Osservatorio San Patrignano 2019 – In comunità soprattutto per cocaina, prima dipendenza fra chi chiede aiuto…
Osservatorio San Patrignano 2019
In comunità soprattutto per cocaina, prima dipendenza fra chi chiede aiuto.
Ma non manca chi contatta San Patrignano unicamente per dipendenza da cannabis
In vista della Giornata mondiale della Lotta alla droga del 26 giugno, San Patrignano ha analizzato gli ingressi in comunità nel 2018. Eroina sempre più fumata, in calo l’uso per via iniettiva, e poliassunzione sempre più diffusa
La cocaina resta la droga più usata, mentre l’eroina viene sempre più fumata e sempre meno assunta per via iniettiva. Questa la fotografia scattata dall’Osservatorio sulle tossicodipendenze di San Patrignano 2019, in linea con i dati dell’anno precedente. L’attuale indagine è relativa alle 429 persone con cui la comunità è entrata in contatto nel 2018, fra gli ingressi nella struttura di preaccoglienza di Botticella e nella comunità stessa.
La sostanza più utilizzata, come un anno fa, è la cocaina (88,5%), seguita a ruota dai cannabinoidi (84%). Decisamente staccata invece l’eroina (47%), seguita dall’ecstasy (34,5%), ketamina (26%), allucinogeni (20,9%) e anfetamine (17,7%). A sottolineare il minor uso di eroina anche il fatto che non è più la principale dipendenza primaria fra chi entra in comunità (intesa come la prima sostanza da cui la persona è dipendente) visto che si attesta al 43,6%, superata anche quest’anno dalla cocaina, pari al 47,8%. La cocaina viene per lo più inalata (97%), ma anche assunta per via iniettiva dal 25% delle persone. Anche per l’eroina sono tanti coloro che l’assumono per via inalatoria (87%), ma rimane comunque significativo l’uso per via iniettiva, pari al 61%. Se però si considera il totale delle 429 persone osservate, l’utilizzo della siringa è avvenuto solo per il 28,9%.
“La maggior parte di chi fa uso di eroina oggi, inizia per via inalatoria, per via nasale o più spesso fumandola – spiega Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità –L’uso per via iniettiva può subentrare nel corso del tempo, a volte dopo anni. Anche se l’eroina non è più la dipendenza principale nella nostra casistica, resta comunque la sostanza che più facilmente provoca dipendenza. Infatti sono pochi quelli che la usano sporadicamente, chi la prova ne diventa quasi sempre dipendente. Inoltre, se si considerano le persone minorenni, in particolare le femmine, negli ultimi 2-3 anni stiamo osservando una tendenza ad una dipendenza da eroina molto precoce, per via iniettiva, e senza alcuna percezione dei rischi associati (overdose, HIV, epatite C, etc.)”.
Interessante inoltre notare come la cannabis sia la droga primaria per il 5,1% dei neoentrati, con 10 ragazzi che hanno utilizzato unicamente questa sostanza. Un dato più basso rispetto al 2018, ma comunque altissimo, la percentuale di poliassuntori, pari all’85% dei neo entrati. Fenomeno da non sottovalutare infine quello della dipendenza da alcol, pari al 35,9%.
“Oggi nove su dieci persone che arrivano da noi fanno un uso smodato di sostanze, senza fare troppe differenze fra una droga e l’altra – continua Boschini – L’unico fine è sballarsi, spesso alla ricerca di un divertimento che senza droghe sembra non poterci essere. Un fenomeno considerato sempre più “normale” e per questo sempre più spaventoso”.
Preoccupante il dato secondo cui l’età media del primo contatto con le sostanze stupefacenti resta di 15 anni (come nel 2018), che si abbassa a 14 anni quando si parla di cannabis per alzarsi a 18-19 quando si parla di cocaina ed eroina.
Analizzando i dati degli ingressi del 2018, a chiedere aiuto alla comunità sono state 74 ragazze (17,3%) e 355 ragazzi (82,7%), con un’età media complessiva di 30 anni (rispetto ai 28 del 2017) che si abbassa a 25 anni se si prendono in esame soltanto le ragazze. 20 gli ingressi dei minorenni (10 ragazze e 10 ragazzi, numero dettato dalla capacità dei due centri dedicati ai minorenni), ma i giovani continuano ad essere tanti, dato che sono 301 quelli che vanno dai 18 ai 35 anni (con i minorenni raggiungono il 74,8% del totale), mentre sono 108 quelli dai 36 in su (il più anziano un uomo di 55 anni). Di questi solo 26 le persone che hanno scelto San Patrignano per scontare una pena.
Le prime regioni di provenienza di questi ragazze risultano essere come negli ultimi anni l’Emilia Romagna (54) e la Toscana (51), mentre sono più staccate tutte le altre: Lombardia (36), Campania e Lazio (32), Marche (30), Sardegna (22), Veneto (21), Sicilia (20), Puglia (19), Piemonte (16), Trentino Alto Adige e Liguria (15), Abruzzo (10), Calabria (4), Basilicata e Friuli Venezia Giulia (3). Un dato dettato principalmente dal lavoro svolto dalle associazioni legate a San Patrignano presenti sul territorio. Sono 17 invece gli stranieri che hanno fatto ingresso in comunità nel 2018, principalmente dai Paesi dell’Unione Europea (due da Gran Bretagna e da Romania, uno da Bulgaria, Croazia, Germania e Svizzera) e dall’Europa dell’Est (due dall’Ucraina, uno dall’Albania, Russia e Turchia). Un ragazzo è arrivato invece dal Marocco e tre da oltreoceano, uno dagli Stati Uniti d’America, uno dall’Ecuador e uno dal Brasile.
Un problema tossicodipendenza che colpisce indirettamente anche tanti bimbi, visto che dei 429 entrati, ben 80 (il 18,6%) hanno lasciato a casa almeno un figlio, con 123 figli totali. Se i padri sono 69 e le 11 madri, solo una di queste ha potuto intraprendere il percorso di recupero assieme al suo bambino. Non nuovo infine il problema di ragazzi con uno dei due genitori alle prese o con alle spalle una dipendenza, vale a dire il 14,4% del totale, inferiore a quella del 2018 (26%), ma comunque significativa. “Anche per questo riteniamo fondamentale proseguire con il nostro progetto di Parenting Program dedicato a tutti i ragazzi in percorso che sono genitori – conclude Boschini – Mentre i ragazzi ritrovano loro stessi, grazie a questo progetto intraprendono un percorso sulla genitorialità, imparando che cosa significa essere madre o padre e come relazionarsi al meglio con il proprio figlio. Un rapporto che deve essere costruito al meglio durante gli anni di comunità per far sì che il genitore sia pronto per quando tornerà a casa”.