PROSTITUTA PER SCELTA E PER COSTRIZIONE. NON LO RIFAREI SE POTESSI.
La mia, posso assicurare, che è una storia come tante altre e di tante altre che come me sono arrivate al punto di doverlo fare, ma che però nessuno sa. È la storia di una over 50 che si è sposata piuttosto tardi per ragioni di lavoro e per scelta personale. Trovare segnato nella mia carta d’identità Stato civile nubile era per me come respirare aria fresca in una torrida giornata di sole.
Lasciai gli studi liceali alla metà del quarto anno perché avevo altri progetti per la mente, a differenza di mia sorella gemella che li ha proseguiti fino al dottorato e che adesso si sta trovando qui con me per aiutarmi a scrivere questo testo, o come piacere dire a lei, “questo scritto“.
Lasciai gli studi sull’indignazione della mia famiglia, per seguire i passi di un’amica più grande di me che aveva aperto un negozio di parrucchiera unisex.
La mia vanità fin da quando ero piccola mi aveva portato spesso a passare delle ore davanti allo specchio per sistemarmi i capelli e trovare la piega giusta. Mia sorella è sempre stata diversa da me, non meno bella, fra l’altro siamo quasi due gocce d’acqua, però più semplice assai. Da più grandi ero io che insistevo perché potessi metterle le mani sulla testa.
Quando raggiunsi l’età di 29 anni la mia amica parrucchiera mi propose di mettermi in società con lei, dal momento che aveva ampliato il negozio, e io accettai. L’impegno non nascondo si era triplicato e questo non me lo sarei mai aspettata, le responsabilità pure, ed inoltre all’interno del negozio era stato inserito perfino il reparto di estetica.
Io, a differenza di mia sorella già maritata e in dolce attesa, per la mente non avevo ancora progetti futuri nonostante l’età, mi piaceva andare a ballare quando potevo, a divertirmi, amavo prendere la vita in maniera sconsiderata, e mi piaceva pure spendere, anche più di quanto guadagnassi, non sapevo rinunciare a nulla; ma soprattutto, mi piacevano gli uomini.
Ho detto gli uomini ma non l’uomo fisso, perché dopo un po’ mi annoiavo e dovevo dare una rinfrescata alla mia vita. Ne lasciavo uno, qualche intrallazzo nel frattempo, qualche avventurina, nulla d’importante, e mi rimettevo con un altro. Fino a quando trovai “l’uomo della mia vita”. O così avevo creduto.
Conobbi quest’uomo una sera che mi ero intrattenuta con la collega al reparto estetica. Si trattava di un uomo dall’aspetto attraente e da uno sguardo profondo. Un uomo di sei anni più grande di me: uno scapolone di 41 anni che viveva da solo sopra la sua fabbrica che produceva pettini e spazzole professionali per parrucchieri e acconciatori. Nonostante la sua azienda fosse stata nostra fornitrice, io a lui non lo avevo mai visto prima.
Dalla bocca della collega seppi di lui che era entrato da poco tempo a fare parte di una gamma di trattamenti estetici per tutto il corpo. Ma soprattutto volle sottolinearmi che era un imprenditore scapolo e, nel vero o nell’irreale, mi disse che se gli fossi stata un po’ dietro sicuramente lui avrebbe perso la testa per me.
Il discorso dell’estetista mi fece riflettere, e poiché sono sempre stata una pazza ed ho sempre cercato di raggiungere anche l’impossibile, mi promisi dentro che ce l’avrei fatta a conquistarlo.
Diciamo le cose come sono, lui una mira impossibile per me non era, in fin dei conti anche la sottoscritta lasciava una scia di uomini con la bava alla bocca quando passava…
A differenza di mia sorella, più modesta nel vestire, nel pettinare e soprattutto nell’atteggiarsi. (Questa è una cosa che ha insistito perché la mettessi a verbale)…
Mi feci dire dall’estetista i suoi appuntamenti ed io puntuale mi facevo trovare lì presente, fino a quando non ricevetti un invito da parte sua. Avevo vinto la scommessa con me stessa. Una scommessa che ci ha portato alle nozze. Una scommessa che ci ha fatto avere quasi subito un bellissimo figlio che adesso ha 16 anni.
Una scommessa che per circa 13 anni mi ha fatto vivere una vita non proprio regale ma quasi. Con la famiglia abbiamo girato mezzo mondo. E adattata a quel tenore di vita non mi sarei spostata se non avessimo pernottato in un hotel minimo 4 stelle. I ristoranti che frequentavamo erano tutti ristoranti di lusso. Come le boutique. E i rapporti con il mio lui erano piacevoli.
Stavamo bene insieme fino a quando non è sopraggiunta la crisi che ha mandato il mio, allora marito, in fallimento, con tanti debiti sulla testa. Troppe ingiunzioni di pagamento a suo carico. Quasi la stessa sorte è toccata a me con il negozio, anche se non ci sono stati tanti debiti da saldare, forse perché abbiamo cessato l’attività in tempo.
Però la mia famiglia si è ritrovata in poco tempo dalle stelle alle stalle. Si è ritrovata nella situazione di avere un figlio da mantenere anche negli studi avendolo segnato a una scuola privata, un mutuo da saldare, senza che ci fossero più state le entrate mensili di un tempo.
