Paesaggio dell’Anima. I luoghi del Pensiero e della Creazione.
La pittura sperimentale di Samuele Degetto esposta a Villa Caffo Navarrini a Rossano Veneto (VI)
Come diceva Proust: «Dentro di me sento tremare qualcosa che si sposta, che vorrebbe venir su, come se fosse stato disancorato a una grande profondità; non so cosa sia, ma sale lentamente; avverto la resistenza, percepisco il rumore delle distanze attraversate». Si riferiva Proust all’emergere di un ricordo nel suo “Alla ricerca del tempo perduto”, ma lo stesso pensiero può essere riferito a qualsiasi ambito nel quale l’artista si muova. Spazio interno, dove le idee nascono, si moltiplicano, trovano terreno fertile per prosperare ma che ad un certo punto le costringe, le imprigiona, le serra. È in questo preciso istante che la mente comanda alla mano di agire, di esternare, di liberare quella creatività che non può più essere sola, che chiede di essere riconosciuta, ammirata, guardata, esposta all’osservazione del mondo. È calato il sipario sulla mostra di Samuele Degetto, nella favolosa cornice di una Villa Caffo Navarrini addobbata a festa, curata dalla meticolosità quasi maniacale dell’artista. Tutto doveva essere perfetto, ogni particolare doveva rivelare ciò che l’Artista immaginava, ore e ore di lavoro e di preparazione. E il pubblico lo ha premiato. La prima personale dell’eclettico e fantasioso Degetto è stata un successo. Il pubblico si è emozionato davanti alle sue opere, qualcuno se n’è andato con qualche lacrima negli occhi. Non ha mentito Samuele, ha dato tutto se stesso. “Dipingendomi per gli altri, mi sono dipinto con colori più netti che non fossero i miei primitivi” scriveva Michel de Montaigne nel suo saggio “Essais”. Ogni esperienza vissuta lascia tracce indelebili nel cuore. La prima mostra, come il primo libro d’altronde, non si può dimenticare. “Paesaggi dell’anima, i luoghi del pensiero e della creazione” il titolo che Degetto ha voluto darle. In essa egli ha svelato la sua natura, il suo essere, in forme espressive innovative ed audaci, alcune effettivamente mai sperimentate. Nella prima stanza che richiamava il titolo della mostra, i suoi ritratti, colti nelle pose naturali, nei toni del bianco e del nero. Volti innocenti di bimbi e fanciulle oppure rugosi di anziani, giocati su un’espressività che ha catturato il visitatore. Volti non perfetti, anche asimmetrici e per questo meno artefatti e più reali. Sono gli occhi il punto di forza di Degetto. Davanti a quegli occhi nessuno può restare indifferente, ti fissano, entrano nei tuoi occhi in una sintesi realistica impressionante. Osservando all’interno di uno di loro, emerge un colibrì che invece è pupilla, simbolo di metamorfosi, quella trasformazione che avviene in ognuno di noi. Nella seconda stanza “Ricami Art Collection”, ricami fatti a matita, così perfetti che la creativa rossanese Monica Gastaldello ne ha tratto ispirazione per una sua collana, esposta anche nella collezione. I ricami richiamano l’oriente e la regalità delle sue donne; Il pittore li ha collocati in una doppia stanza, la stanza della cappella, in perfetta sintonia con la sacralità del luogo. “Red is Art Collection” è invece un’installazione creata con luci al Led e con particolari fari che rilevano un cubo rosso multisensoriale, con al centro un cubo bianco, con il quale le persone presenti hanno potuto interagire. E poi ancora un richiamo alla metamorfosi, tema centrale della mostra, con le collezioni orientali ed etniche giocate nelle tonalità del blu, del rosso, del nero e del bianco che si fondono per creare nuove sfumature. Nell’ultima stanza il fulcro dell’essenza di Samuele, “Degetto dipinge di getto”, un’espressione coniata per lui da Matilde Dolcetti, direttrice della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Due grandi opere che superano i 4 metri. Un grande arazzo che scende dal soffitto realizzato con acqua di mare, acquerello, candeggina ed idropittura, ed un tappeto realizzato con patina da scarpe ed idropittura nera. A fare loro da cornice, sperimentazioni con benzina e vernici per ferro, alcune con inserti di carta cuciti a mano e a macchina, ancora grandi volti dipinti con materiali incredibili ed inaspettati, patchwork di tessere anch’esse cucite a mano, come pezzi di archivio, ricordi tolti dai cassetti, che perdono la loro natura di sogni e diventano reali. Alla base di tutti i lavori di Degetto, un grande lavoro di ricerca, tante prove, tentativi ed insuccessi, la gioia dell’attesa, l’incognita del risultato. Un’attesa quasi magica che lo porta a gioire quando ottiene l’inaspettato. Magia ed astrologia, gli altri due temi. Da una stella, ricamata a mano, si dipartono raggi che culminano nei segni zodiacali, tarocchi in carta e stampa Inkjet, lavorati con lana e vernice per metalli. E poi l’opera centrale “Dentro questi occhi: Emozioni”, un’azione di arte partecipata che si concretizza con il coinvolgimento attivo dei visitatori. L’opera d’arte non è solo installazione dell’artista ma un processo di relazione tra il pubblico e l’opera stessa. “Dentro questi occhi: Emozioni” chiede di pensare, di lasciare un messaggio; è un dono, uno scambio, un pensiero, un gesto positivo. Intorno all’opera un cerchio di foglietti nei quali ognuno ha potuto scrivere le proprie emozioni scambiandole con un aeroplanino di carta da far volare nell’aria, come un gioco che distanzia la mente dalla serietà degli spazi, facendoli diventare territori esplorativi ed evocativi nei quali liberare, finalmente, i propri sogni.