.

È  ancora in corso la cena e Giuseppe, con tutta la sua band, sta ancora suonando, quando dalla falla di 70 metri circa che si era creata sull’opera viva della nave dopo la collisione con lo scoglio, la Costa Concordia incamera enormi quantità d’acqua che vanno a inondare rapidamente interi compartimenti, mettendo fuori uso motori elettrici e generatori a gasolio provocando di conseguenza un compromettente blackout.

La nave inizia a inclinarsi verso destra, ma ancora il capitano, Francesco Schettino, non dà l’allarme.

Durante la cena il soffitto del ponte del ristorante cade e solo allora viene diramato l’allarme di indossare il giubbotti di salvataggio.

Sono le 22,06 quando una signora avverte con una telefonata i carabinieri di Prato spiegando loro la situazione che si sta manifestando a bordo. I carabinieri chiamano immediatamente la Capitaneria di porto di Livorno; la quale a sua volta si mette in contatto con un ufficiale della Costa Concordia che risponde che si tratta semplicemente di un blackout e che si risolverà a breve.

Trascorrono circa venti minuti prima che il comandante riveli alla Capitaneria della falla che si era creata sulla nave. Ne passano altri trentadue prima che sia diramato l’abbandono della stessa, ma è oramai tardi per portare a buon fine l’operazione; questa si è già flessa sul fianco destro quel tanto che basti da non concedere più l’utilizzo delle scialuppe di salvataggio disposte su quel lato. Sono stati trentadue minuti nelle mani di un incompetente che si è lasciato vincere forse dal panico o che ha cercato di mettere tutto nelle mani della Provvidenza, dal momento che lo stesso capitano dichiarerà poi in aula di tribunale a Grosseto: << Sulla nave io, come comandante, sono il primo dopo Dio  >>.

Le cronache riportano che nonostante tutti i ritardi nel dare l’allarme da parte del comandante della nave e di manifestare la gravità della situazione, la Capitaneria di porto di Livorno si era già messa all’opera intuendo che la situazione della Costa Concordia era più drammatica di quanto gli aveva annunciato Schettino, e aveva quindi inviato la motovedetta G104 della Guardia di Finanza a fare un sopralluogo. La presenza di questa motovedetta sarà poi essenziale per il coordinamento delle operazioni di soccorso.

Una consuetudine storica di tipo cavalleresco/marinaro dice che il comandante affonda con la nave, ovvero, in caso di pericolo che si manifesti, questi se non deve proprio affondare con la nave ma per lo meno deve essere l’ultima persona ad abbandonarla. Invece no, Schettino non l’ha fatto. Le cronache c’informano che il signor Francesco Schettino, di propria iniziativa, abbia abbandonato la nave senza prima aver messo in sicurezza i passeggeri.

E mentre il signor Francesco Schettino si dirigeva con la scialuppa di salvataggio verso un luogo sicuro, ignorando persino l’ordine di tornare a bordo da parte del Capitano De Falco, che dalla Capitaneria di Livorno aveva assunto lui i comandi avendo il primo abbandonato la nave, Giuseppe Girolamo dà dimostrazione del proprio coraggio e soprattutto della generosità insita in lui, da renderlo un soggetto più unico che raro. Pur non sapendo nuotare cede il proprio posto sulla scialuppa a un bambino; e questo esemplare gesto, di una persona dal cuore immenso, gli costerà la vita.

Dopo la denuncia della sua scomparsa, il 22 marzo il corpo di Giuseppe verrà ritrovato privo di vita   sul fondale del mare, a una profondità di venti metri. C’è chi sostiene che insieme a lui ci fosse stata una bacchetta di Mike Portnoy che dopo tanti tentativi ai concerti era riuscito finalmente a prendere.

 

Tuttavia, l’ammirevole figura di questo giovane eroe è stata seppellita in fretta nell’oblio della gente e dei media per lasciare spazio a quella di chi invece è stato la causa del naufragio della nave e la conseguente perdita di ben trentadue vite umane. E in quale maniera…

Potrebbe sembrare una burla del programma televisivo “Scherzi a Parte”, e invece no, è realtà: il signor  Francesco Schettino è diventato oramai un vip. E ancora peggio, l’Università La Sapienza di Roma, si è adoperata al fine di chiamarlo a tenere un seminario sulla << gestione del panico >>, come se questi fosse un esempio da imitare… Per di più, ci sono persone che gli chiedono l’autografo e che ci tengono a farsi ritrarre in una foto con lui accanto, quando invece, di quel giovane che potrebbe essere l’orgoglio della Puglia e della Nazione, sono in pochi a ricordare il nome. Ma dov’è finita la dignità di un popolo? Dove stanno gli insegnamenti sul valore della vita?


  1. Immagine fonte Google