I MOTIVI DELLA FINE DI BETTINO CRAXI SECONDO LA CONCEZIONE DI GIANFRANCO CARPEORO

«QUANDO BETTINO CRAXI FU FATTO FUORI

PERCHÈ VOLEVA IL BENE DELL’ITALIA».

È quanto afferma Gianfranco Carpeoro in un comunicato in cui racconta, in maniera lucida e dettagliata, i motivi della fine di Bettino Craxi. 

Di seguito verrnno riassunte passo per passo le dichiarazioni di Gianfranco Carpeoro .

– Nel dopoguerra l’Italia si radicalizza intorno a due poli: uno cristiano e l’altro di sinistra scisso in più realtà. Altresì, ci sono altre forze politiche, quali quella Liberale, Repubblicana, eccetera, che provengono dalla storia risorgimentale. Questo quadro dura fino al crollo del Muro di Berlino, fino a quando cioè gli americani hanno continuato a finanziare la DC, i russi il PCI, e gli altri partiti sono riusciti a sopravvivere come hanno potuto.

Dunque, i due grossi partiti si modellano sui finanziamenti esteri, mentre gli altri piccoli partiti possono trovare ossigeno dal finanziamento illecito. Il sistema è perfetto, si arrampica nel benessere, ma al momento che si abbatte il simbolo della Guerra fredda (1989) le cose cambiano. Gli americani smettono di temere la rivale Potenza sovietica che oramai non c’è più e pertanto smettono di finanziare la Democrazia Cristiana, non avendo più senso. Dall’altra parte, anche il PCI smette di ricevere sovvenzioni dalla Russia. Ma la struttura anche di questi partiti è necessario che vada mantenuta. In buona sostanza, ai due partiti sono venuti a meno dei soldi, ma le spese restano quelle che erano, fra dipendenti, giornali, tipografie, immobili, eccetera.

Anzi, in un certo senso le spese erano anche aumentate con l’introduzione delle reti commerciali che si facevano pagare gli spot elettorali. Ma nel quadro generale la spesa era aumentata su tutti i fronti ai partiti, che comunque riuscivano a compensare con il finanziamento illecito. Però, forse ancora nel benessere della circostanza, essi non avevano reagito, e invece di correre ai ripari si sono fatti cogliere di sorprese dalla casta della Magistratura. Una casta che reagiva perché si era sentita toccata nei suoi interessi dopo il caso Tortora e dopo che lo stesso Bettino Craxi aveva promosso il referendum sulla responsabilità dei magistrati. Referendum vinto e non eseguito.

La casta magistrati sferra l’attacco Tangentopoli. Scoppiò il caso Tangentopoli e i pm di Milano si trovarono dalla loro parte tutta l’opinione pubblica e tutti i mezzi d’informazione. 

Principalmente nel mirino dei pm c’era l’onorevole Craxi, un personaggio scomodo ai potenti perché lui aveva detto di voler nazionalizzare la Banca d’Italia e quindi si era messo contro l’intero sistema bancario, il potere dei bancari; e aveva detto inoltre di voler riformare i Patti Lateranensi, inimicandosi così anche i preti, perché andava a toccare gli interessi finanziari della Santa Sede.

Terzo punto, è stato scoperto, attraverso il caso Gelli, che Craxi finanziava Arafat. I famosi 2miliardi che Craxi dice a Martelli di prendere da Gelli e di versare sul “conto protezione“, sono soldi dati da Craxi ad Arafat. Soldi destinati quindi ai Palestinesi che lottano affinché potesse esistere una Palestina.

Sul caso Achille Lauro, una cosa che nessuno ha mai detto, è quella che “l’operazione Achille Lauro” era un’operazione mirata a decapitare il B’nai B’rith, la Massoneria ebraica, la quale ha stretti rapporti con i servizi segreti del Mossad; ed il capo del B’nai B’rith era quel signore sulla sedia a ruote che i palestinesi hanno buttato giù dalla barca. Il suo nome era Leon Klinghoffer. A Sigonella, appunto, Craxi vince i braccio di ferro con Ronald Reagan, che giura di fargliela pagare. 

E quindi Craxi fino adesso si è messo contro le banche, i cattolici, gli ebrei, dà inoltre il parere negativo al riconoscimento dei comunisti nell’Internazionale Socialista, e appunto gli Stati Uniti. Mettendosi, però, contro Reagan Craxi si è messo contro parte della massoneria italiana in quanto Spadolini, che era uno dei capi della massoneria italiana, era dell’opinione che bisognasse aiutare Reagan. E quando Spadolini chiede alla massoneria di prendere posizione, lei non lo fa e quindi si creano dei dissapori al suo interno.

