Prato, gli avvocati: “Da annullare il decreto del 10 aprile”

Prato – È partita da meno di 24 ore dalla Camera Civile del Tribunale di Prato la richiesta affinché venga annullato per incostituzionalità l’ultimo decreto del 10 aprile scorso del Premier Conte.

La motivazione secondo il suo Presidente Duccio Balestri, è che  “la Costituzione  sancisce il diritto di ogni cittadino di circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. La Costituzione prevede la tutela del diritto alla salute, specificando che nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non in forza di legge.

Il Dpcm del 10 aprile altro non è che un atto amministrativo del presidente del Consiglio che, nel momento in cui limita la libertà di circolazione delle persone prevedendo un contenimento universale per asserite esigenze sanitarie, già si pone in contrasto con gli articoli 16 e 32 della Costituzione, oltre che a impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa e di iniziativa economica sempre previsto dalla Carta. E mi chiedo come mai  non è stata presa questa decisione in ambito parlamentare”.

Poi ha aggiunto: “La contestazione non sta nel merito ma nel metodo. Ho segnalato quanto stiamo facendo al presidente dell’Unione nazionale Camere civili che, se vorrà, potrà promuovere la nostra battaglia”.  Dunque chiunque lo vorrà, potrà inviare alla presidenza del Consiglio un’istanza di annullamento in sede di autotutela del provvedimento, perché “violata la Carta con un provvedimento che è lesivo della libertà di ogni cittadino, in nome di una situazione sanitaria che non è stato provata sia emergenza”.

Infatti secondo gli avvocati civilisti pratesi ci sono anche i numeri a dimostrare una realtà diversa da quella che viene raccontata e che dimostrerebbe che non ci sia una vero e proprio pericolo sanitario.

“Dai dati Istat – infatti ha dichiarato Balestri – risulta mediamente che ogni anno vi sia l’1 per cento circa di mortalità in relazione alla popolazione italiana. Nel 2019, a fronte di una popolazione di circa 60 milioni e mezzo di abitanti, vi sono stati 647mila morti con la conseguenza che ogni mese vi sarebbe stato il decesso di circa 53.900 persone. Nel 1956 e 1957, anni dell’influenza asiatica, a fronte di una popolazione di circa 49 milioni di abitanti vi furono 484mila morti, pari allo 0,9 per cento. Secondo l’Istat, nel primo trimestre 2020, il numero totale dei morti è in linea con gli anni precedenti, anzi vi sarebbe qualche diminuzione.

Secondo i dati forniti dalla Protezione civile, all’attualità i morti sarebbero 20.465 con un’età media di 78 anni, di cui il 61 per cento con tre o più patologie pregresse, il 20,7 con due patologie pregresse, il 14,8 con una patologia; solo il 3,5 per cento non avrebbe avuto pregressi. Quindi i morti per Covid-19 sarebbero 716, lo 0,0011 per cento della popolazione contro lo 0,26 che lo avrebbe contratto. Tali numeri –  ha poi concluso il presidente della Camera civile degli avvocati di Prato, Balestri – non sembrano essere adeguatamente valutati ai fini di effettuare il contemperamento degli interessi della nazione”.

fonte Stamp Toscana