Orchestralunata e Tiberio Ferracane: a proposito di Gianmaria Testa
È uno spettacolo che ci riporta tra i solchi di un artista che manca alla canzone d’autore italiana. Si intitola “Come Mongolfiere”, è un viaggio tra prosa, suoni e canzoni dentro la carriera di Gianmaria Testa. Protagonista sul palco e l’Orchestralunata diretta da Maurizio Gregori. La voce è quella di Tiberio Ferracane, ormai di stanza a Torino, veterano non solo di un bellissimo disco di inediti dal titolo “Magaria” uscito nel 2022, ma di recente anche passato agli onori della cronaca con un bellissimo libro intervista e un viaggio in musica dentro le canzoni di Domenico Modugno. Calda voce dall’impatto emotivo importante: da questo spettacolo viene fuori “Al mercato di Porta Palazzo”, brano che campeggia dentro “Da questa parte del mare”, disco che Testa pubblicò nel 2006. Sono sensazioni uniche, decisamente salvifiche. Raggiungiamo il M° Maurizio Gregori per una chiacchierata su tutto questo mondo in scena:
Gianmaria Testa in qualche modo rappresenta un unicum della scena d’autore. Una di quelle rare personalità di forte impatto emotivo. Come avete pensato di tradurre tutto questo in suono?
In realtà, l’operazione più facile sarebbe stata quella di tradurre tutto in suono, dato che la penna e il tessuto musicale di Gianmaria Testa sono talmente curati e raffinati che già di per sé raccontano e comunicano tutto ciò che c’è da dire. La vera sfida, però, è stata trovare un espediente narrativo extra-musicale che riuscisse a contenere, senza tradirle, tutta la musicalità e la poesia di una delle penne più interessanti che abbiamo avuto in Italia. Questo è stato possibile proprio grazie a un dialogo stretto tra il suono e gli elementi extra-sonori, riuscendo così a dare forma a una narrazione che non fosse solo musicale, ma che evocasse anche le atmosfere, le sensazioni e le storie che le sue canzoni sanno raccontare.
Che poi la vostra versione di questo celebre brano sembra avere una direzione appena più lenta e riflessiva volendo… ha senso questa impressione secondo te?
Il tema del tempo è qualcosa che ci ha sempre affascinato e rappresentato in modo profondo. Il lento e il veloce, infatti, sono manifestazioni concrete della società in cui viviamo, una società che ci spinge costantemente a produrre, correre, e spesso a perdere di vista il giusto ritmo. Per noi, la musica è il luogo dove possiamo trovare il tempo giusto, quello che ci permette di dire le cose, fare le cose, raccontarle nel modo che sentiamo più autentico. La nostra versione di questo celebre brano, dunque, non è solo più lenta, ma riflette una visione di come vogliamo interpretare la vita e il suono, legando la tradizione ma cercando anche di creare una continuità che si allontani, in modo consapevole, dal flusso incessante del tempo che ci circonda. In fondo, il nostro essere “stralunati”, ci porta fuori dal tempo, un po’ come un modo di prendere le distanze da una velocità che non ci appartiene davvero.
E dunque inevitabile chiederlo: perché proprio questa canzone? Visto che quasi ovunque nella discografia di Testa l’incontro e la contaminazione con la natura umana era il centro…
Questa canzone, “Al mercato di Porta Palazzo”, è un incontro perfetto tra la realtà urbana e quella umana, un po’ come Gianmaria Testa riusciva a fare in tutta la sua discografia, ma con un’intensità particolare. Testa ha sempre avuto il dono di raccontare storie intime, ma anche collettive, mettendo al centro la dimensione della vita quotidiana, con le sue contraddizioni, le sue bellezze e le sue difficoltà. In “Al mercato di Porta Palazzo”, questa contaminazione tra l’umano e il contesto urbano si fa palpabile, quasi tangibile, nel racconto dei volti, delle voci, delle sensazioni che animano il mercato, simbolo di una vita pulsante, ma anche di una quotidianità che spesso sfugge, se non viene osservata con attenzione. La scelta di questa canzone non è casuale: attraverso la sua scrittura evocativa, Testa riesce a dipingere un ritratto profondo e veritiero della società, mostrando come in ogni angolo di vita, anche nelle sue pieghe più marginali, si possano ritrovare storie di speranza, sofferenza, lotta e resistenza. È proprio questo incontro tra le persone, il mercato, e le storie che si intrecciano che ci ha colpito e che abbiamo sentito il bisogno di riprendere, perché, sono temi che condividiamo in modo esistenziale e soprattutto che sempre più spesso vanno a sovrapporsi in un contesto che non è mai solo sfondo, ma diventa esso stesso protagonista del racconto.
Lo spettacolo che tempo abbraccia di Gianmaria Testa? Cosa ha lasciato fuori inevitabilmente?
Lo spettacolo su Gianmaria Testa abbraccia sicuramente un ampio ventaglio di temi, ma inevitabilmente lascia fuori molte sfumature altrettanto rilevanti che sarebbe stato giusto esplorare e riprendere. Come sempre accade in progetti come il nostro, non si può racchiudere l’intero universo di un artista in un unico spettacolo. In questo caso, però, chi ha interpretato e costruito la performance, in primis Orchestralunata, e poi Tiberio Ferracane e Bebo dello Stato Sociale, ha scelto di concentrarsi su un aspetto ben preciso, su un espediente narrativo che potesse raccontare la profondità e la complessità di Gianmaria Testa: il tema del viaggio, sia fisico che interiore, e il rapporto profondo con il tempo e con se stessi. È un tema che attraversa gran parte della sua musica e della sua poetica, e che è diventato un filo conduttore dell’intero spettacolo. Incentrarsi su questo viaggio, sulla ricerca di se stessi e sull’interrogativo del “tempo che passa”, ha permesso di aprire una finestra sull’universo emotivo di Testa, sulla sua continua esplorazione della condizione umana, dei suoi dilemmi, della sua solitudine e del suo bisogno di connessione con gli altri.
Sbaglio o si dice che dopo “Prezioso” ci sarebbero state altre registrazioni donate al pubblico?
Sarebbe davvero bello, e ce lo auguriamo, che ci siano altri regali di quella portata. Intanto ci godiamo quello che è stato prodotto fin ora che sicuramente, c’è ancora tanto da scoprire e imparare