Quando le aspettative vengono deluse.
Quando le aspettative vengono deluse… È il caso di Matteo Salvini alle elezioni regionali in Emila-Romagna svoltesi ieri 26 gennaio 2020. La spallata che il leader leghista auspicava di dare al centrosinistra, e su cui tutta l’Italia avrebbe scommesso, non c’è stata. Ancora una volta, a salire sulla poltrona di presidente della regione è toccato al centrosinistra riconfermando il candidato uscente Stefano Bonaccini, che ha prevalso sul candidato donna del centrodestra, Lucia Borgonzoni, che comunque si è affermata positivamente in una regione storicamente rossa. Chi ha avuto la peggio è stato il candidato del Movimento 5 Stelle, Simone Benini, sprofondando al di sotto della soglia del 5%.
Le sofferenti righe de’ Il Fatto Quotidiano, sottolineano che si è trattata di una pesante sconfitta per il Movimento e che a fatica sarà in grado di risollevarsi. Sempre sulle medesime pagine, viene riportato che a influenzare l’esito delle votazioni sia stato anche il voto disgiunto.
Ipotesi più che legittima, basti considerare il risultato che ha visto la vittoria del candidato del centrosinistra con un distacco dell’8% circa nei confronti della candidata del centrodestra (51,42% a 43,66%), mentre il dato rilevante che emerge dalle coalizioni fa stringere la forbice al 3% circa(il 48,1% va al centrosinistra mentre al centrodestra il 45,4%).
Alla prima conferenza post elezioni, il leader leghista ha cercato di smorzare i toni dell’inaspettata sconfitta emiliana ringraziando in primo luogo chiunque fosse andato a votare, indipendentemente a chi questi avesse dato il proprio voto, dopodiché ha ringraziato i votanti del centrodestra per avergli dato fiducia e fatto arrivare il proprio partito dove è arrivato. Certamente i ringraziamenti non potevano mancare per Lucia Borgonzoni e per Jole Santelli (Forza Italia), che invece si è aggiudicata la regione Calabria con un distacco del 25% circa dal candidato del centrosinistra Filippo Callipo (55,29% contro 30,14% ) e assai di più dal M5S che si è fermato solo al 7,35% con Francesco Aiello.
Salvini, in termini calcistici, può comunque ritenersi soddisfatto del risultato ottenuto in Emilia-Romagna, anche se avrebbe ambito ad ottenere di più, e questo non soltanto perché è andato a giocare una partita difficilissima fuori casa, ma soprattutto perché ha dovuto affrontare una squadra mai sconfitta in quel campo da gioco, e per di più sempre abituata a fare goleade. Questa volta, invece, la partita stava finendo quasi in parità.
Rispetto alle regionali del 2014, la Lega, attraverso l’instancabile lavoro del suo segretario, in Emilia-Romagna è salita dal 19,42% al 31,9. Anche il partito della Meloni, Fratelli d’Italia, ha fatto un bel salto, dall’1,91% è arrivato a prendere l‘8,6; mente Forza Italia è precipitato a rotta di collo dall’8,36% al 2,59.
I commenti che a freddo sono susseguiti delle prime proiezioni e che, in Emilia-Romagna, avevano già dato Stefano Bonaccini distante da Lucia Borgonzoni dell’8% circa, hanno visto da una parte qualcuno sostenere che la colpa della mancata vittoria da parte del centrodestra sia dovuta alla scelta del segretario leghista di aver reso tali elezioni come fossero state un referendum su se stesso, dall’altra parte, invece, qualcun’altro ha difeso l’operato di Salvini sottolineando che l’ascesa che ha avuto la Lega, anche in Emilia-Romagna, sia dovuta al modo in cui il leader leghista si è sempre presentato al popolo degli elettori e al mondo in cui, anche in questo caso, ha presentato la propria campagna elettorale.
È probabile che lo slogan del centrodestra, e in particolar modo di Salvini, che le elezioni regionali emiliane sarebbero potute diventare il destino per l’attuale Governo qualora il centrosinistra avesse perso, sia stato come un campanello di allarme e che abbia richiamato al voto anche tutti coloro che alle scorse elezioni regionali si erano astenuti. Dati alla mano, l’affluenza degli elettori alle urne del 2014 fu del 37,71%, contro il 68 di quelle precedenti; le ultime, l’ondata dei votanti alle urne è tornata ad essere il 67,67%.
Ciò non porta che a far pensare che esserci una pura fede politica nei votanti del centrosinistra ci sia un programma: quello che possiamo chiamare “Antisalvini“.