Addio alla bella vita, addio agli hotel di lusso, ai ristoranti di prima scelta, addio alle persone che frequentavamo, soprattutto la vergogna nei loro confronti. L’atmosfera in casa mia era cambiata. C’erano solo silenzio e rabbia. La cosa che più mi faceva stringere il cuore erano gli occhi di mio figlio che di colpo si era ritrovato dall’avere tanto a non avere più nulla. Lui è ancora piccolo per potersene rendere conto. Per capire come stanno le cose.
Perciò presi la mia decisione e affittai un appartamento condiviso già da altre 2 donne straniere e già professioniste nel vendere piacere, nel dare sfogo, o nel soddisfare la voglia di uomini insoddisfatti.
Anche se il mio ex qualche mese dopo aveva ripreso a lavorare da un suo conoscente, ma le entrate non erano più quelle di una volta, mentre le spese fisse sì. Per di più il suo salario era piuttosto basso e gli veniva retribuito non rispettando un ordine preciso.
Certamente io presi quella decisione dopo avere cercato lavoro e non averlo trovato. E posso giurare che non fu una scelta facile per una madre. Le due coinquiline dell’appartamento le conoscevo perché erano state mie clienti, perciò andai da loro a chiedere spiegazioni a colpo sicuro. E loro furono liete d’accettare, in questo modo avrebbero pagato personalmente meno di affitto.
Gli appuntamenti venivano presi attraverso internet, dove di me c’erano immagini esclusivamente di parti del mio corpo, senza che fosse mostrato il volto. Molti clienti che mi hanno chiamato al numero che compariva assieme alle foto, ovvero un numero privato che mi ero fatta all’insaputa della famiglia e di conoscenti, mi hanno chiesto il motivo per cui non mostravo il viso e io ho sempre risposto con queste precise parole: «Se lo vuoi vedere vieni da me e se non ti piacesse puoi pure andartene senza rancori». Nessuno però se ne è poi andato.
Il primo appuntamento è stato il peggiore. Sentivo di tremare dentro di me, una paura che si mescolava all’eccitamento che avevo nella gola e nel cuore. La paura era quella soprattutto di trovarmi di fronte un conoscente. Invece no, mi trovai ad avere a che fare con un tipo di una decina o quindici anni più piccolo di me. Anche qui non sapevo cosa fare. Mi sembrava giovane.
Feci un bel sospiro ed iniziai a denudarmi quando lui era arrivato già ai boxer.
Era eccitatissimo, non gli stava dentro. Eccitato sì, però non so se da me stesse cercando sesso o consolazione. Mi raccontava che il suo matrimonio era in crisi, che sua moglie non era più l’attenta moglie di prima, non aveva più premure di lui, gli pareva che lo considerasse un estraneo, e cose di questo tipo.
Anche l’appuntamento il giorno seguente con il secondo cliente mi sentivo intimorita come il giorno avanti. E questa volta ho incontrato un uomo che a primo impatto mi sembrava un blocco d’acciaio: freddo, serio. Mi sono detta: «Sono in gioco, giochiamo…».
Mi sono posta la scommessa di riuscire a scioglierlo e ci sono riuscita. Il giorno stesso ebbi un altro appuntamento. Via via mi liberavo sempre di più dalle ansie, fino a farle scomparire del tutto.
Per giustificare il tempo che mi assentavo da casa per andare agli appuntamenti, la scusa era che andavo a fare i capelli ad alcune vecchie clienti a casa loro. Dopo solo 20 giorni mi ritrovai ad avere per le mani un gruzzolo di oltre 3500 euro. Come fare per nasconderlo? Mi aprii un conto in proprio, all’insaputa di tutti.
In ogni modo la mia paura era quella che prima o poi il fisco venisse a fare un controllo. Una disoccupata che si mette da parte tanti soldi?
Non ce ne fu bisogno. Mio cognato, fratello di mio marito, mi beccò in fragrante. Divorziato oramai da qualche anno trovava consolazione con donne su internet, e per disgrazia fra queste donne capitai pure io. Rimanemmo di ghiaccio entrambi non appena ci vedemmo.
«Tu?» Fu la prima cosa che mi disse. «No aspetta…» gli dissi subito io. E avrei voluto spiegargli il motivo per cui mi trovavo lì. Avrei cercato dissuaderlo da raccontare tutto a suo fratello. Gli avrei fatto la promessa che non lo avrei fatto più, ma non ci fu modo, non si tolse neppure la giacca e andò a raccontare immediatamente tutto a mio marito.
Non perse tempo ad arrivare anche lui lì. Per fortuna nessuna gli aprì, altrimenti avrei rischiato che mi massacrasse di botte. In ogni modo poco dopo arrivò l’arma, e a loro fummo obbligate ad aprire. Ci condussero al commissariato; e lì esposi la mia tragicità di vita, la frustrazione del cambiamento dovuta alla crisi che la sottoscritta non voleva accettare. Il basso guadagno di mio marito e tutto quanto c’era da pagare.
In conclusione il figlio mi è stato tolto e affidato al mio ex marito che adesso sembra abbia trovato il canale giusto dove lavorare. La casa che condividevo con lui lo stesso. Mi trovo ad alloggiare qui da mia madre e grazie a mia sorella ho trovato lavoro in un bar lungo il litorale romagnolo.
Adesso sto bene, posso vedere mio figlio quando voglio, con il mio ex ci siamo accordati in questo modo, mi è voluto venire incontro, e giuro sulla testa dalla mia creatura che se dovessi ritornare indietro non rifarei quello che ho fatto.