Dunque Craxi è un personaggio scomodo a tutti e nel momento in cui i pm fanno sapere che vogliono incastrarlo, ogni persona interessata a questo cuce sopra il suo pezzetto di stoffa al fine di completare il vestito fatto di accuse sul suo conto. E con il pezzetto di stoffa di ognuno, Craxi finisce ad Hammamet. E qui emergono i famosi incontri che ci erano stati prima fra il giudice Di Pietro, i servizi segreti e gli americani.   

Secondo quanto afferma Carpeoro,  nel suo monologo: «C’era stata una riunione su una bellissima barca inglese parcheggiata vicino a Roma, ad Anzio, in cui si erano incontrate dieci, quindici, venti persone, e avevano deciso che l’Italia stava diventando troppo forte, con Craxi. L’Italia era arrivata tra i primi 5 soggetti economici del mondo. Aveva fatto la richiesta ufficiale per fare il G5; esisteva il G7 e adesso c’è il G4, fatto apposta per escludere l’Italia che voleva il G5». Oltre a questo, ha aggiunto anche che, siccome dalla finanza internazionale era stata decisa l’operazione “euro”, sarebbe servito in Italia un presidente disposto a chiudere gli occhi (mettersi a 90 gradi) ma questo personaggio non era proprio Craxi. Era chiaro che se invece di Prodi a rappresentare l’Italia ci fosse stato Craxi, il cambio lira-euro non sarebbe stato a 1936,27.

Carpeoro sostiene inoltre che, a differenza di quanto possa pensare la gente, Bettino Craxi non fosse stato un personaggio ricco, tutt’altro, e che il suo tesoretto non fosse mai stato trovato perché non fosse mai esistito. I famosi 13milardi vesrati sul conto svizzero a lui intestato erano soldi del partito. All’epoca, mentre i grandi partiti i conti del finanziamento li intestavano ai segretari amministrativi, i partiti piccoli li intestavano direttamente ai segretari politici.

Craxi, anche una volta annientato sul piano politico, continuava ad essere una mina vagante. Se l’ex Presidente del Consiglio avesse parlato avrebbe potuto scoperchiare una pentola dalla quale sarebbero potuti saltare fuori troppi nomi importanti. E Craxi, dopo aver cercato di difendersi in Parlamento, dove era andato a dire: «Chi di voi può andare a dire  di non aver fatto quello che ho fatto io si alzi in piedi», e nessuno lo aveva fatto, aveva deciso di andare a parlare in in televisione. Lì avrebbe srotolato tutta una serie di carte fra cui c’era il famoso dossier Di Pietro, che lui diceva che sarebbe stata la sua carta vincente perché avrebbe dimostrato che Di Pietro altro non era che il prodotto di quel tipo di organizzazione. 

Presi dunque i contatti con i giornalisti e con la Rai per rilasciare un’intervista, il giorno avanti la data prestabilita accaddero 3 cose strane. La sera prima a casa della figlia di Craxi, Stefania, s’introdussero delle persone e le bruciarono i vestiti; a casa di suo figlio Bobo alcuni ladri entrarono a rubare, e nella sua casella delle poste Craxi trovò un messaggio minatorio che diceva, qualora avesse parlato i suoi figli ne avrebbero pagato le conseguenze.

Stessi messaggi che avevano ricevuto anche altri personaggi di tangentopoli che avevano deciso di parlare. Personaggi anche poi suicidi in carcere. Craxi a quel punto parlò con Cossiga, il quale si sentiva in colpa nei suoi confronti giacché conoscendo come stava procedendo il sistema Mani pulite si era precipitato a fare senatori a vita Agnelli e Andreotti mentre a Craxi lo aveva lasciato scoperto, e allora cosa fece, contattò il capo della polizia dell’epoca, Salvatore Parisi, il quale a sua volta fece da mediatore fra Mani pulite e Craxi  per concordare la latitanza di quest’ultimo ad Hammamet con i propri documenti a patto che non parlasse. Gli accordi prevedevano che a distanza di 3 mesi, si sarebbe poi chiuso il caso con l’ordine di carcerazione per Craxi.

Da allora l’Italia non ha mai avviato un’azione di estradizione per Craxi come hanno invece fatto per altri, il pool Mani pulite non si è mai impegnato a fare la richiesta di estradizione dell’imputato perché la cosa era stata già concordata. 

Sono dichiarazioni rese il 3 maggio 2014 da Gianfranco Carpeoro alla conferenza pubblica dell’associazione “Salusbellatrix” a Vittorio Veneto, ripresa integralmente su YOUTUBE.